venerdì 4 aprile 2025
Puniti i Paesi che inviano grandi quantità di prodotti manifatturieri negli Stati Uniti ma ne importano solo piccole quantità
Donald Trump

Donald Trump - Ansa

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In base a cosa sono state differenziate le soglie dei dazi decise per ogni Paese dall’Amministrazione Trump? Per molti economisti i calcoli di Trump sui dazi sono stati a dir poco «grossolani». La formula di calcolo utilizzata dall'amministrazione Usa prende in considerazione il deficit commerciale di ciascun Paese con gli Stati Uniti come indicatore delle sue presunte “pratiche sleali”. Questo viene poi diviso per la quantità di merci importate negli Usa da quel Paese. La tariffa risultante è pari alla metà del rapporto tra i due. Il risultato è che paesi come il Vietnam e la Cambogia, che inviano grandi quantità di prodotti manifatturieri negli Stati Uniti ma ne importano solo piccole quantità, vengono colpiti da tariffe ''punitive'' rispettivamente del 46 e del 49%, mentre Stati come il Regno Unito, con cui Washington ha registrato un surplus annuale negli scambi di merci, vengono tassati del 10%. La Cina si è vista infliggere un 34% di dazi aggiuntivi rispetto a quelli già in vigore, i Paesi Ue il 20%, la Svizzera il 31%, il Giappone il 24%.

Il calcolo è stato molto criticato dal Financial Times, che lo ha definito “approssimativo”. L’intero progetto, per il quotidiano finanziario, è "un ripudio sconsiderato di tutti gli accordi commerciali sottoscritti dagli Usa", nonché "un piano profondamente sbagliato per attrarre investimenti esteri nel settore manifatturiero". La strategia, secondo gli economisti interpellati dal Ft, ''non riuscirà a portare i deficit commerciali bilaterali a zero'', obiettivo che peraltro è ''economicamente analfabeta''. Il punto, secondo gli esperti, è che gli Usa finché non risparmieranno abbastanza da poter finanziare i propri investimenti, dovranno comunque ''prendere in prestito'' dal resto del mondo e questo ''richiede un deficit commerciale''. I dazi ''non cambiano questa logica'', ha chiarito al giornale Thomas Sampson, professore associato alla London School of Economics. Soprattutto, i calcoli di Trump ignorano i precedenti suggerimenti dell'amministrazione di basare i dazi reciproci su valutazioni approfondite delle relazioni commerciali bilaterali, comprese le tasse, la regolamentazione e altre barriere non tariffarie al commercio.

Per George Saravelos, responsabile della ricerca Fx della Deutsche Bank, la conseguenza saranno ''negoziati a ruota libera e senza limiti'' con tutti i Paesi. Di fatto, l'unico risultato che otterrà la Casa Bianca sarà quello di ''colpire i Paesi più poveri con grandi eccedenze commerciali con gli Stati Uniti, senza eliminare i loro deficit commerciali'' e facendo sì che le loro eccedenze ''si spostino verso altri Paesi poveri'' e di ''danneggiare i consumatori statunitensi, perché il passaggio delle tariffe è più elevato di quanto sostenuto'' dall'amministrazione Trump. In sintesi: ''E' un provvedimento stupido e distruttivo''.

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