mercoledì 16 novembre 2016
Giorni cruciali in Portogallo dove l'Iccat deve decidere misure sulla pesca del pesce spada, a rischio. Si profila l'ipotesi delle quote nel Mediterraneo, ma i pescatori italiani dicono no
Un difficile duello a fil di pesce spada
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"Chista è ’na storia d’un piscispada, storia d’amuri". Finiva così una delle più famose e struggenti cantate del primo Domenico Modugno. E il pesce spada è protagonista anche di un’altrettanto drammatica vicenda, molto più concreta e pratica che lirica e artistica, visto che questa settimana si sta svolgendo a Vilamoura, in Portogallo, l’Assemblea Iccat, la commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi atlantici. E a temere una mattanza sono in questo caso i pescatori, soprattutto italiani, che del pesce spada sono i primi "produttori" con il 50% delle catture totali e circa cinquemila tonnellate pescate ogni anno. «Diciamo no alla strage di imprese e pescatori che l’Europa vuole continuare a imporre» è il grido di allarme all’Unione europea lanciato dall’Alleanza delle cooperative italiane pesca che vede al tavolo delle trattative, oltre all’Ue, Stati Uniti e Giappone.

I pescatori italiani contro le quote

«Chiediamo all’Italia di difendere il reddito e l’occupazione della filiera legata al pesce spada – è l’appello dell’Alleanza Coop – e va assolutamente rigettata la proposta europea che vuole introdurre un quantitativo massimo di catture per la pesca allo spada, come avviene da dieci anni per il tonno rosso. Abbiamo già sperimentato sulla pelle degli imprenditori che la pesca con quote è un sistema che genera solo precarietà e la fuoriuscita dal mercato di aziende e lavoratori». Nel mirino dei pescatori italiani c’è infatti la proposta della Commissione europea ai Paesi membri di ridurre del 25% la pesca nel Mediterraneo del pesce spada, specie sempre più a rischio e sulla cui preservazione l’Iccat è chiamata in questi giorni a prendere importanti decisioni. Anche secondo l’Alleanza «occorre adottare ulteriori misure per proteggere uno stock altamente sfruttato», ma «prima di arrivare a parlare di quote è bene pensare a molte altre leve da azionare: dalle chiusure spazio-temporali, alla ridefinizione degli attrezzi da pesca, ai sistemi di tracciabilità e di identificazione per evitare provenienza illecita».

Per l'Alleanza Coop in futuro crescerà la pesca illegale

Inoltre, introdurre un sistema di quote per le catture nel Mediterraneo del pesce spada farebbe aumentare del 30% l'import di prodotto proveniente dal nord Africa, dall'Atlantico e dal Pacifico, dando spazio alla pesca illegale. Quindi, lamenta l'Alleanza Coop, meno prodotto made in Italy e più produzioni extra europee nei mercati, con il rischio che si intensifichi la pesca illegale e venga messa a repentaglio la sicurezza dei consumatori. Un incubo per le imprese già vissuto con il tonno.

Sos del Wwf per la specie a rischio estinzione

E se l’Alleanza Coop preme sul governo italiano affinché si faccia portavoce presso l’Ue delle istanze dei pescatori italiani (i più coinvolti insieme a quelli spagnoli, portoghesi e greci), d’altra parte altrettanto forte è l’allarme lanciato dal Wwf affinché «si fermi in Mediterraneo il sovrasfruttamento del pesce spada, che perdura dagli ultimi tre decenni, e si adotti un ambizioso piano di recupero per evitare il collasso di questa specie» facendo «il possibile per evitare di portare il pesce spada al limite del collasso ed evitare così un secondo caso 'tonno rosso', che giunse ad un passo dall’estinzione commerciale». Un rischio causato dall’intensa attività di pesca, «doppia rispetto a quella che dovrebbe garantire la sopravvivenza della specie» visto poi che «il 70% delle catture interessa esemplari allo stadio giovanile cioè da 0 a 3 anni».

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