martedì 8 aprile 2025
Centinaia di pellegrini sono passati dalla porta posta davanti all'impianto statunitense in provincia di Pordenone. Don Tolot: da 27 anni portiamo parole di pace. Il messaggio del vescovo Pellegrini
Il passaggio della "Porta della pace" nel prato davanti alla base aeronautica militare Usaf di Aviano (Pordenone)

Il passaggio della "Porta della pace" nel prato davanti alla base aeronautica militare Usaf di Aviano (Pordenone) - .

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La “Porta della pace”, che don Giacomo Tolot, l’anima della “Via Crucis” da 27 anni, definisce «la nostra Porta Santa». È stata installata sul prato davanti alla base aerea americana di Aviano, la seconda più grande d’Europa, dove sarebbero stoccate dalle 20 alle 30 testate nucleari. Domenica, 400 pellegrini l’hanno varcata in silenzio, mentre in cielo si alzavano i caccia: chi pregando, chi riflettendo sulla passione e sulle tante “passioni” del mondo.

«Pellegrini di speranza: nella pace» ha evidenziato don Tolot, in collegamento col “cammino giubilare” della Chiesa. In 400, provenienti da ogni parte del nord Italia, si sono incamminati da Roveredo in Piano, dopo la lettura di un brano del Vangelo di Marco sull’agonia di Gesù.

A tutti è stato consegnato il messaggio del vescovo di Concordia-Pordenone, Giuseppe Pellegrini. «Mi unisco alla vostra esperienza di riflessione, silenzio e condivisione sui passi compiuti da Gesù verso la croce, dove il Figlio di Dio si è immerso fino in fondo nella sofferenza, nell’ingiustizia e nella morte che segnano la storia dell’umanità. Insieme a voi, desidero in primo luogo mettermi in ascolto della testimonianza e della parola di papa Francesco: “Dobbiano disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità”. Impegno e lavoro, silenzio e parole: in questo momento vale la pena creare alleanza sincere e autentiche nella ricerca della pace, della giustizia e della fratellanza su questa terra, anche se non abbiamo soluzioni o ricette» ha detto il vescovo Pellegrini. Che ha poi ammesso, riflettendo sul ruolo dell’Europa: «Appare assai problematico il discorso del riarmo senza che riusciamo a capire la strategia e le intenzionalità profonde del disegno complessivo da perseguire».

E ha pure ricordato: «Le grandi voci che hanno dato spirito e corpo alla civiltà europea – da san Benedetto ai santi Cirillo e Metodio, da san Francesco d’Assisi ai “folli di Dio” della spiritualità russa – vanno in senso opposto a qual si voglia progetto bellicista. Siamo forse degli idealisti, degli utopisti, senza realismo o – peggio – senza spina dorsale? Se pur l’idea di una Europa paladina della pace fosse un’utopia, varrebbe la pena fame tesoro».

Beati i Costruttori di Pace; Centro di Accoglienza “Ernesto Balducci” di Zugliano; Comunità San Martino al Campo di Trieste; Pax Christi: punto pace di Gorizia; Circolo Acli di Pordenone; Centro Territoriale di Pordenone del Movimento Nonviolento; Rete Dasi Fvg; Anpi di Pordenone; Arci “Tina Merlin” di Montereale. Queste ed altre ancora le firme: di credenti e di non credenti.

Ma perché a piedi, per 4 ore, in silenzio? «In questi anni abbiamo sentito di tutto, spesso a sproposito, mentre continuano guerre orribili in Palestina e Ucraina che non sembrano, per ora, finire. Dobbiamo proporre ancora l’esempio di Gesù Cristo che per affermare nel mondo pace e fratellanza fra gli uomini è stato crocifisso» ha spiegato don Tolot.

Nel Duomo di Aviano, la conclusione della Via Crucis. Il parroco don Davide Corba, accogliendo i pellegrini, ricorda San Francesco: «800 anni fa si è recato in Egitto per incontrare il sultano Malik al Kamil. I testimoni di pace segnano sempre l’epoca in cui vivono». E Giovanna Frattolin, dopo aver proposto la lettera ai figli del partigiano Pietro Benedetti, 41 anni, fucilato dai nazisti, che ricorda come “la patria vera è il mondo e i vostri simili sono i vostri fratelli”, conclude: «Noi rifiutiamo una politica che tace di fronte allo sterminio dei popoli, che respinge le persone, che pregiudica la democrazia e riarma l’Europa».

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