martedì 15 aprile 2025
A 89 anni si è spenta Leonila Vázquez Alvízar. Lanciava cibo ai disperati aggrappati ai treni in corsa verso gli Stati Uniti. Lascia «saggezza e umanità»
Tensione al confine tra Messico e Stati Uniti

Tensione al confine tra Messico e Stati Uniti - Ansa

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Amatlán de los Reyes, nello stato messicano di Veracruz, è un pugno di case e campi strette intorno ai binari. Da lì passa La Bestia, il treno merci che trasporta sogni e disperazione lungo i quattromila chilometri che separano il Guatemala dal confine con gli Stati Uniti. Da trent’anni, su quei binari, un piccolo gruppo di donne lancia sacchetti di cibo e bottiglie d’acqua ai migranti aggrappati ai vagoni in corsa. Domenica scorsa è mancata, a 89 anni, Leonila Vázquez Alvízar, la donna che ha scelto di trasformare quel gesto in resistenza quotidiana. Era il 1995 quando Rosa e Bernarda, due delle sue figlie, tornarono a casa turbate. Avevano incontrato centinaia di migranti centroamericani affamati, in attesa di salire sul treno. Diedero loro il pane e il latte comprati poco prima. Rientrando a casa, raccontarono tutto alla madre, e Nila – come era chiamata affettuosamente – quel giorno decise che avrebbero dovuto fare di più. Da allora, ogni mattina presto, nella casa di Amatlán si cucina. Riso, fagioli, tortillas. Si preparano con cura i sacchetti e si riempiono le bottigliette d’acqua. Quando il treno si annuncia in lontananza, le donne di Las Patronas – così le hanno chiamate gli abitanti del luogo – si avvicinano ai binari. Hanno pochi secondi per lanciare i pacchi ai migranti aggrappati ai vagoni.

Ogni anno, centinaia di migliaia di persone attraversano il Messico in direzione nord. La maggior parte proviene da Honduras, El Salvador, Guatemala, ma anche da Haiti, Venezuela, Ecuador e Colombia. Per molti, La Bestia è l’unica possibilità di avvicinarsi al confine statunitense. Un mezzo di fortuna, pericoloso, dove si rischia la vita. Bande criminali e gruppi armati assaltano regolarmente i convogli e chi viaggia è esposto a rapine, estorsioni e violenze. L’impegno delle donne di Amatlán è continuato a crescere e ha portato anche alla creazione della mensa popolare Esperanza del Migrante, che nel corso degli anni si è trasformata in un centro di accoglienza che offre riparo, cibo, vestiti e assistenza legale alle persone in transito. Il 14 febbraio scorso, durante le celebrazioni per i trent’anni dell’iniziativa, l’organizzazione ha ricevuto la Medaglia Arcadio Hidalgo per il suo contributo sociale. Un ultimo riconoscimento che si è aggiunto ai tanti ottenuti in passato: il Premio Nazionale per i Diritti Umani nel 2013, il riconoscimento Corazón de León dell’Università di Guadalajara nel 2017, il Premio Alfonso García Robles nel 2023. Ma, per Leonila Vázquez, la vera ricompensa era continuare a servire. «La sua saggezza e umanità resteranno impresse nel cuore di centinaia di persone in Messico e nel mondo. Ci addolora la sua partenza, ma la sua missione su questa terra è compiuta. Oggi la affidiamo a Dio e alla Vergine di Guadalupe, perché la accolgano con gioia nel Regno dei cieli», è il messaggio con cui l’ha salutata la sua organizzazione. Il treno continua a passare, ogni giorno, senza fermarsi. Come ad Amatlán non si ferma l’eredità lasciata dalla fondatrice di Las Patronas. Qualcuno si sveglierà prima dell’alba per preparare i pasti. I sacchetti verranno caricati su piccole carrette e portati fino alla ferrovia. Quando La Bestia rallenterà, per pochi secondi, le mani continueranno a tendersi per aiutare chi ha bisogno.

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