sabato 9 aprile 2022
Mai così vicini nei sondaggi, Macron e Le Pen puntano dritti al ballottaggio di fine mese con solo tre punti di stacco. Scomparsi Zemmouor e Pécresse
La chiave delle elezioni saranno gli indecisi e gli astenuti

La chiave delle elezioni saranno gli indecisi e gli astenuti - Ansa

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Ufficio in zona centralissima con vista su giardino. L’assunto(a), se lo desidera, potrà dormire nei confortevoli locali annessi. Spese interamente coperte dalla ditta “Francia”. Si richiedono imperativamente le competenze per realizzare la missione quinquennale: estrarre il Paese dalle crisi recenti a catena e contribuire a spegnere una drammatica guerra nel Continente.
Oltralpe, 8 uomini e 4 donne hanno risposto all’annuncio per questo posto sui generis. Ed oltre 47 milioni di “reclutatori” sono chiamati oggi a dire la loro per scegliere la coppia di candidati finalisti, prima dell’ultima tappa prevista, fra 2 settimane. Molto più che in passato, dato il drammatico contesto di queste settimane, le elezioni presidenziali francesi hanno preso quest’anno le parvenze della selezione di un superman o di una wonderwoman dalle qualità auspicabilmente eccezionali. E di fronte alla rosa dei 12 aspiranti, tanti elettori sembrano non a caso dubitare seriamente che ve ne sia uno solo davvero “tagliato” per il posto.
L’«elezione regina», come la chiamano i politologi, non ha finora mai registrato un tasso d’astensionismo paragonabile a quelli degli altri scrutini. Ma per la prima volta, avvertono i sondaggi, la regola non scritta potrebbe essere sconfessata, se davvero quasi un terzo degli elettori resterà lontano dai seggi elettorali.
L’hanno ben fiutato da tempo i duellanti annunciate che, secondo tutti i pronostici, prevedono già di accedere al ballottaggio del 24 aprile, dando vita a una sorta di match di ritorno rispetto allo stesso secondo turno dominato nel 2017 dall’atipico centrista schiacciasassi Emmanuel Macron, oggi 44enne.
Ma un lustro è passato e questa volta, al terzo tentative, l’ultranazionalista Marine Le Pen, sente di potercela fare. Erede di una dinastia politica un tempo automaticamente associata dai francesi alle più sporche pagine della storia francese novecentesca, la leader 53enne del Raggruppamento nazionale (ex Front national) si presenta ormai nei manifesti con le sembianze e lo sguardo compassionevoli di una signora matura che non nasconde le rughe e piena di «buon senso», rispetto ai vituperati «tecnocrati» usciti dalle più alte fucine della classe dirigente transalpina, come lo stesso presidente uscente.
Macron orbita attorno al 26%, contro un 23% circa attribuito a Le Pen: mai tanto vicini in un «pas de deux, i due rivali, secondo gli ultimi rilevamenti, con l’ultranazionalista per di più forte di un’apparente dinamica ascendente. Più staccato, attorno al 17%, l’eventuale terzo incomodo, il “tribuno rosso” anticapitalista Jean-Luc Mélenchon, 70 anni, leader della «France insoumise» (Francia insubordinata, letteralmente). Sa che sarà dura qualificarsi, ma potrebbe un po’ consolarsi pensando che il suo movimento ha almeno sbaragliato la concorrenza sull’ala sinistra dello scacchiere, marginalizzando in particolare il Partito socialista, ancora formazione di maggioranza all’inizio del 2017 e oggi costretto a dimenarsi per sopravvivere, dato che la candidata Anne Hidalgo è data appena al 2%.
In dirittura d’arrivo, fra i cosiddetti «grandi candidati», hanno ceduto di schianto la neogollista Valérie Pécresse e l’ex polemista televisivo d’ultradestra Éric Zemmour, ormai appaiati sotto la soglia simbolica del 10%, dopo aver dato per mesi l’impressione di poter competere da protagonisti. Entrambi, senza poter più troppo dissimulare il cedimento, hanno cominciato a dare indicazioni sulla propria strategia fra i due turni. Pécresse, con il plauso di Le Pen, ha anticipato che non si accoderà a Macron, né a nessun altro. Zemmour ha invece assicurato che non tornerà a fare il polemista sul piccolo schermo, preparandosi al contrario a guerreggiare per la corsa delle legislative di giugno, quando il capo dell’Eliseo eletto dovrà trovare una maggioranza in Parlamento.
Gli astensionisti potenziali sarebbero ben più numerosi fra i simpatizzanti di Le Pen, dunque la candidata ultranazionalista si è spesa fino all’ultimo per invitare a votare. Mélenchon, invece, confida nello scenario di una mobilitazione record dei giovani, più massicciamente dalla sua parte.

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