venerdì 4 aprile 2025
La Corte costituzionale ha confermato l'impeachment del presidente Yoon Suk Yeol, rimosso definitivamente per «violazione della Costituzione». Esulta l'opposizione
Una donna con l'edizione straordinaria di un giornale a Seul che annuncia la destituzione di Yoon

Una donna con l'edizione straordinaria di un giornale a Seul che annuncia la destituzione di Yoon - Fotogramma

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In Corea del Sud, la Corte costituzionale ha confermato l'impeachment del presidente Yoon Suk Yeol, rimosso definitivamente dall'incarico per «violazione della Costituzione», con una sentenza storica che mette fine a mesi di caos e incertezza. Yoon «non ha solo dichiarato la legge marziale, ma ha commesso atti che violano la Costituzione e la legge, tra cui la mobilitazione delle forze militari e di polizia per impedire all'Assemblea nazionale di esercitare la sua autorità», ha affermato la corte nella sua sentenza.

Poco dopo il verdetto finale del lungo iter politico-istituzionale e giudiziario, sono arrivate le scuse del presidente rimosso. «Sono veramente dispiaciuto e affranto per non essere stato in grado di soddisfare le vostre aspettative», ha detto Yoon in una breve dichiarazione rilasciata dopo l'annuncio del verdetto unanime della Corte, subito accettato dal suo partito. «È deplorevole, ma il People's Power Party accetta solennemente e rispetta umilmente la decisione della Corte costituzionale. Ci scusiamo sinceramente con il popolo», ha affermato il deputato ed esponente di spicco del partito Kwon Young-se.

Il leader dell'opposizione, Lee Jae-myung, ha accolto con entusiasmo il verdetto. Yoon, «che ha distrutto la Costituzione e minacciato il popolo e la democrazia con le pistole e i coltelli affidatigli dal popolo, è stato licenziato», ha affermato Lee, che secondo i sondaggi è il favorito nelle elezioni innescate dalla destituzione di Yoon e che dovranno tenersi entro 60 giorni. «Inizia la vera Repubblica di Corea» ha detto, parlando di «rivoluzione della luce». Lee è considerato il favorito alle elezioni presidenziali.

La decisione della Corte costituzionale, presa all'unanimità dopo 111 giorni dal momento in cui le è stato deferito il caso, mette la parola fine a una lunga attesa, in un Paese ancora stordito dal fallito colpo di stato di Yoon a dicembre e infiammato da mesi di tensione e colpi di scena. Gli otto giudici hanno quindi confermato la validità della mozione di impeachment votata a metà dicembre dai deputati. Sospeso in seguito alla mozione di un'Assemblea nazionale ampiamente dominata dai suoi oppositori, Yoon ha sempre difeso il suo provvedimento shock della notte tra il 3 e il 4 dicembre, sostenendo che era necessario per respingere «le forze comuniste nordcoreane» ed «eliminare gli elementi ostili allo Stato».

In un parlamento circondato da soldati, alcuni dei quali in elicottero, un numero sufficiente di deputati è comunque riuscito a riunirsi per votare all'unanimità un testo che chiedeva la fine della legge marziale, abolita dal presidente sei ore dopo la sua introduzione. Privato dei suoi poteri, Yoon è diventato il primo presidente sudcoreano a essere arrestato e detenuto nell'esercizio del proprio mandato. A febbraio è iniziato il processo penale a suo carico per insurrezione, un crimine punibile con la morte, un'altra situazione senza precedenti per un capo di Stato sudcoreano in carica. Tuttavia Yoon è stato rilasciato l'8 marzo a causa di irregolarità procedurali.

Da allora, decine, a volte centinaia, di migliaia di persone manifestano ogni fine settimana a Seul, a favore o contro di lui e decine di sostenitori sono rimaste accampate per settimane al freddo gelido fuori casa sua per impedirne l'arresto. Il 19 gennaio, alcuni sostenitori radicali hanno addirittura preso d'assalto il tribunale che aveva appena ordinato la proroga della sua detenzione.

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