
Dopo la clamorosa istruttoria dell'Antitrust ci si attende una “normalizzazione” della gestione dei biglietti per il Colosseo - .
Che siano stati i reali britannici a riportare le modalità di accesso al Colosseo dentro i canoni della trasparenza e della legalità, non lo sapremo mai. Fatto sta che, dopo circa due anni di indagini, proprio qualche ora prima della visita di Carlo e Camilla nell’anfiteatro romano più grande e famoso del mondo, l’Antitrust ha irrogato una maximulta ai servizi di biglietteria del Parco Archeologico del Colosseo, per la prolungata indisponibilità di biglietti di accesso all'area, anche a causa dell'accaparramento tramite bot e altri strumenti automatizzati. L'Autorità garante della Concorrenza e del mercato ha sanzionato per quasi 20 milioni di euro la Società Cooperativa Culture (CoopCulture), che ha gestito il servizio ufficiale di vendita dei biglietti dal 1997 allo scorso anno, e gli operatori turistici Tiqets International, GetYourGuide Deutschland, Walks, Italy With Family, City Wonders Limited e Musement.
L'istruttoria era stata avviata a luglio 2023 dopo che l'Antitrust aveva raccolto elementi informativi che evidenziavano la sostanziale impossibilità di acquistare online biglietti per l'ingresso al Parco Archeologico. CoopCulture ha subito una sanzione amministrativa di 7 milioni, «perché ha contribuito, in piena consapevolezza, al fenomeno della grave e prolungata indisponibilità dei biglietti di ingresso al sito a prezzo base. In particolare - informa l’Antitrust - CoopCulture da un lato non ha adottato iniziative adeguate per far fronte all'accaparramento dei titoli di accesso con metodi automatizzati; dall'altro, ha riservato significativi quantitativi di biglietti alla vendita abbinata alle proprie visite didattiche, da cui traeva rilevanti benefici economici. Essa ha così costretto i consumatori a rivolgersi a tour operator e a piattaforme che rivendevano biglietti abbinati a servizi aggiuntivi (ad esempio guida turistica, pick up, salta fila) e a prezzi notevolmente più alti».
L'Autorità ha quindi irrogato sanzioni pecuniarie anche ai sei operatori turistici, che hanno acquistato biglietti con bot o altri strumenti automatizzati, contribuendo al fenomeno del rapido esaurimento dei biglietti a prezzo base sul sito del concessionario CoopCulture. «Così facendo - si legge nel provvedimento - questi operatori si sono avvantaggiati della sistematica indisponibilità di biglietti che ha costretto i consumatori che volevano visitare il Colosseo a reperirli in questo modo a prezzi anche molto più alti perché abbinati ai servizi aggiuntivi offerti da loro o da altri operatori turistici». Tutti i soggetti multati avrebbero violato articoli diversi del Codice del consumo.
«Accogliamo con favore la decisione dell’Autorità garante – ha dichiarato Natalino Gisonna, presidente di Cna Turismo e commercio Roma –. Si tratta di un intervento importante a tutela della concorrenza e della trasparenza del mercato, a garanzia dei turisti e degli operatori del settore che lavorano nel rispetto delle regole. È urgente – ha concluso – rafforzare i presidi contro ogni forma di monopolio e distorsione del mercato». In una nota, il Codacons ha precisato che «il caso del Colosseo è l’ennesima dimostrazione che in Italia l’odioso fenomeno del secondary ticketing prosegue senza sosta». I biglietti di concerti ed eventi, ma anche quelli di ingresso ad importanti siti culturali come il Colosseo, ha quindi ammonito il presidente Carlo Rienzi, «spariscono a tempo di record dai canali ufficiali per comparire sui siti secondari a prezzi maggiorati, raggiungendo in alcuni casi livelli astronomici». Per il presidente dell’Unione nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, il provvedimento sanzionatorio è «un’ottima notizia. Si trattava di una situazione vergognosa». Mentre Martina Donini, presidente di Udicon (Unione per la difesa dei consumatori), ricorda: «Siamo stati l’unica associazione dei consumatori a denunciare un sistema opaco, caotico e penalizante per cittadini. Il Colosseo deve tornare ad essere un luogo per tutti, non una giungla digitale».