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Il suo nome resterà per sempre legato alla legge 62/2000 nota come legge sulla parità scolastica. Luigi Berlinguer è morto all’età di 91 anni dopo una lunga malattia a Siena. È stato il ministro della Pubblica Istruzione che ebbe il coraggio di dare una risposta legislativa a una questione, come quella della parità scolastica, che per decenni era rimasta priva di interventi.
Fu proprio con quella legge di 23 anni fa che venne sancito un unico sistema scolastico nazionale con scuole gestite dallo Stato e scuole da Enti locali o dal privato sociale, ma tutte appartenenti all’unico sistema. Una svolta che vide Luigi Berlinguer, uomo di sinistra, ma anche appassionato della scuola ed esponente di spicco del mondo accademico italiano, consapevole che i tempi fossero maturi per questa legge.
Un convincimento che nel tempo si è fatto sempre più intenso, tanto da farlo diventare una delle voci più autorevoli della libertà di scelta in campo educativo, considerandola un elemento costituzionalmente sancito.
Quasi una vera e propria “conversione” per questo uomo di scuola e di università, a cui abbinava la passione politica sin dalla giovane età. Era nato a Sassari il 25 luglio 1932. Fratello di Sergio (che fu segretario generale del Quirinale durante la presidenza Cossiga), era anche cugino di Enrico, il segretario nazionale del Partito comunista italiano (dal 1971 al 1984). Laureatosi in Giurisprudenza nel 1955 alterna la militanza politica (fu prima consigliere e poi sindaco del comune di Sennori) a quella accademica. Nel 1972 diventa preside della facoltà di Giurisprudenza, ma l’anno successivo viene chiamato dalla stessa facoltà ma dell’Università di Siena.
In campo politico la sua attenzione andrà sempre verso i problemi dell’educazione, della scuola e dell’università. Nel mondo accademico senese ricopre l’incarico di rettore dell’ateneo dal 1985 al 1993, quando l’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi lo chiamò come ministro dell’Università e della ricerca scientifica nel suo governo tecnico. Una permanenza breve (dal 29 aprile al 4 maggio 1993) per questioni legate alla mancata autorizzazione a procedere contro l’allora segretario del Psi Bettino Craxi, che portò alle dimissioni dei ministri dell’area Pds.
Tornerà al governo (per restarvi per quattro anni) come ministro della Pubblica Istruzione con l’interim per l’Università nel governo Prodi e poi in quello D’Alema. Proprio in questo quadriennio prende forma la riforma della parità scolastica.
Più volte deputato e senatore, dopo una parentesi nel Consiglio superiore della magistratura (2000-2006) approdò anche al Parlamento Europeo (dal 2009 al 2014).
Ritiratosi dalla politica attiva e dall’attività accademica, non ha mai smesso di occuparsi di temi legati all’educazione. Negli ultimi anni si batteva affinchè venisse data maggior importanza anche all’educazione musicale. E fino all’ultimo non ha mai smesso di difendere la legge sulla parità scolastica. “Con la legge 62/2000 ho dato piena attuazione al dettato costituzionale” amava rispondere a chi gli chiedeva se si fosse pentito di quella scelta.
Il cordoglio per la sua scomparsa è unanime. Il primo a farsene portavoce è stato l’attuale ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. “È stato un ministro appassionato di scuola, sempre aperto al dialogo, ha lasciato una traccia importante” ha scritto in un tweet porgendo le condoglianze alla famiglia.
“Aveva una autentica passione per la scuola pubblica – sottolinea l’ex premier Romano Prodi -, un impegno condotto con intelligenza e rigore. Era un europeista convinto e ha dedicato la sua vita alla politica. A lui ero legato da sentimenti di vera amicizia, un legame forte, a cui si univa una stima profonda”.
Dolore espresso anche dal Partito Democratico che ha avuto in Luigi Berlinguer uno dei suoi fondatori. “Ci lascia una personalità appassionata e impegnata ma soprattutto Luigi Berlinguer lascia a noi l'eredità di avere a cuore, e difendere, il patrimonio inestimabile della nostra cultura politica” ha dichiarato la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein.
La camera ardente sarà allestita nell’Aula Magna dell’ateneo di Siena, che ha guidato per nove anni.