sabato 4 settembre 2021
Sbarra: ora con Draghi vogliamo un’intesa su fisco, pensioni, lavoro e gestione del Pnrr
Luigi Sbarra (Cisl): «Pronti al confronto, ecco le nostre proposte: a riposo dai 62 anni (o 41 di contributi), ammortizzatori universali pagati da tutti, formazione sempre garantita»

Luigi Sbarra (Cisl): «Pronti al confronto, ecco le nostre proposte: a riposo dai 62 anni (o 41 di contributi), ammortizzatori universali pagati da tutti, formazione sempre garantita» - Archivio Avvenire

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Bene l’obbligo vaccinale, via libera anche all’estensione del Green pass, ma «va aperto subito il confronto per un vero Patto sociale di ripresa» è il messaggio che il leader della Cisl Luigi Sbarra lancia a Mario Draghi.

Prima dell’obbligo vaccinale, il governo intende estendere il Green pass ad altre categorie di lavoratori. Siete d’accordo o vi opporrete?

È molto importante che il premier si sia espresso apertamente a favore dell’obbligo vaccinale per tutti: la Cisl ribadisce la propria disponibilità a sostenere questa strada. Noi lo abbiamo detto fin dall’inizio: il vaccino è l’arma più efficace che abbiamo per superare la crisi sanitaria ed economica. È un dovere civile e morale. La campagna vaccinale va rilanciata con il sostegno di tutti, senza conflitti. Il Green pass è uno strumento utile, noi siamo pronti a collaborare ad una estensione ma bisogna procedere col confronto e la condivisione.

Eppure sul Green pass a scuola e nelle mense il sindacato ha tenuto un atteggiamento quantomeno contraddittorio. E il Presidente di Confindustria vi ha accusati di irresponsabilità.

Guardi, il nostro atteggiamento è stato responsabile e coerente fin dall’inizio. Quando abbiamo incontrato il Premier Draghi ai primi di agosto abbiamo detto con chiarezza che eravamo pronti ad aggiornare e migliorare i protocolli sulla sicurezza per rendere ancora più sicuri i luoghi di lavoro. Non abbiamo mai sostenuto o avallato le posizioni estremistiche o violente dei no vax. Ma eravamo e siamo contrari ad atti unilaterali delle aziende. Non si possono aggirare le leggi e introdurre per via surrettizia l’obbligo vaccinale. Così come non si possono sospendere senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali servizi essenziali disciplinati dai contratti come le mense. Non servono conflitti o polemiche strumentali. Occorre buon senso e responsabilità di tutti a partire da Confindustria che avrebbe dovuto fare di più per sostenere la campagna vaccinale nei luoghi di lavoro e soprattutto far rispettare a tutte le aziende l’accordo di Palazzo Chigi contro i licenziamenti.

Intanto c’è da portare avanti le riforme. Il dialogo sociale, però, sembra girare a vuoto: il ministro Orlando non il potere per chiudere le intese? Cosa serve?

Penso che il Presidente Draghi abbia usato parole chiare sulla prossima agenda di Governo: bisogna però che questa road map sia realmente partecipata dalle forze sociali, attraverso un metodo autenticamente concertato. Abbiamo chiesto un incontro urgente al premier proprio su questo punto: bisogna condividere gli obiettivi da raggiungere e anche gli strumenti da adottare su cui le istituzioni e le parti sociali devono fare ciascuno la loro parte. Il Governo deve rispettare gli impegni, facendo riprendere subito il confronto sui temi chiave della ripartenza nazionale: dagli ammortizzatori alle politiche attive, dalle riforme agli investimenti produttivi, dalle strategie industriali al riscatto del Mezzogiorno, da una svolta sulla partecipazione alla sicurezza nei luoghi di lavoro. E poi sanità, pubblico impiego, scuola, politica fiscale, un sistema pensionistico più sostenibile: tutti capitoli sui quali la Cisl è pronta a misurarsi con proposte concrete, avviando una governance partecipata del Pnrr e qualificando la prossima Legge di Bilancio. Dobbiamo fare presto e ritrovarci in un progetto programmatico comune, a cui dare la forma di un nuovo Patto Sociale orientato dalla bussola della corresponsabilità.

Ma in concreto, ad esempio, sulle pensioni qual è la vostra proposta?

Bisogna evitare questo iniquo scalone da gennaio 2022. Sarebbe una beffa per milioni di lavoratori. Lo abbiamo detto a tutte le forze politiche e ci sembra che tutti condividano le nostre preoccupazioni. Abbiamo bisogno di introdurre elementi di flessibilità in uscita, tenendo conto della gravosità dei mestieri e delle diverse condizioni lavorative. Bisogna poter andare in pensione a 62 anni e, a prescindere dall’anagrafe, raggiunti i 41 anni di contributi, riconoscendo alle madri lo sconto di un anno per ogni figlio. E poi dobbiamo discutere di una pensione di garanzia per i giovani e di come sostenere i non autosufficienti.

E sugli ammortizzatori sociali? Per l’Alitalia avete chiesto la cassa integrazione fino al 2025, così non si passerà mai dalle politiche passive a quelle attive per il lavoro…

Condividiamo il progetto di estendere gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, compresi quelli che operano nelle aziende sotto i 6 dipendenti e gli autonomi. La chiave è quella di una universalità solidaristica, inclusiva, assicurativa, con oneri modulati in base alla grandezza delle imprese e una prima fase a carico della fiscalità generale. Il sostegno al reddito dovrà essere sempre legato al diritto-dovere di formazione e a percorsi di ricollocazione. Questo deve essere uno dei punti cardine delle nuove politiche attive. Anche su Alitalia abbiamo detto che serve un progetto che consenta alle persone che temporaneamente sono sospese dall’attività lavorativa di formarsi per essere pronte nella fase di ripartenza.

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