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La guerra commerciale - Copyright (c) 2025 Shutterstock.. / ipa-agency.net - Fotogramma
«Un durissimo colpo all’economia mondiale», ora «le conseguenza saranno drammatiche per milioni di persone». Non usa mezzi termini la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per commentare i dazi «di reciprocità» di Donald Trump, con il 20% per l’Ue. Peggio, avverte la tedesca, «non pare esserci ordine nel disordine, non vi è un chiaro percorso attraverso la complessità e il caos che si è creato». Poi l’inevitabile monito: «Siamo stati fin dall’inizio pronti a negoziare con gli Usa. Al tempo stesso siamo pronti a rispondere. Stiamo già completando il primo pacchetto di misure di risposta ai dazi sull’acciaio, e ora stiamo preparando ulteriori contro-misure per proteggere i nostri interessi e le nostre imprese se falliranno i negoziati».
Oggi il commissario al Commercio Maroš Šefcovic parlerà con le sue controparti Usa. «Non resteremo inerti», assicura su X.
Bruxelles contesta radicalmente i metodi di calcolo della Casa Bianca secondo cui l’Ue imporrebbe il 39% di dazi in media agli Usa: le cifre del tasso medio reale variano dal 2% secondo il Wto all’1,2% della Commissione.
E certo è che l’impatto dei dazi di Trump per l’Ue sono pesanti: Washington ha colpito acciaio e alluminio per 26 miliardi di euro di export, per le auto 67 miliardi di export, e ora con i dazi di reciprocità siamo a 290 miliardi di euro di export. Totale: 383 miliardi, il 70% dell’export complessivo Ue negli Usa, con dazi teorici (a export invariato) di 81 miliardi di euro. Finora gli Usa raccoglievano 7 miliardi di dollari (6,3 miliardi di euro) su merci Ue.
Il presidente francese Emmanuel Macron parla di decisione «brutale e infondata», chiedendo una risposta unitaria, colpendo se necessario anche i big tecnologici Usa. «Penso – ha aggiunto – che gli investimenti (delle imprese Ue negli Usa) dovranno esser sospesi finché le cose non si saranno chiarite».
«È una decisione profondamente sbagliata – afferma il cancelliere Olaf Scholz – ci saranno solo perdenti». Intanto la Volkswagen ha bloccato i treni carichi di auto dal Messico agli Usa e le navi in partenza dai porti europei in attesa di chiarimenti.
«Al momento – lamenta Bernd Lange, presidente della commissione Commercio al Parlamento Europeo - il commercio è solo nelle mani del presidente Trump, e finché lui non sarà disposto a negoziare, i negoziati sui dazi non saranno possibili». Peggio, secondo Lange l’impressione è che in realtà Trump verso l’Ue punti a ben oltre i dazi: la Casa Bianca vede come il fumo negli occhi le normative Ue sul digitale e persino l’Iva. «È chiaro – avverte Lange – che non rinunceremo alle nostre normative».
Insomma, nessuna illusione a Bruxelles, che sa che dovrà reagire. Tantopiù che sono attesi ulteriori dazi sugli altri tre settori considerati strategici da Trump: oltre a metalli e auto, già colpiti, chip, legname e, doloroso per l’Ue, i farmaci.
L’Ue ha già pronte misure per 26 miliardi di euro in risposta ai dazi su acciaio e alluminio (dopo via libera degli Stati membri il 9 aprile, entreranno in vigore il 15 maggio).
In fase avanzata sono anche le misure in risposta ai dazi sulle auto. Adesso si tratterà di rispondere anche ai dazi «di reciprocità» del 20%. «Dobbiamo analizzarli con grande attenzione», spiegano fonti comunitarie. Si tratterà di trovare un complicato equilibrio.
Primo, evitare di alimentare l’escalation, dunque non si dovrà andare oltre le misure Usa.
Secondo, bisognerà colpire prodotti americani per cui l’Europa ha alternative.
Terzo, si dovrà «spalmare il dolore in modo equo» tra Stati membri: evitare misure che poi comportino ritorsioni che colpiscano solo alcuni Paesi.
Sul tavolo anche il «bazooka», e cioè lo strumento anti-coercizione, che consentirebbe di colpire direttamente i big del web Usa, da Paypal a Apple ad Amazon. «È un po’ presto per parlarne – ha però frenato la vicepresidente della Commissione Teresa Ribera – prima dobbiamo capire meglio le dichiarazioni del presidente Trump».
Intanto Bruxelles prepara misure di sostegno ai comparti particolarmente colpiti dai dazi di Trump.
C’è però ancora un altro aspetto che preoccupa moltissimo Bruxelles: e cioè che le economie più duramente colpite dai dazi, dalla Cina al Vietnam, possano cercare di dirottare i propri prodotti dagli Usa verso l’Ue, inondandola. La Commissione ha già annunciato misure di garanzia per l’acciaio, con limiti alle importazioni, altre potrebbero seguire.