giovedì 3 aprile 2025
Milano, Parigi e Francoforte giù di oltre il 3% dopo gli annunci degli Usa. Gli analisti finanziari: è andata peggio del previsto. Ma la Casa Bianca: fidatevi di Trump, inizia l'età dell'oro
Operatori di Wall Street

Operatori di Wall Street - Ansa

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Il day after dei dazi americani è quello delle Borse che vanno in profondo rosso, delle prese di posizione difensive dei leader mondiali, degli analisti che avvertono dei rischi di recessione per l’economia statunitense e quella globale. Ma anche il giorno di un Donald Trump che esulta: «L’intervento è finito! Il paziente è sopravvissuto e sta guarendo, la prognosi è che il paziente sarà molto più forte, più grande, migliore e più resiliente che mai prima». Il miliardario ha tirato dritto, portando il mondo sull’orlo di una guerra commerciale ad ampio raggio in cui rischia di non esserci alcun vincitore. Se i dazi al 25% su tutte le automobili importate negli Stati Uniti sono già entrati in vigore oggi, per tutti gli altri dazi “reciproci” annunciati ieri sera dal presidente Usa l’ora X scatterà il 9 aprile, a meno di imprevisti ripensamenti. Dalla Cina all'Unione Europea, dal Giappone alla Gran Bretagna, con una tariffa minima del 10% su tutti i prodotti stranieri in ingresso negli Usa: nel “Liberation Day” Trump ha colpito partner storici e rivali tradizionali, senza fare troppe distinzioni, pur differenziando le soglie dei dazi. La Cina si è vista infliggere un 34% di dazi aggiuntivi rispetto a quelli già in vigore, i Paesi Ue il 20%, la Svizzera il 31%, il Regno Unito il 10%, il Vietnam il 46%, il Giappone il 24%.

«È peggio del previsto, non c’è modo di indorare la pillola», sottolinea Zhikai Chen, analista di Paribas Asset Management, mentre JP Morgan, in una nota agli investitori, pronuncia la parola più temuta: «Sottolineiamo che queste politiche, se mantenute, probabilmente spingerebbero l’economia statunitense e mondiale in recessione quest’anno», hanno affermato gli analisti. Negli Usa aumenteranno, parallelamente, anche i prezzi, aggiungendo il 2% all'indice dei prezzi al consumo. «L’impatto sull’inflazione sarà sostanziale – confermano gli analisti –. Consideriamo la piena attuazione di queste politiche come uno choc macroeconomico». Uno choc che sarà, evidentemente, su scala globale, con ripercussioni su imprese, mercati e consumatori. A rischio gli investimenti, l’occupazione e la crescita: il 70% delle aziende si dichiara impreparato ad affrontare un possibile aumento dei dazi nei prossimi 12-24 mesi, secondo un’analisi di Bain & Company. L'80% delle aziende sta rivedendo o sta valutando di rivedere le proprie previsioni e il 75% prevede un aumento dei prezzi dei fornitori tra il 5% e il 20% nel breve periodo.

Le Borse oggi hanno tradotto queste preoccupazioni in numeri. Tokyo ha ceduto il 2,8%, Hong Kong ha perso l’1,5%. Meglio hanno fatto, in Cina, Shanghai (-0,2%) e Shenzhen (-1,1%). Seduta pesante anche per l'Europa dove lo Stoxx 600, l'indice che raccoglie 600 delle principali capitalizzazioni di mercato europee, è in calo del 2,76%. Nel Vecchio continente malissimo Milano (-3,6%), Parigi (-3,31%), Francoforte (-3,08%), Londra (-1,72%). I settori maggiormente colpiti sono stati quelli del lusso e della tecnologia. Pesante in avvio anche Wall Street (future a -3%), con Dow Jones, S&P e Nasdaq in calo iniziale tra il 3 e il 5%. In difficoltà il dollaro rispetto alle principali valute, in rialzo l’oro, crollo del 6,74% del petrolio a New York a 66,88 dollari.

«A Wall Street diciamo: “fidatevi di Donald Trump”», ha scandito la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, commentando i cali dei mercati: «Questo è l'inizio dell'età dell'oro. Gli Stati Uniti non saranno più fregati dalle altre nazioni». Secondo un alto funzionario europeo, «il totale dei dazi che gli Usa sono destinati a riscuotere sulle esportazioni Ue è di poco superiore a 81 miliardi», tra auto, acciaio e alluminio e i nuovi dazi “reciproci” annunciati ieri sera: «È evidentemente un balzo enorme». Trump è stato «più falco del previsto» e «i dazi peggio di quanto temuto», in particolare per l’Europa e la Cina, evidenziano gli analisti di Barclays: «Questi nuovi dazi e la persistente incertezza sulla politica commerciale frenano le prospettive economiche globali, sia a livello mondiale che europeo», sottolineano ancora gli esperti.

Mentre dall’Europa al sud-est asiatico le aziende calcolano l’impatto sulle loro esportazioni verso gli Usa, simili calcoli vengono fatti anche per le conseguenze sui consumatori americani. «La famiglia media americana potrebbe pagare fino a 4.200 dollari in più all'anno a causa dei dazi – spiega Stephen Dover, a capo dell’equity della società di gestione di investimenti globale Franklin Templeton –. I dazi, quindi, probabilmente rallenteranno la spesa delle famiglie e delle imprese e ci aspettiamo che aumentino il rischio di delusioni sulla crescita e sugli utili degli Stati Uniti nel 2025».

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