
Due bambini a Nuseirat alla liberazione degli ostaggi di Hamas - Ansa
Più di tre settimane non sono bastate ad avviare i colloqui sulla seconda fase della tregua a Gaza, previsti dal 3 febbraio. Sabato, ultimo giorno della prima fase, sarà anche il primo del Ramadan. Hamas ha già chiamato alla sollevazione contro le limitazioni all’accesso alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme nel mese sacro islamico. Decisamente, un clima poco adatto ai negoziati. L’obiettivo dichiarato di Israele per le prossime settimane è il rilascio dei rimanenti 59 ostaggi, dopo che saranno stati consegnati gli ultimi quattro corpi previsti per questa fase. Israele li ha chiesti entro giovedì in cambio della scarcerazione di 602 palestinesi bloccata da sabato in segno di protesta contro la spettacolarizzazione dei rilasci. Stando a Channel 12, Hamas avrebbe accettato di restituire i corpi tramite l’Egitto. Mancano però conferme ufficiali.
Sulla tenuta del cessate il fuoco pesano diverse incognite. Il presidente americano Donald Trump ha detto di avallare qualsiasi decisione dell’alleato. In Israele è forte la pressione di due spinte contrapposte: quella per riportare a casa tutti gli ostaggi e quella per riprendere la guerra fino alla «vittoria totale» promessa dal premier Benjamin Netanyahu. Sul futuro di Gaza, è diffuso il consenso ai piani di espulsione forzata dei palestinesi: la Riviera proposta da Trump e i progetti di colonizzazione dell’estrema destra messianica al governo. Non c’è solo il ministro “dei coloni” Bezalel Smotrich (Finanze). Anche il titolare delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, del Likud di Netanyahu, in un video ha promosso una manifestazione che invocava l’occupazione della Striscia e il ripristino degli insediamenti. Dall’opposizione spunta un piano alternativo: Yair Lapid ha proposto a Washington che l’Egitto assuma il controllo di Gaza per 8 anni, estensibili a 15, in cambio della cancellazione del debito estero di 155 miliardi di dollari. Scioccanti, a dir poco, le parole del vicepresidente della Knesset, Nissim Vaturi, che alla radio di ultraortodossi Kol BaRama ha detto: «Chi è innocente a Gaza? I civili sono usciti e hanno massacrato la gente a sangue freddo». E poi: «Sono feccia, subumani, nessuno al mondo li vuole. I bambini e le donne vanno separati, e gli adulti eliminati».
Dalla Striscia, dove centinaia di migliaia di sfollati vivono in tende e ripari improvvisati, arriva la notizia del decesso di sei neonati per ipotermia. Cinque nel nord e uno a Khan Yunis, nel sud. La fonte è la Protezione civile controllata da Hamas: «A causa di un’intesa ondata di freddo e della mancanza di riscaldamento, abbiamo registrato la morte di sei neonati nell’ultima settimana», ha detto il portavoce Mahmud Bassal. Di notte le temperature sfiorano lo zero. La Protezione civile ha sollecitato l’ingresso «con urgenza di generatori e macchinari per l’ossigeno per le terapie intensive».
Sul fronte siriano, la situazione resta tesa. Dopo le parole di Netanyahu sul fatto che Israele non consentirà alle truppe siriane di schierarsi a sud di Damasco, manifestazioni di protesta si sono svolte nella capitale e in altre città. All’avvicinarsi della scadenza del 1° marzo, quando la Siria dovrà avere un nuovo governo che ne rifletta le varie componenti, dai cristiani ai curdi ai drusi agli alawiti, si è tenuta a Damasco la Conferenza di dialogo nazionale. Al termine, sono stati dichiarati «fuorilegge» tutti i gruppi armati ed è stato chiesto «il monopolio delle armi da parte dello Stato e la costituzione di un esercito nazionale professionale». Da parte curda, è salita la protesta dei 35 partiti dell’amministrazione autonoma, che non si sentono rappresentati. Le Forze democratiche siriane, ovvero l’esercito curdo sostenuto dagli americani, hanno infatti rifiutato di deporre le armi dopo il rovesciamento del regime di Bashar al-Assad, l’8 dicembre, e l’arrivo al potere degli ex jihadisti di Ahamad al-Sharaa (alias al-Jolani), che da gennaio è presidente ad interim. Sul fronte libanese, è di due morti il bilancio di un raid israeliano sulla valle della Bekaa.