Il cardinale Gualtiero Bassetti con alcuni profughi in una foto di archivio - Avvenire
«Firenze non è bagnata dal mare. Ha solo l’Arno...». Scherza il cardinale Gualtiero Bassetti con quell’ironia tutta toscana che, da prete fiorentino, lo caratterizza. Ma subito il presidente della Cei aggiunge: «Certo, come diceva Giorgio La Pira, la città è chiamata a essere “il centro di attrazione dei popoli del Mediterraneo”». E lo sarà ancora, com’era accaduto a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta quando il sindaco “santo” aveva organizzato nel capoluogo toscano i “Colloqui mediterranei". Stavolta, però, a Firenze arriveranno sia i vescovi sia i sindaci di trenta Paesi legati al grande mare. Centoventitré in tutto. Protagonisti del “doppio G30” per la pace che comincerà mercoledì e che sarà concluso domenica da papa Francesco. Il primo forum, quello ecclesiale voluto dalla Cei, segue l’evento di Bari del 2020 quando per la prima volta nella storia si erano riuniti i vescovi dell’area e ne riprende lo slogan “Mediterraneo, frontiera di pace”. A idearlo proprio Bassetti ispirato dalla profezia di La Pira e dal suo impegno per la riconciliazione fra le nazioni. L’altro civile, che ha abbracciato l’intuizione del presidente della Cei, è stato proposto al porporato dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. «E quando me ne ha parlato oltre un anno fa, mi è sembrato un dono del cielo» afferma il cardinale.
L'incontro dei vescovi del Mediterraneo nel 2020 a Bari - Siciliani
Al centro delle due agende il tema della città. «Unire le città per unire le nazioni, ripeteva La Pira. Dove le cancellerie della diplomazia ufficiale non arrivano, possono giungere le iniziative dal basso come questa – spiega il presidente della Cei –. A Firenze vescovi e sindaci non discuteranno della città in maniera teorica o accademica, ma porteranno la “carne viva” delle loro polis, direbbe papa Francesco. Comunità provate dalla pandemia, dalle violenze e dai conflitti, dalle persecuzioni, dalle crisi economiche, dagli esodi di massa. Ci saranno le città con i loro poveri che le ingiustizie piegano, con le distruzioni dovute alle guerre, con le divisioni che talvolta una visione distorta della religione alimenta; ma ci saranno anche le città che, spesso attraverso gli ultimi, gridano il loro desiderio di bene, di armonia, di convivialità. Ciò che si animerà è l’impegno alla fraternità, come ci ha spronato papa Francesco nella Fratelli tutti».
Eminenza, il Mediterraneo è luogo di contraddizioni, ancora segnato dai conflitti. E nuovi venti di guerra soffiano ai suoi confini.
Da culla di civiltà, il Mediterraneo è oggi simbolo delle lacerazioni del mondo intero. Il conflitto israelo-palestinese, le macerie della Siria e dell’Iraq, le tensioni in Libia o Algeria e quelle crescenti in Bosnia mostrano un’area ferita, da risanare. E adesso la crisi fra Russia e Ucraina, nella quale il Mediterraneo fa da sfondo. Ogni guerra è sempre una sconfitta. Ecco perché ritengo Firenze un appuntamento profetico, provvidenziale e più che mai necessario, capace di indicare al pianeta come il dialogo sia l’unica via d’uscita alle discordie e come le differenze portate in Toscana da vescovi e sindaci possano ricomporsi intorno a un’“amicizia sociale”. Ma il Mediterraneo rimanda anche ad altro…
A che cosa?
Come avevano evidenziato i vescovi a Bari, l’area dice che lo sfruttamento anche delle risorse naturali da parte dei Paesi più ricchi si abbatte sui popoli; che le religioni diventano il pretesto per scontri, come condanna il Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana, e serve ribaltare la “logica delle crociate”; che i cambiamenti climatici sono questioni irrinunciabili; che un approccio coloniale resiste: e lo testimonia la pandemia che ha fatto crescere le distanze fra le rive. La Chiesa ha una responsabilità che le deriva dal Vangelo nel chiedere a tutti di abbattere il muro dell’indifferenza.
Il cardinale Gualtiero Bassetti affacciato sul Mediterraneo a Santa Maria di Leuca - Avvenire
Nella discussione entrerà anche il dramma dei migranti?
Certamente. Il nostro mare è diventato un cimitero in cui sta naufragando anche la civiltà, come ha affermato con parole forti il Papa a Lesbo. E i Balcani sono attraversati da una “rotta” dove la disperazione si ferma davanti alle frontiere chiuse. Abbiamo necessità di città aperte ma soprattutto di mentalità che non siano prigioniere della paura dell’altro e non cedano alle lusinghe degli annunciatori di false sventure.
Lei è diventato prete a Firenze dove è stato rettore del Seminario e vicario generale. Ha conosciuto e frequentato La Pira. La scelta di Firenze come sede dell’evento è legata al “politico mistico”?
Sicuramente. Ma anche alla vocazione di Firenze di essere una civitas dell’incontro. Una missione che caratterizza la sua storia e che La Pira aveva compreso forse meglio dei fiorentini stessi. Il professore ne parlava come di una città visitata dal Signore per la sua «bellezza teologale» e la definiva una «terrazza della civiltà cristiana in tutte le direzioni del mondo». Qualcuno potrebbe sostenere che il nostro incontro abbia ambizioni eccessive. Rispondo ancora con La Pira: «No, atto di fede. Non importano le parole; i fatti resteranno».
Il tema della città unirà vescovi e sindaci. E uscirà una dichiarazione comune da consegnare al Papa.
La città produce una sorta di permanente ambivalenza: vi sono donne e uomini a cui la città offre i mezzi adeguati per lo sviluppo personale e familiare; ma ci sono moltissimi «non cittadini» o «avanzi urbani», li ha chiamati il Papa. Il risanamento dei popoli comincia dalla città e dai rapporti tra le persone. Lo stato di salute di una comunità dipende non tanto dai governanti o dai sapienti, ma dai cittadini-custodi che si assumono la responsabilità ciascuno degli altri.
Come i vescovi guarderanno alla città e alla cittadinanza?
Sosteneva La Pira che «di ogni città si deve dire che Dio l’ha edificata». Papa Francesco nell’Evangelii gaudium suggerisce che «abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze». Le città del Mediterraneo sono crocevia di fedi, culture, etnie diverse ma anche luoghi di contrasti. E la Chiesa è chiamata a porsi al servizio di un dialogo difficile. Infatti il disegno di Dio non riguarda solo una parte dell’umanità ma tutti gli uomini indipendentemente dalle loro appartenenze religiose o radici etniche. Al Mediterraneo vogliamo dire che è possibile ricomporre l’unitarietà della famiglia umana. E a Firenze vescovi e sindaci saranno come tasselli che con il loro specifico intendono realizzare il medesimo mosaico: quello di una fraternità mediterranea concreta. Per questo mi fa piacere che siano presenti anche sindaci ebrei e musulmani: davvero confermeranno che il bacino è un «lago di Tiberiade» dove la «triplice famiglia di Abramo», ossia cristiani, ebrei e musulmani, sa edificare città libere, solidali, integrate in cui si abbia il pieno riconoscimento dell’altro e tutti sono fratelli.
I cristiani vivono spesso in condizioni difficili.
Purtroppo assistiamo a situazioni in cui i credenti nel Risorto sono ritenuti cittadini di serie B, sono emarginati o esclusi dalla vita pubblica, talvolta perseguitati. Va garantita l’uguaglianza dei diritti e dei doveri. Così è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine “minoranze” che porta con sé i semi dell’inferiorità e prepara il terreno alla discordia. Vale per noi cristiani, ma vale anche per i profughi che arrivano in Europa fuggendo da guerre, miseria, violenze.
Il cardinale Bassetti e il vescovo Raspanti all'incontro dei vescovi del Mediterraneo nel 2020 a Bari - Siciliani
A Firenze ci sarà il Papa.
Sono grato che abbia accettato l’invito. Quando gli ho parlato dell’incontro, ho visto i suoi occhi accendersi. Perché papa Francesco ha a cuore le sorti di tutti i popoli, compresi quelli del nostro Mediterraneo sofferente.
Anche i giovani del Mediterraneo avranno spazio…
Saranno protagonisti grazie al percorso di formazione per un gruppo di giovani che la Cei, attraverso la Caritas italiana, promuove a Rondine-Cittadina della pace alle porte di Arezzo e che aiuterà i ragazzi a realizzare nelle loro terre progetti fattivi di riconciliazione. Ma a Firenze nascerà anche il Consiglio dei giovani del Mediterraneo i cui lavori saranno ispirati dalla sfida della fraternità universale.
Ad aprile, per il Lunedì dell'Angelo, accompagnerà dal Papa i giovani italiani?
“Sono le nostre rondini che annunciano la primavera”. Non sono il futuro della Chiesa, ma il presente. La pandemia li ha provati e ha incrementato lo smarrimento. Davanti avranno un “padre e maestro”, il Papa, che farà sentire loro di essere sostenuti, amati, valorizzati.
L’incontro di Firenze si inserisce nel Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. Come sta procedendo?
Firenze è un’esperienza sinodale. E, come mi ha confidato l’arcivescovo di Marsiglia, potrebbe essere propedeutico a un Sinodo sul Mediterraneo. Per quanto riguarda l’Italia, c’è entusiasmo per il percorso sinodale, anche se non è un’iniziativa di massa. Però chi fa esperienza reale del camminare insieme resta sorpreso. Soprattutto perché lascia spazio all’ascolto. Mi domando: ma oggi chi ascolta l’altro? Si parla troppo...
Il 7 aprile lei compirà 80 anni. A maggio concluderà la sua presidenza Cei. Che cosa segna il termometro della Chiesa italiana
Sono grato al Papa e ai vescovi per questo quinquennio alla guida dell’episcopato italiano. È stato un tempo complesso soprattutto a causa della pandemia che ha inciso profondamente anche sulla vita ecclesiale. Negli anni Settanta chiesero a Paolo VI come immaginava la Chiesa nel 2030. E lui rispose: «Una Chiesa che cammina fra mille difficoltà ma ama la gente». La profezia di papa Montini vale già oggi per la Chiesa italiana che per certi versi fa fatica. Allora serve stare con il popolo. E in fondo è questo il senso del Cammino sinodale.
Si continua a parlare degli abusi nella Chiesa. E in Italia?
Sono rimasto profondamente colpito dalle recenti parole scritte da Benedetto XVI: «In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità». Anche io ho incontrato le vittime e sono momenti che turbano e interrogano: nel cuore porto le loro ferite. A papa Benedetto dobbiamo essere grati per ciò che ha fatto in modo netto nella lotta agli abusi. Un cammino proseguito con efficacia e determinazione da papa Francesco. In Italia abbiamo realizzato una rete capillare per la tutela dei minori diffusa in ogni diocesi che coinvolge non solo vescovi e sacerdoti, ma anche esperti laici. Particolare attenzione va riservata agli anni di formazione in Seminario anche attraverso il supporto delle scienze umane. E sul tema di un’indagine italiana dovrà essere l’Assemblea dei vescovi a decidere circa i contenuti e le modalità.
A confronto 58 pastori e 65 primi cittadini. Poi l’arrivo del Papa
Saranno 58 i vescovi in arrivo a Firenze da tre continenti (Europa, Asia e Africa) che parteciperanno all’Incontro per la pace nel Mediterraneo promosso dalla Cei al via mercoledì 23 febbraio. Con loro giungeranno nel capoluogo toscano 65 sindaci per il forum dei primi cittadini del bacino organizzato dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, che inizierà giovedì 24 febbraio. Rappresenteranno 30 Paesi. I lavori dei vescovi si svolgeranno nella Basilica di Santa Maria Novella e verranno aperti dal cardinale Gualtiero Bassetti. Sarà presente il premier Mario Draghi. La Conferenza dei sindaci avrà come cornice Palazzo Vecchio dove sabato 26 febbraio al mattino vescovi e primi cittadini si ritroveranno insieme per un confronto e per elaborare la dichiarazione comune che sarà firmata nel pomeriggio in una tavola rotonda pubblica al teatro del Maggio musicale. Domenica 27 febbraio la conclusione con l’arrivo di papa Francesco che alle 8.30 incontrerà vescovi e sindaci a Palazzo Vecchio e alle 10.30 presiederà la Messa nella Basilica di Santa Croce dove sarà presente il capo dello Stato, Sergio Mattarella.