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Il vicepresidente sudsudanese Riek Machar - Reuters
Sud Sudan nel caos dopo l'arresto del vicepresidente Riek Machar: come conseguenza, ha dichiarato l'opposizione, l'accordo di pace del 2018 è "abrogato". E' questa la linea di dissenso espressa dal partito di Machar all'indomani dell'arresto del vicepresidente da parte delle forze fedeli al presidente Salva Kiir, suo storico rivale. "L'arresto da parte del presidente Salva Kiir costituisce un inganno, una violazione delle promesse, un mancato rispetto di un accordo e una mancanza di volonta' politica di portare pace e stabilità nel Paese", ha denunciato il partito di opposizione, secondo cui, di fatto, l'accordo del 2018 "viene annullato".
L'intesa in questione, siglata sette anni fa, aveva posto fine a una sanguinosa guerra civile - durata cinque anni, che ha ucciso circa 400.000 persone tra il 2013 e il 2018 - tra i due storici avversari, Kiir e Machar. L'accordo ha stabilito una condivisione del potere assegnando la presidenza al primo e la vice presidenza al secondo. La Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss) ha avvertito che l'arresto di Machar trascina il paese più giovane del pianeta e molto povero sull'orlo del precipizio.
Gli Stati Uniti hanno sollecitato i leader del Paese a dimostrare un reale impegno per la pace. Mercoledi', il partito Splm-Io di Machar ha denunciato l'irruzione del ministro della Difesa e del capo della sicurezza nazionale nella residenza del vicepresidente per notificargli un mandato di arresto. Secondo un alto funzionario del partito, Machar, la moglie e due guardie del corpo sarebbero trattenuti in casa, accusati di coinvolgimento nei recenti scontri tra l'esercito e la milizia Armata Bianca a Nasir, nello Stato dell'Alto Nilo.
Il Bureau of African Affairs di Washington ha espresso preoccupazione sui social, esortando Kiir a revocare la misura per evitare un'escalation. L'accordo di pace del 2018, che pose fine alla guerra civile del 2013-2018, prevede un governo di coalizione con cinque vicepresidenti, tra cui Machar, storico rivale di Kiir.
Tuttavia, gli scontri recenti e il crescente discorso d'odio potrebbero riaccendere le tensioni etniche. L'Onu ha segnalato nuovi combattimenti vicino alla capitale Juba e ha avvertito che il fragile equilibrio politico rischia di collassare. La missione di pace Unmiss ha invitato alla moderazione, sottolineando che un ritorno al conflitto avrebbe ripercussioni devastanti per l'intera regione. Ieri la Norvegia ha chiuso la sua ambasciata a Juba e ha invitato i connazionali a lasciare il Paese.