lunedì 14 ottobre 2024
Un equilibrio virtuoso tra società civile e potere centrale è la grande posta in gioco dell’economia civile anche nel nostro Paese
Un Nobel per l'Economia che guarda alla generatività

Reuters

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La scelta del Nobel per l’economia premia un approccio ampio ed evoluto al tema dello sviluppo economico e delle differenze tra paesi che supera i riduzionismi di un vecchio modo di fare economia. Non a caso negli ultimi anni i lavori di Acemoglu e gli altri due autori sono stati pubblicati molto su riviste di teoria della politica e non solo di economia.

Questo perché nella visione degli autori cultura, norme sociali, valori religosi e non ed istituzioni hanno un ruolo chiave nel plasmare le dinamiche sociali ed economiche dei diversi paesi e nel creare equilibri multipli con approdi molto diversi come quello cinese o occidentale. In un lavoro molto interessante Acemoglu e Robinson vedono quest’equilibrio come una forma di competizione tra elite dei vertici e società civile che può approdare ad un esito dispotico, equilibrato o di vuoto di potere (ACEMOGLU, Daron; ROBINSON, James A. Weak, despotic, or inclusive? How state type emerges from state versus civil society competition. American Political Science Review, 2023, 117.2: 407-420.).

La prospettiva di Acemoglu è particolarmente interessante per studiare ed analizzare le differenze territoriali nel nostro Paese. La contrapposizione tra cultura ed istituzioni estrattive (quanto valore che già esiste posso sottrarre agli altri) o contributive/inclusive (cosa posso fare per creare valore nella mia comunità se possibile cooperando con nuovi soggetti) è stata utilizzata nel nostro rapporto sulla generatività delle provincie italiane per spiegare le differenze storiche tra Nord e Mezzogiorno presentato al Festival Nazionale dell’Economia Civile. Questo approccio si ricollega molto bene alla visione Meldolesiana e dell’economia civile che mette al centro dello sviluppo il capitale sociale e quindi la fiducia e la cooperazione tra cittadini che dà forza alla società civile.

E un equilibrio virtuoso tra società civile e potere centrale è la grande posta in gioco dell’economia civile nel nostro Paese (e condizione necessaria per la buona salute e la salvezza della democrazia) che si gioca attraverso i nuovi spazi di protagonismo di cittadini e loro organizzazioni come la co-programmazione, le comunità energetiche, l’amministrazione condivisa.

Da questo punto di vista l’Italia e l’economia civile sono un vero e proprio laboratorio da osservare con la lente concettuale di Acemoglu e Robinson per verificare in che direzione il sistema di valori, istituzioni politiche ed economiche può evolvere nei prossimi anni.

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