
L'immagine del migrante con le fascette ai polsi che fungono da manette
L'immagine è sfocata e le manette si vedono appena, ma tanto basta per provocare un nuovo caso sui centri in Albania, su cui l'Italia e il governo sembrano non trovare pace (né soluzione). Da lontano si vede una persona scendere dalla nave Libra, accompagnata da agenti per salire a bordo di una camionetta della Guardia di Finanza. La persona ha delle fascette ai polsi, che fungono da manette. Viene seguita a vista da altre tre persone in borghese. Si tratta di uno dei 40 profughi spediti in Albania dal governo, per dare un senso alla costruzione del centro di Gjader, finora deserto.
Le polemiche sono immediate. Per l'europarlamentare del Pd, Cecilia Strada, appena arrivata in Albania, «sono immagini vergognose, che mostrano quello che l'Italia sta facendo alle persone sui loro diritti fondamentali». L'immagine viene subito associata da quella parte della società civile che si occupa di migranti alle immagini che nei giorni scorsi sono arrivate Oltreoceano. Lo show a favore di social in quelle che erano state definite vere e proprie deportazioni da parte dell'amministrazione Trump. «Ci hanno spiegato che erano state impiegate per motivi di sicurezza, per l'incolumità delle persone e per evitare autolesionismo e disordini a bordo» dirà poi Sala.
Il governo non arretra, anzi rivendica tutto questo. Per il vicepremier Matteo Salvini, «mi stupisce lo stupore di chi si stupisce. Come dovevamo trasfgerirli? Con le mimose? Con la colomba pasquale, con l'uovo pasquale dovevano essere trasferiti? Se degli irregolari, clandestinamente presenti sul territorio nazionale, in via di espulsione, con precedenti penali, vengono accompagnati in manette in un centro per rimpatri, dove è il problema?» dice con sarcasmo il leader leghista.
La reazione delle associazioni, cattoliche e laiche, in prima linea per l'accoglienza, raccolte nel Tavolo Asilo, è conseguente. «È una insopportabile esibizione di crudeltà, che calpesta i diritti di quelle persone e i principi del nostro sistema giuridico» scrive il Tavolo in una nota. «Con il decreto legge n. 37/2025 il Governo italiano ha voluto deportare in Albania persone straniere già trattenute nei Cpr italiani in attesa di rimpatrio senza alcuna giustificazione se non quella di rimediare al flop del Protocollo con l'Albania». Non solo: si tratta di un'operazione compiuta «con un impiego di forze di polizia priva di qualsiasi motivazione: 2 poliziotti a controllare ogni straniero ammanettato ad uso esclusivo delle telecamere e dei giornalisti per comunicare una pericolosità inesistente. Il ricorso alle manette per persone, è bene ricordare, trattenute nei Cpr e ora in Albania non perché abbiano commesso un reato, ma perché destinatarie di un provvedimento amministrativo di espulsione, cioè perché hanno un documento scaduto».