venerdì 2 marzo 2012
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MOTIVAZIONI E CARATTERISTICHE
1. La pubblicazione della seconda edizione in lingua italiana del Rito delle Esequie si pone nel solco dell’impegno delle Chiese che sono in Italia nell’applicazione della riforma liturgica conciliare. Dopo una prima fase, dedicata alla semplice traduzione dei libri liturgici dalla loro edizione tipica latina, a partire dal 1983 si è infatti concretizzata una particolare attenzione alla questione dell’adattamento.
2. Come dichiarato nella Presentazione della Conferenza Episcopale Italiana, «La seconda edizione del Rito delle Esequie in lingua italiana, pubblicata alcuni decenni dopo la prima edizione (1974), risponde alla diffusa esigenza pastorale di annunciare il Vangelo della risurrezione di Cristo in un contesto culturale ed ecclesiale caratterizzato da significativi mutamenti». Una delle situazioni nelle quali oggi la Chiesa è chiamata a vivere l’afflato missionario è infatti quella che riguarda la morte di un membro della comunità cristiana, evento ricorrente nella dinamica di una vita parrocchiale. Il Rito delle Esequie da sempre intende essere un annuncio della novità portata da Cristo Gesù dinanzi al mistero della morte.
3. Numerosi sono gli adattamenti di natura rituale e testuale introdotti nella seconda edizione italiana. - Incontriamo una prima novità di ordine rituale e testuale nel primo capitolo della prima parte: «Visita alla famiglia del defunto». Un paragrafo non presente nell’edizione latina del 1969 e nemmeno in quella italiana del 1974. La premessa a tale momento di preghiera ne evidenzia il motivo e l’importanza (n. 26). Il primo incontro con la famiglia è un momento particolarmente significativo e carico di emozione. Diventa infatti per il parroco un momento di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari colpiti dal lutto, di conoscenza di alcuni aspetti della vita della persona defunta in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie. In alcuni casi può essere anche un momento per preparare o indicare il senso dei vari riti esequiali. - Sempre nel primo capitolo troviamo la seconda novità. Il paragrafo precedentemente chiamato «Preghiera per la deposizione del corpo del defunto nel feretro» diventa ora «Preghiera alla chiusura della bara». La sequenza rituale è stata rivista e arricchita. Si vuole sottolineare e leggere alla luce della parola di Dio e della speranza cristiana un momento molto delicato e doloroso quale quello della chiusura della bara, quando il volto del defunto scompare per sempre dalla vista dei familiari. - Nella celebrazione delle Esequie nella Messa o nella Liturgia della Parola, arricchimento significativo è una più varia proposta di esortazioni per introdurre il rito dell’ultima raccomandazione e commiato. Un rito che, come si legge nelle Premesse Generali, costituisce l’ultimo saluto rivolto dalla comunità cristiana a un suo membro prima che sia portato alla sepoltura. Ora vengono offerte dodici proposte di esortazione che possono essere lette o adattate. - Sempre in questo capitolo sono da segnalare ancora tre adattamenti. Il primo, conservato dalla precedente edizione italiana, consente, secondo le consuetudini locali, di pronunciare  «parole di cristiano ricordo del defunto».  Il secondo adattamento risponde invece a una richiesta inoltrata da numerosi vescovi ed esplicitamente approvata in Assemblea generale. Riguarda la conclusione della celebrazione in chiesa o nella cappella del cimitero: «Il rito dell’ultima raccomandazione e del commiato si conclude sempre con la benedizione. Se il sacerdote (o il diacono) accompagna processionalmente il feretro al cimitero non congeda l’assemblea, ma aggiunge: Benediciamo il Signore». Il terzo adattamento è l’introduzione, al termine dei riti di tumulazione al cimitero, di due formule alternative di conclusione. Al canto, che può concludere l’intero rito, è possibile affiancare il gesto dell’accensione di un cero sulla tomba o davanti a essa. Significativo infine è l’inserimento della possibilità di utilizzare le Litanie dei Santi nelle processioni dalla casa alla chiesa e dalla chiesa al cimitero. - Del capitolo quarto «Esequie nella cappella del cimitero» è da segnalare una ricca proposta di formulari per la preghiera dei fedeli, ben sette. Tre sono ripresi dal rituale precedente, quattro sono di nuova composizione. - È infine da segnalare che nella seconda edizione non compare più il capitolo V dell’edizione precedente, corrispondente al capitolo IV dell’Ordo Exsequiarum: «Esequie nella casa del defunto». I Vescovi hanno ritenuto questa possibilità estranea alla consuetudine italiana e non esente dal rischio di indulgere a una privatizzazione intimistica, o circoscritta al solo ambito familiare, di un significativo momento che di sua natura dovrebbe vedere coinvolta l’intera comunità cristiana, radunata per la celebrazione.
4. La novità più significativa della seconda edizione del rituale è costituita sicuramente dall’Appendice dedicata alle «Esequie in caso di cremazione». Questa parte è articolata in tre capitoli: «Nel luogo della cremazione», «Monizioni e preghiere per la celebrazione esequiale dopo la cremazione in presenza dell’urna cineraria», «Preghiere per la deposizione dell’urna». Dall’esame delle sequenze rituali proposte e delle indicazioni di carattere pastorale possiamo dedurre alcune considerazioni.- La denominazione di Appendice, oltre a segnalare che non esiste una sua corrispondenza nell’edizione tipica latina, vuole richiamare il fatto che la Chiesa, anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in odium fidei, continua a ritenere la sepoltura del corpo dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella risurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici. - I vari capitoli dell’Appendice sono preceduti da un’introduzione nella quale vengono segnalati i cambiamenti sociali in atto, ribaditi i riferimenti alla dottrina cristiana e offerte indicazioni di carattere pastorale. - La celebrazione delle esequie precede di norma la cremazione: in questo caso va posta particolare attenzione alla scelta dei testi più adatti alla circostanza. - Eccezionalmente i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nella stessa sala crematoria, evitando ogni pericolo di scandalo e l’introdursi di consuetudini estranee ai valori della tradizione cristiana. - Si raccomanda l’accompagnamento del feretro al luogo della cremazione. - Particolarmente importante l’affermazione che la cremazione si ritiene conclusa con la deposizione dell’urna nel cimitero da leggersi come conseguenza di quanto affermato al n. 165 a proposito della prassi di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero. Tale prassi infatti solleva non poche perplessità sulla sua piena coerenza con la fede cristiana, soprattutto quando sottintende concezioni panteistiche o naturalistiche. Anche se il rituale non prende netta posizione sul versante disciplinare, offre però sufficienti elementi per una catechesi e un’azione pastorale che sappiano sapientemente educare il popolo di Dio alla fede nella risurrezione dei morti, alla dignità del corpo, all’importanza della memoria dei defunti, alla testimonianza della speranza nella risurrezione. - L’Appendice si propone quindi di offrire testi e riti liturgici che accompagnano le varie fasi che conducono alla cremazione: la preoccupazione pastorale che emerge è quella di evitare che eventuali vuoti celebrativi siano occupati da una ritualità aliena dai contenuti della fede cristiana.- La seconda edizione italiana del  Rito delle esequie si potrà utilizzare appena pubblicata e diventerà obbligatoria dal 2 novembre 2012.
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