
La palazzina dove è avvenuto l'omicidio. Sopra, Bojan e il padre - Ansa
È stato scarcerato Bojan Panic, il 19enne che la scorsa notte ha ucciso il padre 46enne a coltellate per difendere la madre, vittima di violenze da parte dell'uomo. Il giovane si trova con la madre Milka ed il fratello minore a casa di alcuni parenti.
"Abbiamo fatto una cosa giusta sotto il profilo processuale, la detenzione, vista la situazione di questo ragazzo, sarebbe stata dannosa anche sotto il profilo personale", ha detto all"Ansa il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi. La Procura ha valutato l'assenza di esigenze cautelari, non ci sono quindi le condizioni per mantenere Panic agli arresti.
E stamattina, sabato, si è verificato un dramma simile in Sicilia. Un 20enne di Carini, vicino a Palermo, avrebbe accoltellato il padre per difendere la madre nel corso di una lite tra i genitori: è stato arrestato con l'accusa di tentato omicidio. Secondo una prima ricostruzione l'uomo, 44 anni, è stato colpito due volte alle scapole, colpi che gli hanno provocato danni ai polmoni: ricoverato all'ospedale civico di Palermo, è stato sottoposto a intervento chirurgico e non sarebbe in pericolo di vita.
Sull'episodio indagano i carabinieri che hanno già sentito sia la donna sia il ragazzo. Anche il 20enne è stato portato in ospedale perché in stato di agitazione.
La tragedia di Mezzolombardo
Una palazzina come ce ne sono tante, con le montagne verdi del Trentino sullo sfondo. Uno scenario fin troppo tranquillo, una serenità di provincia andata in pezzi in un attimo di ordinaria follia domestica, culminata nell’ennesima tragedia familiare. Nel corso della nottata tra giovedì e venerdì, intorno alle due, a Mezzolombardo - una ventina di chilometri a nord di Trento -, i carabinieri sono intervenuti in un appartamento dove un uomo, un muratore 46enne di origine bosniaca, Simeun Panic, era appena stato accoltellato a morte.
A colpirlo il figlio Bojan di 19 anni, che è intervenuto per difendere la propria madre Milka, in quel momento aggredita con violenza dal marito. Dopo aver compiuto il delitto, il ragazzo non ha tentato la fuga ed è rimasto sul posto, ad aspettare l’arrivo dei militari. Il 19enne è stato arrestato nella flagranza del reato di omicidio. In casa, al momento della lite, c’era anche il figlio minore della coppia. Il nucleo investigativo del comando provinciale di Trento, coordinato dalla procura, è al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto e delineare il contesto familiare. Bojan avrebbe subito confessato il delitto, spiegando che non era la prima volta che il padre aggrediva la madre. «L’ho colpito con un coltello preso in cucina, poi ho cercato di soccorrerlo. Ma non c’è stato nulla da fare e ho chiamato il 112» avrebbe detto il giovane.
Nell’archivio dell’Arma non risultano però denunce di maltrattamenti casalinghi: è uno dei tanti punti ancora da chiarire nella vicenda che ha travolto una famiglia in apparenza normale, che era arrivata in Italia diversi anni fa, quando il 19enne, che studia a Bolzano, era ancora un bambino. «È stato ampiamente collaborativo e rispetto al fatto ha reso ampie dichiarazioni confessorie. Ha detto di averlo fatto per difendere e tutelare la madre. Era una situazione famigliare complessa, con una conflittualità che durava da tempo» ha spiegato il legale del ragazzo. Sarà probabilmente disposta l'autopsia per definire meglio la dinamica dei fatti. Intanto Bojan Panic resta in carcere, dove è stato portato ieri, in attesa dell'udienza di convalida che si celebrerà probabilmente lunedì.
La mamma, che è stata sentita dagli inquirenti, avrebbe confermato quanto detto dal figlio. Anche dal suo racconto è emerso un clima familiare non sereno: secondo la donna il marito era spesso violento e alzava le mani. Un’indole complicata anche da probabili problemi di alcolismo. Prima di trasferirsi a Mezzolombardo i Panic vivevano a Lavis, altra località trentina poco distante: non c’erano segnalazioni su di loro, né erano emersi episodi particolari che potessero far temere il peggio. Una tragedia inaspettata, come purtroppo spesso accade.
Un giovane vicino, che ieri ha parlato con i cronisti, ha detto di aver udito «forti rumori» provenire dall’appartamento, ma di non avergli dato troppo peso. «Non ho sentito nessun urlo o richiesta d’aiuto. Era come se tante persone si muovessero insieme, sembrava quasi una festa. Dopo essermi alzato, sono tornato a dormire. Poi al mattino ho visto i carabinieri e ho capito che era successo qualcosa di grave». Il caso ricorda quello di Alex Pompa (ora ha cambiato cognome e preso quello materno, Cotoia), che nel 2020 a Collegno (Torino) appena 18enne, uccise il papà violento al culmine dell’ennesima lite: anche Alex afferrò il coltello per difendere la mamma. Il ragazzo fu arrestato e processato: assolto in primo grado per legittima difesa, fu condannato in appello e infine assolto in via definitiva nel nuovo processo celebrato dopo l’annullamento della Cassazione. Un calvario che adesso dovrà affrontare anche Bojan.