Siciliani
La pace si impara anche a scuola e non si è mai troppo piccoli per cominciare ad esercitarsi. Educare alla pace è difficile ma è sempre più urgente, soprattutto alla luce delle nuove e, per certi versi, inattese minacce cui è quotidianamente sottoposta. «La pace comincia da ciascuno di noi e ciascuno può fare qualcosa per costruirla ogni giorno», ricorda Aluisi Tosolini, una vita nella scuola come preside e oggi coordinatore della Rete delle scuole per la pace, che riunisce centinaia di istituti di tutta Italia, dalla primaria alle superiori. Realtà che, per quest’anno scolastico, hanno deciso di lavorare sul programma nazionale “Per la pace. Con la cura”, proposto, oltre che dalla Rete nazionale delle scuole per la pace, anche dal Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani, dalla Tavola della pace, dal Centro diritti umani “Antonio Papisca” e dalla Cattedra Unesco “Diritti umani, democrazia e pace” dell’Università di Padova.
«Proprio perché si tratta di un’esperienza scolastica – sottolinea Tosolini – abbiamo pensato a degli “esercizi per la pace” con l’utilizzo di due quaderni, uno per la scuola primaria e secondaria di primo grado e l’altro per le superiori, con l’indicazione di quindici esercizi da programmare e realizzare a scuola».
Si parte dall’«imparare a salutarci guardandoci negli occhi» e si finisce con l’impegno a «ripudiare la guerra». Nel mezzo si lavora sulla cura dell’ambiente ma anche delle parole che usiamo, sul rifiuto della violenza e della cura del vivere e lavorare insieme.
«La pace si fa mettendo in gioco testa, cuore e mani, come ha recentemente ricordato papa Francesco», riprende Tosolini. E proprio l’incontro con il Santo Padre del 28 novembre, sarà l’evento straordinario di quest’anno per le scuole della Rete per la pace. A oltre un mese di distanza dall’appuntamento in Aula Paolo VI, sono già più di cento gli istituti iscritti, segno che la scelta di educare alla pace si sta diffondendo tra dirigenti, insegnanti e alunni. Un movimento che cresce ogni giorno e che dall’inizio dell’anno vede le scuole lavorare su un percorso comune, cominciato il 21 settembre con la Giornata internazionale della Pace e terminerà il 21 maggio 2023 con la Marcia Perugia-Assisi della Pace e della fraternità.
«Fare esercizi di pace – ricorda il coordinatore Tosolini – significa, per esempio, imparare ad avere cura di sé e degli altri, dell’ambiente e delle relazioni, fino alle istituzioni che ci rappresentano tutti. Anche il linguaggio è importante e su questo le scuole sono impegnate ad educare gli alunni a prendersi cura delle parole che usano tutti i giorni, anche attraverso i social».
La scuola, insomma, vuole essere un «controcanto» rispetto alla narrazione corrente sulla guerra. Una «voce di impegno e di speranza» che, a partire dai più piccoli, lavora per far crescere, dal basso, uno nuovo stile di relazioni e di convivenza, sull’esempio del nuovo Patto globale per l’educazione lanciato dal Papa e ripreso dall’Onu a settembre durante il Transforming educational summit.
«Per la scuola – rilancia Tosolini – acquisire competenze di pace significa lavorare sull’educazione civica e sulle competenze nelle relazioni, attraverso strumenti innovativi come i due Quaderni degli esercizi di pace che proponiamo di adottare e che, in definitiva, insegnano ai giovani comportamenti da adottare per una vita migliore».
Bambini, ragazzi ed adolescenti che riprendono in mano la propria vita liberando energie positive e sentendosi artefici del proprio futuro, imparando ad accogliere le complessità e ad affrontare le incertezze della vita, realizzando e condividendo esperienze significative di qualità.
«L’idea dei quaderni per le scuole – sottolinea Tosolini – nasce con l’intento di tenere traccia del lavoro svolto, una sorta di diario di bordo di esercizi che, svolti quotidianamente, diventano abitudine. Per esempio, imparare ad usare parole di pace per poi essere allenati ad utilizzarle sempre, in qualsiasi contesto, non soltanto scolastico».
In particolare, si legge nel manifesto “Per la pace. Con la cura”, il programma si propone di «contrastare il senso di smarrimento, inquietudine e sfiducia che si va diffondendo tra le giovani generazioni; liberare le energie positive e le intelligenze di cui sono portatrici tutte le giovani generazioni; ricostruire fiducia e speranza imparando ad affrontare problemi difficili».
Un programma da realizzare non soltanto nella propria scuola o con le scuole della Rete ma proprio «con il mondo, in rapido e continuo cambiamento», come si legge sempre nel Manifesto. Una modalità che consentirà alla scuole della Rete per la pace di «partecipare attivamente al grande cantiere avviato dall’Onu per promuovere la costruzione di un mondo più giusto, equo e pacifico partendo dall’educazione».
Lavoro che, naturalmente, va programmato per tempo, perché chiede a tutti di affrontare problemi molto complessi e, all’apparenza, «più grandi noi». Da qui nasce, allora, il percorso didattico “Prepariamoci”, che viene proposto alle scuole, partendo dal presupposto che «il lavoro della scuola è essenziale» per affrontare anche fenomeni come la pandemia, i cambiamenti climatici con le catastrofi che comportano, la siccità e, non da ultimo, la guerra che da otto mesi si combatte nel cuore dell’Europa.
«Davanti a questi problemi – si legge sempre nel Manifesto della Rete delle scuole per la pace – ci sentiamo piccoli e inadeguati. E così pensiamo di non poter fare niente. Per questo fingiamo che non ci riguardino e li ignoriamo fino a quando, quasi sempre all’improvviso, non ci toccano direttamente. Ma allora, sarà troppo tardi e ci resterà molto poco da fare. L’incapacità di padroneggiare la propria vita e il mondo in cui si vive è alla radice di molti problemi personali e sociali che si vanno diffondendo: senso di smarrimento, ansia, inquietudine e sfiducia, aggressività, violenza, conflitti, disagio ed emarginazione, disoccupazione, povertà, disuguaglianze».