lunedì 14 aprile 2025
Danneggiata la vicina chiesa di San Filippo. La condanna della Chiesa anglicana. Per le forze dell'Idf la struttura è una base di Hamas. L'appello del cardinale Pizzaballa ai cristiani
L'ospedale Al-Alhi di Gaza bombardato dall'esercito israeliano

L'ospedale Al-Alhi di Gaza bombardato dall'esercito israeliano - ANSA

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È stata una Domenica delle Palme di sangue a Gaza dove le forze israeliane (Idf) nella notte hanno bombardato l’ospedale al-Ahli di Gaza City, noto anche come Ospedale battista. Per Israele la struttura era utilizzata come centro di comando per pianificare attacchi. Dal canto suo Hamas ha condannato il raid, definendolo un «crimine orribile» e ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire.

Il sibilo inconfondibile del primo missile si è sentito quando medici e infermieri erano appena riusciti a portare i pazienti in barella per strada, tra caos e urla, drammaticamente di fretta dopo aver ricevuto l’avviso di attacco. Poi è piombato il secondo, visibile in diversi filmati postati sui social da Gaza, i detriti che cadono sulle tende, gli sfollati che scappano nel buio, tra polvere e fumo, donne con i fagotti in mano. Un fuggi fuggi disperato, inseguiti dalla paura, le grida dei bambini. Distrutto il pronto soccorso e il reparto di accoglienza e danneggiate altre strutture. Nelle ore successive la Chiesa battista di Gerusalemme e del Medio Oriente, che gestisce l’ospedale, ha reso noto che un bambino ricoverato per un trauma cranico è deceduto per l'interruzione delle cure.

Nell’attacco, il quinto al centro medico, è stata danneggiata anche la chiesa di San Filippo. All’inizio della guerra, il complesso era stato colpito da un razzo della Jihad islamica palestinese lanciato da un edificio di fronte che uccise decine di persone. Il ministero della Salute di Hamas ha affermato che l’ospedale ora è fuori servizio: «Centinaia di pazienti e feriti hanno dovuto essere evacuati nel cuore della notte e molti di loro sono in strada senza cure mediche», ha detto il portavoce Khalil Al-Deqran. In seguito l’Idf ha confermato l'intensificarsi dei raid sulla Striscia affermando di aver effettuato oltre 90 raid nelle ultime 48 ore. Secondo i media di Gaza, nella sola giornata di domenica 18 persone sono rimaste uccise in diverse zone di Gaza. Dal governo di Benjamin Netanyahu è arrivato un nuovo monito ad Hamas: se rifiuta di accettare un accordo sulla liberazione degli ostaggi, l’offensiva nella Striscia si intensificherà, ha minacciato il ministro della Difesa Israel Katz.

La diocesi episcopale di Gerusalemme (gestita dalla Chiesa anglicana), esprime tutto il suo sgomento per il bombardamento dell’ospedale. La richiesta, soprattutto ai governi, è quella di intervenire per fermare ogni tipo di attacco alle istituzioni mediche e umanitarie. La preghiera è che si metta fine alla guerra e alle sofferenze di tanti.

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei latini, durante la processione della Domenica delle Palme, si è rivolto con un messaggio ai fedeli «da Gaza fino a Nazareth, da Betlemme fino a Jenin«, e anche a quelli di Giordania e Cipro, che «pregano con noi e idealmente sono entrati con noi nella città Santa, Gerusalemme», per dire che i cristiani che si trovano «negli stessi luoghi in cui sono accaduti i momenti della passione di Gesù» saranno uniti a tutti coloro «che oggi vivono qui in mezzo a noi e nel mondo la loro passione». Per dire con forza che non c’è paura, perché in quanto «figli della luce e della risurrezione, della vita», si vive nella speranza e nella convinzione che l’amore «vince su tutto».

A confermare l'utilizzo degli ospedali di Gaza da parte dei miliziani di Hamas è un lungo posto pubblicato su Facebook dal direttore generale dell'assistenza infermieristica dell'ospedale Nasser di Khan Yunis, Mohammad Sakr. Prima che il suo account venisse cancellato, ha voluto rendere pubblica la minaccia di morte ricevuta dalla Jihad islamica per essersi opposto all'utilizzo dell'ospedale da parte dei miliziani. "Questo complesso è un diritto del cittadino, siamo diventati un modello per tutta la Striscia - scrive il medico -. Ora sto ricevendo minacce esplicite, queste persone (della Jihad islamica e altri gruppi terroristici, ndr) sono venute nel mio ufficio e io ho spiegato che tutte le misure prese sono a tutela del complesso Nasser, che rappresenta l'ultimo respiro per fornire servizi sanitari al nostro popolo martoriato...". Il medico ha postato anche la foto del biglietto di minacce: "Hai già superato il limite. Attento", c'è scritto. Nel suo post, Sakr lancia un appello: "Dio è testimone che sto sacrificando la mia salute per continuare a offrire servizi a voi. Se mi dovesse accadere qualcosa, non perdonate". Nel giro di un'ora, domenica mattina, il post è diventato virale. Ed è circolato soprattutto fra chi, ormai in diverse zone della Striscia, organizza proteste per fermare la guerra e contro Hamas e la Jihad. L'avvocato gazawi per i diritti umani, Howidy Hamza, ha contribuito a far girare il post. Su X, un certo Moustafa ha commentato: "I mercenari della Jihad lo minacciano perché non vuole miliziani nel suo ospedale. Sono feccia e ladri".

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