sabato 30 gennaio 2021
Nel giorno della Marcia (virtuale) per la vita, duro testo dei pastori statunitensi sulla scelta dell'Amministrazione di finanziare di nuovo i gruppi che praticano interruzioni di gravidanza nel mondo
Gli attivisti in corteo a Washington in rappresentanza dell’intero movimento

Gli attivisti in corteo a Washington in rappresentanza dell’intero movimento - Reuters

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Nel giorno della Marcia per la vita (virtuale) e all’indomani della revoca di Joe Biden di importanti restrizioni all’aborto, i vescovi Usa richiamano il secondo presidente cattolico all’importanza della difesa del nascituro. «È grave che uno dei primi atti ufficiali del presidente Biden promuova attivamente la distruzione di vite umane nelle nazioni in via di sviluppo – si legge in una nota pubblicata sul sito della conferenza episcopale Usa –. Quest’ordine esecutivo è antitetico alla ragione, viola la dignità umana ed è incompatibile con l’insegnamento cattolico. Noi e i nostri fratelli vescovi ci opponiamo fermamente a questa azione». Il comunicato è firmato dall’arcivescovo Joseph Naumann di Kansas City, presidente del Comitato per le attività pro-vita della Conferenza, e dal vescovo David Malloy di Rockford, presidente del Comitato per la Giustizia e la pace internazionale. Giovedì Biden ha firmato un decreto che permette l’invio di fondi dei contribuenti a organizzazioni non governative in tutto il mondo che forniscono pratiche e informazioni sulle interruzioni di gravidanza.

I vescovi ribadiscono di essere pronti a lavorare con l’Amministrazione dem «per promuovere la salute globale delle donne in modo da favorire lo sviluppo umano integrale, salvaguardando i diritti umani innati e la dignità di ogni vita umana, a partire dal grembo materno», ma evidenziano che «le cure comincino con l’assicurare che i nascituri siano liberi dalla violenza». Nello stesso tempo un piccolo gruppo di leader del movimento per la vita si riuniva ieri nella capitale nome degli oltre 100mila che ogni anno marciano dal National Mall fino alla Corte Suprema di Washington per l’anniversario della legalizzazione dell’aborto.

La marcia si è infatti tenuta in formato virtuale a causa della pandemia e delle misure di sicurezza attuate a Washington dopo la rivolta del Campidoglio all’inizio di questo mese. Ancora una volta, come per gli ultimi 48 anni, i vertici dei gruppi pro-life Usa si sono impegnati a continuare a «pregare, digiunare, manifestare», come ha detto la presidente dell’evento, Jeanne Mancini, fino a quando la storica sentenza della Corte Suprema Roe v. Wade che ha depenalizzato l’aborto a livello nazionale non verrà ribaltata. Una possibilità sempre meno remota, ora che alla Corte siedono cinque giudici su nove che sono stati nominati da presidenti repubblicani e che hanno espresso in varia forma e misura posizioni antiabortiste.

Ma Biden ha già detto di voler approfittare della maggioranza democratica alla Camera e al Senato per proporre una legge che codifichi una volta per tutte il diritto all’aborto negli Stati Uniti, senza lasciarlo appeso a un precedente giurisprudenziale. Un’altra posizione che mette in difficoltà i cattolici Usa, la metà dei quali hanno comunque votato per il democratico contro Donald Trump. Intanto si sta preparando al Senato il secondo processo di impeachment per l’ex presidente. Il procedimento dovrebbe cominciare l’8 febbraio e l’incriminazione è di «incitamento alla violenza».

Fra i testimoni dell’accusa potrebbe comparire anche Jacob Chansley, alias Jake Angeli, in attesa lui stesso di processo per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio, dove si era fatto notare per il copricapo di pelliccia e corna. Lo “sciamano” si sente «tradito» per il rifiuto dell’ex presidente di graziare sia lui che altri che hanno partecipato all’insurrezione e vuole confermare che Trump ha aizzato i suoi sostenitori all’assalto.

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