
Giuseppe Conte e Francesco Boccia durante il corteo di Roma - Ansa
«Pacifisti senza compromessi», si leggeva su uno dei tanti cartelli esposti durante la manifestazione organizzata dal Movimento 5 stelle a Roma, dove secondo le stime del partito erano presenti 100mila persone. Se c’è un aspetto che le univa tutte era proprio l’avversione alla guerra perché, come dicevano altri manifesti, «di pace si vive, di guerra si muore» e quella scelta dall’Europa finora sarebbe una «(dis)umanità armata» mentre i cittadini vogliono «più lavoro, più sanità e meno armi» .
I cori della piazza andavano dai più ostili al Governo, come «Mettete Meloni nei vostri cannoni», alle note di “Bella ciao”, fino ai grandi classici dei pentastellati, come «Onestà!». A dominare nella manifestazione erano infatti le bandiere del M5s, ma quasi al pari di quelle della pace. «Questa è una manifestazione del M5s e va rispettata come tale, ma dentro ci sono tante altre cose – ci dice al corteo l’europarlamentare Marco Tarquinio, indipendente eletto nelle liste del Pd –. C’è anche un asse comune, un’alternativa al Governo delle destre su contenuti concreti, come la pace, che implica un certo tipo di politica sociale, ambientale...». Un’alternativa pacifista che Tarquinio sta provando a portare avanti anche in Parlamento, dove «stiamo lavorando per cercare di correggere la rotta dell’Unione in un momento in cui sta scegliendo la strada del riarmo dei singoli Stati europei, piuttosto che quella della costruzione di una dimensione comune su tutto, dal sociale alla difesa, che non è sinonimo di spesa militare, ma è anche azione diplomatica, cooperazione internazionale...» spiega. Tarquinio non è l’unico di area Pd a pensare di poter unire le opposizioni «per mandare a casa il Governo di Giorgia Meloni», commenta alla manifestazione il senatore Francesco Boccia, che pur sottolineando le numerose differenze con i 5s, si concentra sui punti di contatto. Sull’Ucraina, per esempio, «tutti pensiamo che sia necessario intensificare gli sforzi diplomatici e politici, che vogliamo faccia l’Ue, per negoziare una pace giusta».
All’appello del M5s hanno risposto anche altri partiti, Avs in testa con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Sul palco il padrone di casa, Giuseppe Conte, ha ringraziato chi ha partecipato pur non condividendo tutte le posizioni ed è tornato su alcuni punti di politica estera, come le azioni europee sulla guerra in Ucraina, nell’ambito della quale «non hanno mai fatto una proposta per la pace, nessuno sforzo per impedire che prosegua il conflitto». «Oggi – continua – si rompe la luna di miele che Meloni racconta agli italiani con le sue menzogne. Oggi piantiamo il primo pilastro dell’alternativa e il punto centrale sarà no al riarmo, investimenti nella scuola e nel lavoro».
Concetti che con varie declinazioni abbiamo trovato anche nella piazza, dove oltre alle bandiere di partiti (anche di sinistra), non mancavano quelle della Palestina, della Ue, dell’Italia e persino di alcune regioni. Come la Sardegna, dalla quale sono arrivate centinaia di persone e tra queste Cesare Canavera, di Iglesias, responsabile tecnico di un’azienda. È qui con la moglie e una figlia non solo perché «credo in Conte e nella nostra presidente di Regione Todde», ma soprattutto per chiedere ai rappresentanti «di dialogare, trattare, invece che riarmarci». Come Cesare, gran parte delle persone qui sono iscritte al Movimento o simpatizzanti, ma ci sono pure associazioni attive nel sociale o semplici cittadini.
Sono tante le famiglie presenti e percorrendo il corteo si attraversano un po’ tutte le regioni. C’è, per esempio, la 28enne Elena Armeli, praticante avvocata, che è venuta con il padre Salvatore da Bologna e ci dice: «Vorrei che quei soldi fossero investiti in sanità, prevenzione e ricerca». Oltre questo, «se non si investe di più anche in settori come tecnologia e informatica resteremo indietro nei mercati mondiali», aggiunge il papà. Anche Annalita Luppi, da Casalgrande (Reggio Emilia), al posto delle armi «per mia figlia e i due nipotini vorrei un futuro in cui è ancora possibile muoversi liberamente nel mondo» e ai politici chiede «più welfare e attenzione ai giovani». C’è poi chi come il giovane medico, Marco Trani, – arrivato da Pescara con l’associazione “Luci dal Cosmo” – pensa che «la pace dovrebbe essere al di sopra di tutte le frontiere» ed è qui come cittadino «per contribuire a un nuovo concetto di democrazia, fatto di cooperazione, solidarietà e altruismo». Tante persone chiedono alla Ue una maggiore integrazione, mentre «in questo momento stiamo vedendo un finanziamento alle aziende di armi senza nessun piano e una difesa comune», spiega il 36enne Ivan D’Agostino, da Cassino. «La pace non è un’utopia, si parta dal finanziare l’Onu», aggiunge il 79enne Antonio Di Berardino, da Chieti Scalo. «Questa spesa folle di 800 miliardi taglierà gli investimenti sul sociale, la scuola, i salari – riepiloga infine Marco Montemagni, 72enne attivista del Forum della Pace di Versilia –. Il riarmo ci allontana dalla coesistenza fra tutti i popoli. È una ferita profondissima».