Dopo John Kennedy nel 1960, Joe Biden è, dunque, il secondo cattolico a diventare presidente degli Stati Uniti d’America. Ma che cosa vuol dire «Biden è cattolico»? Con questa domanda, è possibile cogliere tre elementi di grande importanza: il background religioso della sua formazione e del suo discorso pubblico; il suo posizionamento entro la 'questione cattolica' che oggi segna gli Usa; lo stato delle relazioni tra il cattolicesimo a stelle e strisce e Roma.
1) Dal punto di vista personale, Biden è figlio del cattolicesimo americano legato al magistero sociale della Chiesa, cioè d’un mix di progressismo sindacale e di conservatorismo sui temi morali e razziali. E il suo cattolicesimo s’incarna sia in una storia familiare salda e tragica sia in un linguaggio pubblico che non nasconde la propria fede e non ne fa mai un randello sia in un linguaggio al tempo stesso devozionale (il rosario) e capace di riferimenti culturali, da Francesco d’Assisi ad Alfred Delp. In poche parole, alla scuola di John Courtney Murray e del Concilio Vaticano II, in Biden fede e democrazia (multireligiosa) si equilibrano. Biden è propenso a calarsi nel contesto di questioni concrete – personalmente contrario all’aborto, si è man mano spostato politicamente sulle posizioni pro-choice dei democratici – e questo, a una parte importante del cattolicesimo americano di oggi, fa problema. Un problema acuito dalla decisione di riaprire immediatamente i canali di finanziamento a organizzazioni abortiste.
2) D’altronde, da tre decenni, quel cattolicesimo è sempre più frammentato. Le parole dapprima misurate e poi addirittura polemiche – tanto da portare a un pubblico distinguo del cardinale di Chicago Cupich – che il presidente della Conferenza episcopale degli Usa, l’arcivescovo di Los Angeles Gomez, ha scelto per salutare il neopresidente ne sono solo un sintomo, e la posizione pro-choice di Biden solo un aspetto. Se sino a fine Novecento i vescovi si pronunciavano sulla legittimità dei candidati alla Casa Bianca usando il metro dei temi morali, in seguito non pochi di loro – frutto combinato della ricezione del magistero morale di Giovanni Paolo II e del rifiuto del suo magistero sociale – ne hanno inclusi altri nella lista (economici, ambientali ecc.), di fatto per lo più appiattendosi sulle posizioni dei repubblicani. Fino ad arrivare a definire 'cattoliche' solo quest’ultime e 'non cattoliche' le altre. Già coinvolto in questa bagarre, il cattolico Biden si ritrova con l’arduo compito di ricucire anche qui, nella sua stessa Chiesa, una spaccatura di cui è parte in causa.
3) Con Trump, infatti, tale spaccatura s’è fatta base d’un progetto anti-Francesco che conta anche sul sostegno di cristiani non cattolici ed è esteso fino in Europa. Un progetto politico a tinte nazional- religiose, appoggiato dai settori della Chiesa cattolica statunitense maggiormente destabilizzati dall’agenda di papa Bergoglio, più interessata alle vittime dell’«economia che uccide» che alle culture wars sui valori non negoziabili. Con Biden alla presidenza forse i rapporti tra Santa Sede e Casa Bianca si faranno più distesi. Ma se tra il Papa e il Presidente vi sono possibili convergenze (l’immigrazione, l’ambiente) altrettante sono le divergenze (il capitalismo quale modello economico, la de-occidentalizzazione del cristianesimo a favore di altre aree del mondo, lo stesso aborto). Insomma, tra il Papa classe 1936 ultra-proiettato nel Ventunesimo secolo, e il presidente classe 1942 incarnazione d’un cattolicesimo da seconda metà del Novecento la partita sarà più piana, ma solo parzialmente più semplice.
Per saperne di più su questi e altri temi si può oggi leggere il bel volume di Massimo Faggioli, docente alla Villanova University, 'Joe Biden e il cattolicesimo negli Stati Uniti' (Morcelliana 2021). A partire da una consapevolezza, sottolineata dall’autore: «Biden è uno di quei credenti per i quali la vita pubblica non è teatro, la religione non è un insieme di regole, e gli aspetti paradossali del cattolicesimo non possono essere risolti matematicamente con gli aut aut».