sabato 15 febbraio 2025
Ma il governo israeliano non si sbilancia sulla tenuta della tregua. Domenica Netanyahu vedrà il segretario di Stato americano Marco Rubio a Gerusalemme
Una manifestazione a Tel Aviv per chiedere il ritorno a casa degli ostaggi

Una manifestazione a Tel Aviv per chiedere il ritorno a casa degli ostaggi - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Dovrebbe avvenire in almeno due diverse località della Striscia di Gaza il rilascio dei tre ostaggi, tutti con doppia cittadinanza, previsto per oggi. Sasha Troufanov, russo-israeliano, nelle mani dalla Jihad islamica, sarà liberato a Khan Yunis nel sud, mentre l’israeliano-americano Sagui Dekel Chen e l’israeliano-argentino Iair Horn, trattenuti da Hamas, saranno rilasciati altrove. Scenderà così a sei vivi e otto morti il numero dei rapiti il cui rilascio è dovuto entro il primo marzo, quando scadrà la fase uno della tregua. Altri 59, di cui 27 dichiarati morti, resteranno nell’enclave.

Alla domanda se il rilascio entro i termini dell’accordo di Doha, che Hamas aveva minacciato di non rispettare, significherà la tenuta del cessate il fuoco, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è rifiutato di rispondere. Lo stesso ufficio ha inviato due versioni del suo comunicato: nella prima la lista degli ostaggi era definita «accettabile da Israele»; nella seconda lo «sfortunato errore tipografico» veniva corretto in «ricevuta da Israele». In ebraico le parole «accettabile» e «ricevuta» hanno la stessa radice. Ma a proposito della tenuta della tregua, un funzionario ha detto al Times of Israel che «ci sono situazioni in cui è meglio essere vaghi».

Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), al quale Hamas consegna gli ostaggi perché siano trasferiti all’esercito israeliano, si è dichiarato «molto preoccupato» per le condizioni di chi è ancora prigioniero nella Striscia. «Le ultime operazioni di rilascio rafforzano l’urgente necessità che il Cicr possa accedere alle persone tenute in ostaggio», ha scritto su X, riferendosi al rilascio, la scorsa settimana, di Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami, apparsi emaciati, fragili e instabili sulle gambe. Dopo il rilascio degli israeliani, è prevista la scarcerazione dei detenuti palestinesi. Dovrebbero essere 369, di cui 36 ergastolani e 333 gazawi arrestati durante la guerra.

Quattro delle cinque soldate osservatrici rilasciate da Hamas sono state ricevute oggi dal capo di stato maggiore Herzi Halevi al ministero della Difesa a Tel Aviv. Il generale dimissionario, che il 6 marzo sarà sostituito da Eyal Zamir, si è scusato perché i vertici delle Forze di difesa non presero sul serio i loro avvertimenti su «movimenti a Gaza» prima del 7 ottobre. Durante l’incontro Agam Berger, Liri Elbag, Naama Levi e Karina Aryeiv hanno raccontato i loro giorni prigioniere di Hamas e la sensazione di abbandono. Il giorno del massacro, sette osservatrici furono rapite dalla base di Nahal Oz: Uri Megidish fu salvata dai militari, Noa Marciano uccisa a Gaza e le altre cinque sono rimaste nelle mani di Hamas per 15 mesi.

In vista del cambio al vertice delle forze armate, il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato che il prossimo vice capo di stato maggiore sarà il generale Tamir Yadai, che prenderà il posto di Amir Baram. Già coordinatore delle attività governative nei Territori, Yadai è stato comandante della Brigata Golani.

Sul piano diplomatico, domenica a Gerusalemme Netanyahu incontrerà il segretario di Stato americano Marco Rubio, che poi farà tappa anche a Riad e negli Emirati Arabi. Quanto al fronte della Cisgiordania, in un raid i soldati hanno sparato e ferito gravemente un bambino di 8 anni che si trovava in casa. Il proiettile è entrato da una finestra.

Chi sono i tre ostaggi che saranno liberati

Alexander (Sasha) Troufanov, 29 anni, russo-israeliano, fu rapito assieme alla nonna Irena Tati, la madre Yelena (Lena) e la fidanzata Sapir Cohen, tutti e tre rilasciati durante la tregua di fine novembre del 2023. Il padre Vitaly era stato ucciso nel massacro del 7 ottobre.

Sagui Dekel Chen, 36 anni, cittadino israeliano e statunitense, fu tra i primi a vedere i terroristi entrare nel kibbutz di Nir Oz e a dare l’allarme. La madre Neomit riuscì a sfuggire ai suoi rapitori, ferita, quando il veicolo sul quale l’avevano caricata venne colpito. Nel dicembre 2023 è nata la sua terza figlia.

Iair Horn, 46 anni, israeliano-argentino, fu rapito assieme al fratello Eitan dalla sua abitazione nel kibbutz di Nir Oz. Il fratello è ancora a Gaza e il suo nome non figura nella lista degli ostaggi da liberare in questa prima fase. Il padre Itzik, che da 23 anni vive in Israele, aveva lanciato un appello al Papa.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI