
ImagoEconomica
Definanziato da almeno 15 anni, con un personale medico-infermieristico malpagato, demotivato, e quindi in fuga, rallentato dai Livelli essenziali di assistenza non rispettati, e con quelle immancabili disparità regionali alla base della migrazione sanitaria. Non se la passa bene il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn), nonostante l’avvio di una epocale riforma territoriale che, grazie ai fondi del Pnrr (15,6 miliardi sono destinati alla salute), dovrebbe ridisegnare le prestazioni sanitarie non acute, scremando anche l’inflazionato accesso ai nostri Pronto soccorso. Ma in attesa che Case della comunità, Centrali operative territoriali e Ospedali di comunità, passino ovunque dai progetti ai fatti, cambiando l’assistenza di prossimità in un Paese che invecchia e che assiste al cronicizzarsi di tante patologie, le preoccupazioni degli italiani (come rilevato da Cittadinanzattiva) sono principalmente tre: liste d’attesa, l’accesso al Pronto soccorso e, appunto, gli scarsi servizi sul territorio. Le denunce raccolte dai cittadini sono disarmanti: si va dai 468 giorni per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, da eseguire entro 120 giorni) ai 480 per una visita di controllo oncologica in classe non determinata; dai 526 giorni per un ecodoppler dei tronchi sovraortici in classe P ai 159 giorni per un’operazione di tumore alla prostata in classe B (entro 30 giorni). Numeri che hanno un duplice effetto: da una parte il ricorso alla sanità privata, per chi può permetterselo. Il secondo: la rinuncia a curarsi - rilevava l’Istat nel 2024 - da parte di 4,5 milioni di italiani. Di questi, evidenzia la Fondazione Gimbe, ben 2,5 milioni per motivi economici. Le altre cause hanno a che fare, come detto, con le lungaggini di esecuzione dei servizi, o con le difficoltà di accesso alle strutture a più alta specializzazione, anche per ragioni logistiche.
Eppure, ci fa sapere l’Istat, il 69% dei nostri connazionali è in buona salute, e facciamo passi avanti nella prevenzione (anche se occorrerebbe guadagnare terreno anche nelle adesioni agli screening, dove il Paese viaggia a macchia di leopardo): i fumatori sono il 18,7% (20,3% nel 2013), le persone con un comportamento di consumo alcolico a rischio scendono al 15% (-0,9% rispetto al 2013), quelle sedentarie passano dal 41,1 (2013) al 35% del 2023. Lasciano ben sperare, poi, la rinnovata (e più celere) modalità di approvazione dei farmaci innovativi da parte dell’Aifa, e l’implementazione del digitale nella sanità. Due condizioni imprescindibili, assieme all’impulso alla ricerca e alle priorità qui brevemente richiamate, per ricostruire un Ssn in crisi sistemica.