
La presentazione del rapporto alla Casa generalizia della Compagnia di Gesù - Siciliani
Cresce la vulnerabilità tra i rifugiati. Politiche migratorie sempre più restrittive, in Italia e in Europa, rendono impervio l'accesso al sistema di accoglienza, per di più non sempre all'altezza. Fino all'esclusione, per non pochi profughi, dalla possibilità di accedere al diritto d'asilo, solennemente affermato sulla carta all'articolo 10, comma 3, della nostra Costituzione, prima che nelle convenzioni internazionali, a cominciare da quella di Ginevra. E cresce, anche coloro ai quali è riconosciuto formalmente il diritto di asilo, la richiesta di bisogni primari. È il quadro che emerge, con più ombre che luci, dal Rapporto annuale 2025 del Centro Astalli, che nelle sue strutture di 8 città - Roma, Bologna, Catania, Grumo Nevano, Vicenza, Padova, Palermo, Trento - e grazie a 800 volontari ha aiutato oltre 24 mila persone in fuga da guerre, violenze, miseria.
A presentarlo oggi nella Curia generalizia della Compagnia di Gesù, accanto a San Pietro, il presidente del Centro Astalli - membro della rete del Jesuit Refugee Service - padre Camillo Ripamonti assieme al cardinale Vicario di Roma Baldassarre Reina. Nel 2024 sono stati 65 mila i pasti nelle mense (42 mila in convenzione con Roma Capitale) a oltre 2.500 persone, 10 mila i farmaci distribuiti, in collaborazione col banco Farmaceutico, oltre 1.000 le persone accolte nella rete territoriale, 900 solo a Roma passate per lo sportello di orientamento al lavoro, 1.100 quelle che hanno ricevuto un accompagnamento sociale.

La moderatrice Annalisa Cuzzocrea, padre Camillo Ripamonti, il cardinale vicario Baldassare Reina - Siciliani
«L'implementazione del Patto sulla migrazione e l'asilo adottato nel 2024 dal Consiglio europeo a maggio - spiega Ripamonti - può portare a un arretramento del diritto d'asilo per l'aumento delle procedure accelerate alla frontiera e un conseguente aumento del numero delle persone detenute in modo arbitrario». E allo stesso modo la proposta dell'11 marzo scorso della Commissione europea di un regolamento volto a creare un sistema "equo e fermo" per il rimpatrio in Paesi terzi secondo gli uffici europei del JRS "porterà a significative violazioni dei diritti umani, aumentando la sofferenza di coloro che cercano una vita migliore». I Centri in Albania sono giudicati come «un artificio legale» che sostiene «il principio di deportabilità».
Dal cardinale Baldo Reina un invito: «Guardare negli occhi queste persone cambia la prospettiva, nutriamo grande preoccupazione per il clima che si respira e le scelte politiche. Avevamo sognato un'Europa grande quella dei padri fondatori, assistiamo ad altro. Ma non possiamo rassegnarci, sarebbe un peccato contro la speranza».
Il Rapporto segnala come «amministrazioni nazionali e locali continuano ad alzare barriere nei confronti delle persone migranti, imponendo requisiti discriminatori nelle leggi e nei regolamenti per l'accesso a beni essenziali, servizi e sussidi, nonostante numerose sentenze di tribunali e organismi internazionali abbiano dichiarato illegittimi questi ostacoli: pratiche discriminatorie, come il requisito di una lunga residenza ininterrotta, che impedisce a molti l'accesso alle case popolari (pur se respinto dalla Corte Costituzionale)». Il Rapporto 2025 stigmatizza le «omissioni» nell'accoglienza dei richiedenti asilo, lo «stigma criminalizzante» nei loro confronti, le conseguenti criticità legate al «percorso abitativo» complicato dal «fenomeno degli affitti brevi».
«Inaccettabili esclusioni - si legge nel Rapporto - cui si aggiungono i ritardi cronici della Pubblica Amministrazione nella gestione di pratiche di soggiorno, di richiesta di asilo e di tutti quei documenti che gli immigrati faticano a ottenere a causa di una lenta macchina amministrativa, pur avendone diritto. Questi intollerabili disservizi, che paralizzano l'esercizio dei diritti fondamentali, danneggiano la vita dei migranti».
«Le sfide che i migranti forzati affrontano nel loro percorso di inclusione - spiega ancora il Rapporto - sono molteplici e complesse. Tra le principali il diritto all'abitare, che rimane per molti rifugiati una chimera. I percorsi abitativi una volta usciti dal sistema di accoglienza si rivelano, infatti, sempre più ardui; una criticità su cui pesa l'inflazione e la conseguente marginalità economica e sociale, ma che è spesso aggravata dall'assenza di reti di comunità solide sul territorio. Lo stigma criminalizzante che accompagna i migranti nel discorso pubblico non facilita la loro integrazione abitativa».
«Il mancato accesso al mercato della casa finisce per costringere le persone a situazioni di disagio abitativo estremo, come la convivenza forzata o la vita per strada, situazioni registrate nelle sedi territoriali di Catania, Palermo e Vicenza. Il fenomeno degli affitti brevi a fini turistici, specialmente nelle grandi città, negli ultimi anni ha rappresentato un potenziale elemento di aggravamento del disagio abitativo delle fasce di popolazione più deboli, tra cui rientrano anche i migranti forzati. Anche nel 2024, la Rete territoriale del Centro Astalli ha cercato di affrontare le sfide abitative, che colpiscono richiedenti asilo e rifugiati, impegnandosi a favorire il raggiungimento di una stabilità abitativa e lavorativa e fornendo gli strumenti necessari per orientarsi nel mercato della casa».