mercoledì 9 aprile 2025
L'esempio di Acutis ha smosso molto di più che una semplice devozione: ha spinto tutta la Chiesa a riscoprire quei testimoni che, nonostante l'età, hanno messo Dio al centro
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Nell’imminenza della beatificazione di Carlo Acutis, nella proposta pastorale 2020-2021, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, aveva indicato che in lui era ravvisabile «l’invito per tutti, in particolare per gli adolescenti, a conoscere e a lasciarsi ispirare da un coetaneo simpatico, moderno, lieto, ad apprezzare la vocazione alla santità con i tratti sorprendenti e affascinanti dell’adolescenza».

Di fatto, secondo il principio dell’eroicità relativa, le virtù di un candidato agli altari, morto in giovanissima o tenera età, sono da commisurare al periodo storico, alla situazione sociale e alla cultura posseduta. Perciò le caratteristiche dell’adolescenza risplendono in modo speciale nelle cause di molti ragazzi e ragazze già beati o santi, oppure iniziate negli stessi anni in cui l’esemplarità di Carlo era ancora sotto esame. I paragoni con lui sono più volte stati rimarcati, tanto da far pensare a un “effetto Acutis” nella riscoperta delle loro storie, ma in ciascuna di esse, come in quella di ogni santo in generale, si nasconde un Vangelo particolare, proclamato anzitutto con la vita.

Il primo tratto degli adolescenti esemplari è l’abbracciare, con entusiasmo, proposte educative con cui sentono una particolare corrispondenza. È accaduto così a colui che per un paio di secoli è stato l’adolescente santo per eccellenza, san Domenico Savio. In lui la “stoffa” di partenza, secondo la metafora adoperata da san Giovanni Bosco dopo il loro primo incontro, era già buona, ma per diventare un abito finito e confezionato è andata incontro a tagli, aggiustamenti, ritocchi: ad esempio, nell’equilibrare il tempo da trascorrere in preghiera con quello impegnato nel gioco.

Inoltre, quando i ragazzi si sentono amati dalla famiglia d’origine, ricambiano sia con gesti d’affetto, sia restando coerenti con i principi imparati in casa. Questo aspetto è ben evidente nella vita di Paola Adamo, serva di Dio il cui processo diocesano si è concluso a Taranto lo scorso 21 marzo: ai suoi genitori dedicava poesie, pensieri, disegni in occasione di anniversari o semplicemente perché grata di essere stata messa al mondo. Può avere questa chiave di lettura, tra le tante, la vita della beata tredicenne cilena Laura Vicuña, pronta anche a morire perché sua madre uscisse da una relazione non benedetta dal matrimonio e tornasse ai Sacramenti.

Questi giovanissimi esempi hanno poi un’alta considerazione dell’amicizia con i coetanei, perdurata oltre la loro dipartita terrena. Dalla venerabile Lorena D’Alessandro, sedicenne romana, come testimoniano i suoi diari, l’amicizia era vissuta con estrema passione, tanto da portarla a dispiacersi profondamente se litigava con qualcuna delle ragazze con cui condivideva, tra l’altro, l’impegno in parrocchia. Oggi sono loro, ormai cresciute, a essere tra le più convinte della sua santità, tanto da aver costituito l’associazione che si è resa parte attrice della sua causa.

Gli adolescenti santi sono anche consapevoli di vivere in tempi dove la testimonianza cristiana a volte viene screditata, quando non perseguitata. Di questo sono rappresentative le riflessioni contenute negli scritti del diciassettenne servo di Dio Pietrino Di Natale, che per la sua adesione al Movimento dei Focolari e per i suoi impegni come chierichetto e catechista era apostrofato come “don Pietrino” dai coetanei, ma continuava a esprimere con slancio il suo amore per Gesù e per il prossimo.

Appena percepiscono un dissidio tra i principi da loro vissuti e quelli in cui invece non si riconoscono, i ragazzi sugli altari (o in cammino per esserlo) prendono infatti nettamente posizione. Vale per due dei santi protomartiri del Messico, Antonio e Juan, che collaborarono con i missionari alla raccolta e alla distruzione di molti idoli venerati dagli aztechi, e per il loro conterraneo san José Sánchez del Río, portabandiera, in senso letterale oltre che metaforico, dell’esercito dei cristeros a difesa della Chiesa messicana negli Anni Venti del secolo scorso.

Non è raro, anche se è più tipico dei ragazzi vissuti fino a pochi decenni fa, che essi s’interroghino sulla vocazione alla vita consacrata e intraprendano i primi passi a riguardo. Ne sono esempio due venerabili, Maggiorino Vigolungo, di Alba, morto a quattordici anni, e Faustino Pérez Manglano-Magro, sedicenne di Valencia: il primo fu tra gli aspiranti della Società San Paolo appena nata, mentre il secondo, allievo dei Marianisti, si riconobbe chiamato al sacerdozio tra quei religiosi.

Infine questi adolescenti, quando fanno esperienza della malattia, affrontano scoraggiamenti inevitabili, ma sono altrettanto capaci di riflessioni spirituali, espresse con un linguaggio vicino alla loro età. Proprio con una descrizione del Paradiso «come quello che disegnano nei cartoni animati», più precisamente nel film L’era glaciale 2, la bergamasca serva di Dio Giulia Gabrieli conclude il libro-testimonianza che aveva voluto per parlare anzitutto ai ragazzi come lei.

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