giovedì 3 agosto 2023
Il governo cambia la legge 185 e ricostituisce il Comitato interministeriale abolito nel 1993, svuotando le competenze dell'Uama. Rete pace e disarmo: non lo permetteremo
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Il governo vuole riformare la legge 185 che regolamenta le esportazioni di sistemi di armi, di fatto svuotando le competenze dell'agenzia preposta, l'Uama. La materia torna a essere affidata a un Comitato interministeriale tutto politico. Un ritorno alle norme di trenta anni fa, che allarma le organizzazioni della società civile. Il Consiglio dei ministri ha approvato infatti un disegno di legge che rivede le norme sull'import-export di armi. La nota di Palazzo Chigi parla di «Modifiche alla legge 9 luglio 1990, n, 185, recante nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (Affari esteri e Cooperazione internazionale)».

Lo schema di disegno di legge infatti modifica la legge 185, approvata nel 1990 grazie a una mobilitazione della società civile e in particolare delle riviste missionarie che vedevano gli effetti delle armi italiane nelle guerre africane. Si istituisce presso la presidenza del Consiglio un Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento (Cisd), ricalcando una struttura - esistente prima della legge 185 - che verrebbe presieduta dal capo del governo e composta dai ministri degli Esteri, dell'Interno, della Difesa, dell'Economia e del Made in Italy. Le funzioni di segretario del comitato dovrebbero essere svolte, secondo la bozza del ddl, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Potranno essere invitati alle riunioni anche i ministri di volta in volta interessati. Sarà compito del Cisd formulare gli indirizzi generali per l'applicazione della legge e delle politiche di scambio nel settore della difesa.

Oggi invece spetta all'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) - organismo presso il ministero degli Esteri e della cooperazione - autorizzare o meno i contratti, e quindi le produzioni ed esportazioni, di sistemi di arma stipulati tra governi stranieri e industrie belliche italiane. La 185 all'epoca fu una norma all'avanguardia, poi seguita da una analoga Posizione comune europea del 2008 e e, nel 2013, dal Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty – ATT), che è stato il primo strumento giuridico globale per l’autorizzazione di trasferimenti di armi convenzionali. Con la riforma, all’Uama verrebbero lasciate solo le questioni di carattere tecnico-amministrativo.

Grande l'allarme nel mondo delle associazioni e del Terzo settore. «Ci opporremo sicuramente a tutte le modifiche che andranno in direzione di una diminuzione di trasparenza e controlli - è il commento a caldo di Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Rete italiana Pace e disarmo - e invece dovremmo sempre di più implementare le prescrizioni delle norme internazionali, come la Posizione comune europea del 2008 e il Trattato sul commercio delle armi (Att). Se modificano la legge - avverte Vignarca - sappiano che dovranno inglobare nella nuova legge le norme più restrittive del Trattato internazionale. Quando il Parlamento ratificò l'Att, infatti, si disse che non c'era bisogno di modifiche perché la 185 prevedeva già le norme previste dal Trattato. Ma se la 185 viene toccata, non si possono fare solo le modifiche su Comitati e procedure, si dovranno invece inserire i criteri dell'Att, anche più stringenti di quelli della 185». Un esempio? «Sui diritti umani il Trattato dice che non si può esportare se c'è un rischio di commettere abusi sui diritti umani - spiega Rete pace e disarmo - non quando gli abusi vengono accertati. Non è un caso che certe cose si provino a fare ad agosto. Ma non lo permetteremo».

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