La locandina del corso - Sofidel-Wwf
Le foreste svolgono una funzione fondamentale nella tutela della biodiversità e nella lotta al cambiamento climatico. Le attività di conservazione, gestione e ripristino degli ecosistemi forestali rivestono un ruolo di primo piano nella transizione ecologica e per l’attuazione dell’Agenda Onu 2030. Promuovere le professioni legate a una corretta gestione forestale fornisce un contributo per il raggiungimento degli Sdgs (Sustainable Development Goals), in particolare per gli obiettivi relativi a climate action, vita sulla terra e salute e benessere. Le figure richieste sono molteplici: dai responsabili del salvage logging, pratica per recuperare il legname a seguito di abbattimenti dovuti a incendi o tempeste, a quelli per la rotazione delle colture; passando per i fire manager, sino agli storici forestali o alle guide specializzate per terapie di supporto psicologico. In occasione del 15esimo anniversario della loro collaborazione, Sofidel e Wwf Italia – con il supporto di Koinètica e con il patrocinio di Rus (Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile) – hanno deciso di scendere in campo per contribuire a formare futuri professionisti delle nostre foreste con un corso di formazione applicata in conservazione e gestione forestale ad accesso gratuito. Il corso, rivolto a 15 giovani laureandi e neolaureati in discipline scientifiche, si svolgerà dal 27 al 29 maggio 2022 direttamente “in natura”, con lezioni sul campo tra il Museo della Biodiversità Wwf di Monticiano e la Riserva Naturale Alto Merse, in provincia di Siena. Un’esperienza immersiva di tre giorni, che prevede anche escursioni in notturna, con docenti universitari fra i più esperti nel panorama italiano per comprendere il valore della biodiversità, le implicazioni economiche e sociali della tutela degli ecosistemi forestali, le dinamiche di prevenzione degli incendi, nonché gli effetti della natura sulla salute e sul benessere delle persone. Per partecipare è possibile candidarsi fino al 15 aprile su Sofidel4Talent. Ulteriori informazioni sul programma sono disponibili nel bando dedicato.
Agroalimentare fondamentale per la sostenibilità
L’agricoltura è uno degli asset strategici dell’economia italiana, caratterizzata da una straordinaria diversità biologica e da una forte cultura su tutta la filiera, dalla trasformazione, alla logistica, al consumo finale. Agricoltura e Industria alimentare pesano per oltre il 4% sul Pil nazionale e, includendo anche i settori collegati (commercio, ingrosso/dettaglio, ristorazione e servizi legati al cibo), il sistema si colloca su un peso pari al 15%, con un valore complessivo di circa 522 miliardi di euro (dati Annuario dell’Agricoltura italiana 2019, Crea-Istat). Durante la pandemia Covid 19, l’intero comparto si è dimostrato reattivo e capace di soddisfare le esigenze dei cittadini, anche in condizioni particolarmente problematiche. Oggi, in coerenza con quanto indicato nel Pnrr, occorre costruire modelli sostenibili per l’ambiente e per la salute dei consumatori, in linea con l’evoluzione degli schemi di fruizione che, a livello globale, la trasformazione digitale ha introdotto nell’attuale scenario di mercato. La pandemia ha messo in luce un problema nuovo e critico delle filiere: la loro resilienza. Vale a dire la capacità di tenuta delle filiere, che diventa così requisito fondamentale per la tenuta del business. Di conseguenza, emerge la necessità di adottare un approccio olistico ai processi della filiera, che può far leva su un impiego diffuso delle tecnologie digitali. Sostenibilità e resilienza saranno probabilmente i perni su cui si giocherà il futuro prossimo dell’agroalimentare; il made in Italy, da solo, potrebbe non essere più sufficiente a sostenere i prodotti nazionali sui mercati esteri. In questo contesto, il white paper Il digitale e l’innovazione tecnologica a supporto al settore agrifood italiano, presentato nel corso dell’evento on line Sicurezza, tracciabilità e sostenibilità: innovare il settore agrifood con il digitale, analizza il ruolo delle tecnologie digitali come abilitatori di un nuovo modello di business, orientato all’utilizzo dei dati, alla collaborazione tra gli attori della filiera, all’attenzione e centralità del cliente finale. Nel documento si analizzano i nuovi scenari di mercato, presentando una panoramica dei maggiori cambiamenti in atto, così da fornire un quadro di riferimento esaustivo e identificare le opportunità e i vantaggi derivanti dall’adozione delle nuove tecnologie, oltre che i loro possibili campi di applicazione. Il documento offre una selezione di esperienze e casi d’uso al fine di guidare, con esempi concreti, i player del settore nell’avvio di progetti abilitati da tecnologie digitali. L’agricoltura è al centro di un processo di profondo rinnovamento, che punta sulle tecnologie digitali - come Big Data, Intelligenza Artificiale e Machine learning, Internet of Things, Cloud e Blockchain, 5G mobile network - per realizzare l’ottimizzazione di filiera che tuteli al meglio il consumatore, migliori la qualità e la resa della produzione agricola e ne garantisca l’origine. La garanzia che le applicazioni e tutti gli evidenziati servizi a supporto della produzione e della distribuzione siano sempre disponibili, veloci, funzionali e sicuri è fondamentale.
Crescono le imprese giovanili agri-tech. C'è la start up che sviluppa sistemi intelligenti di monitoraggio e diagnostica per la salute delle api, quella che propone robot che automatizzano le tecniche di coltivazione fuori suolo, dalla semina alla raccolta, quella che commercializza serre tailor made per la coltivazione automatica di verdure, quella che monitora attraverso sensori la salute e lo stress delle piante, quella che raccoglie e analizza i dati per aiutare l’agricoltore alle prese con i cambiamenti climatici a gestire al meglio le proprie coltivazioni. Sono quasi 1.500 le imprese del settore guidate da giovani iscritte alla Camera di commercio Milano, Monza Brianza e Lodi nel 2021 e danno lavoro a quasi 3mila addetti. Crescono dell’1% rispetto all’anno precedente e del 9% in cinque anni. Mentre le start up innovative dell’agroalimentare sono 44 e costituiscono il 14% del totale italiano.
Il valore della filiera del cibo
La potenza della filiera del cibo, ovvero l’insieme strutturato dei protagonisti che offrono la disponibilità dei prodotti alimentari, trasferendoli dai campi alle tavole, è la migliore garanzia che l’agricoltura, come suo motore trainante, è destinata a rilanciarsi nel prossimo futuro. È quanto emerge dall’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis Il valore rilanciato della filiera del cibo e dei suoi protagonisti. Lo studio evidenzia come il valore della filiera del cibo si radichi nella sostenibilità, assicurando la qualità degli alimenti e prezzi accettabili per la maggioranza degli italiani. Nel periodo pandemico, 2020, la spesa alimentare degli italiani è stata pari a 160 miliardi di euro, +1,9% reale rispetto all’anno precedente, con il ricorso più intenso ai punti vendita di prossimità, dai supermercati ai negozi di vicinato, oltre che all’e-commerce. In generale, il 75,8% degli italiani ha fiducia che la filiera, anche nell’emergenza, assicurerà i necessari approvvigionamenti di prodotti alimentari. Il rapporto degli italiani con il cibo si materializza soprattutto nel mangiare prodotti acquistati e cucinati in casa. Una consuetudine che riguarda otto italiani su dieci. Abitudine uscita rafforzata dalla pandemia: infatti, nei primi nove mesi del 2021 la spesa per i consumi alimentari domestici segna +0,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, anno in cui si è avuto un picco del +7,4% rispetto al 2019. Come risulta dall’Osservatorio Enpaia-Censis assume rilievo anche il ricorso alle piattaforme del food, che consegnano con i rider: il 13% dichiara di ricorrervi spesso e il 45,5% di tanto in tanto. Tra i giovani, i frequent user sono praticamente il doppio della media totale. Nella visione degli italiani rimane evidente, in ogni caso, il nesso tra il buon cibo, il viaggio e la convivialità: il 61,8% vuole riprendere a viaggiare, anche per scoprire specialità gastronomiche. Dal report emerge che l’83,1% degli italiani, quando sceglie cosa mangiare, è attento all’impatto sulla salute, mentre il 93,5% riutilizza il cibo che avanza da pranzi e cene, in una logica di riduzione degli sprechi. Non solo: l’80,5% acquista prodotti alimentari a "chilometro zero", valorizzando così le aziende agricole locali e riducendo l’utilizzo di mezzi di trasporto che incidono sul riscaldamento globale.
A Roma il primo polo logistico della consegna del cibo a domicilio
Just Eat (www.justeat.it), parte di Just Eat Takeaway.com, apre l’Hub di Roma, primo polo logistico del mercato food delivery in Italia: un investimento che consolida l'impegno intrapreso con l’assunzione di 6mila rider in tutta Italia, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. L’Hub, di circa 500 metri quadrati nel cuore di Roma, in zona Piazza Barberini, ha una flotta di 120 scooter elettrici Cooltra, opererà con 200 rider dipendenti entro la metà di aprile, di cui oltre 100 nuove assunzioni, e circa 10 impiegati con mansioni di coordinamento delle attività relative al corretto funzionamento della struttura, e consentirà di risparmiare in emissioni di circa 61mila kg/anno di CO2, come piantare circa 4mila alberi in un contesto urbano. Il funzionamento del polo logistico prevede che i rider, a inizio turno, si rechino all’Hub per ritirare il mezzo che gli permetterà di effettuare le consegne, utilizzando l’attrezzatura personale e i dispositivi di protezione individuale di cui sono già dotati. Alle aree dedicate al parcheggio e alla manutenzione dei veicoli, allo stoccaggio e alla pulizia degli zaini, si aggiunge la prima camera di ricarica in Italia per i 120 veicoli elettrici, modello Askoll e S Pro 45+, categoria L1, forniti da Cooltra, interamente progettati e costruiti in Italia. L’Hub sarà anche un luogo d’incontro e di formazione, con sale meeting e sale break, gestite da uno staff dedicato, con una formazione ad hoc.