martedì 4 giugno 2024
Esposto della premier in Procura antimafia: «Nel 2023, troppe domande di stranieri rispetto ai datori di lavoro, soprattutto in Campania». Presto una stretta normativa in Cdm. Scettico il Pd.
Un gruppo di migranti sbarcati a Lampedusa

Un gruppo di migranti sbarcati a Lampedusa - Ansa

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Mezz’ora di incontro, negli uffici romani della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Tanto è durato il vis-à-vis fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il procuratore nazionale Giovanni Melillo, al quale la premier ha consegnato «un esposto» sui dati di ingresso in Italia «di lavoratori stranieri avvenuti negli ultimi anni, avvalendosi dei cosiddetti Decreti flussi». In via Giulia, Meloni si è recata alle undici di mattina, accompagnata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per rappresentare - ha spiegato lei stessa in una informativa in Consiglio dei ministri - il sospetto che «i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengano utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare». L’intenzione della premier è di contribuire a fermare, attraverso l’esposto in Dna (Direzione nazionale antimafia), e a correggere, con una stretta normativa, «un meccanismo di frode e aggiramento delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante interferenza del crimine organizzato», sul modello di interventi già adottati «per il superbonus edilizio e per il reddito di cittadinanza».

«Troppe domande rispetto ai datori di lavoro»

La tesi sostenuta dalla premier si basa sui «dati allarmanti» emersi dal monitoraggio. Da alcune Regioni, ha spiegato Meloni ai ministri, «abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, singoli o imprese».

Il caso Campania

Dati alla mano, «nel 2023, sui permessi per lavoro stagionale in campo agricolo o turistico-alberghiero, su 282mila domande, 157mila arrivano dalla Campania, mentre 20mila arrivano dalla Puglia». Numeri che, secondo il ragionamento meloniano, cozzano contro un’evidenza: nel settore agricolo, la Puglia ha circa il 12% delle imprese agricole italiane e la Campania solo il 6%». Inoltre, ancor «più preoccupante» viene definito dalla premier un altro fatto: «A fronte del numero esorbitante di domande di nulla osta, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al Decreto flussi ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro». Un fatto peraltro segnalato da tempo a livello nazionale - come sanno i lettori di Avvenire - nel dossier Ero Straniero, che ne attribuisce la ragione a lentezze burocratiche ministeriali nell’esame delle domande. Sia come sia, in Campania quel dato nel 2023 risulta inferiore al 3%, ma lo scarto - annota ancora Meloni - «accomuna, anche se con numeri meno spaventosi, molte regioni italiane». Una situazione che a Napoli, da quanto filtra dalla procura guidata da Nicola Gratteri, è già monitorata con attenzione.

Il doppio binario: inchieste e nuove norme

La linea d’azione valutata dalla premier è quella del doppio binario: «Se, come immagino, da una parte l’autorità giudiziaria aprirà una o più indagini in base agli elementi forniti e farà seguire la necessaria opera di accertamento per il passato - argomenta Meloni -, dall’altro lato le soluzioni per fermare questo meccanismo in futuro competono al governo». In altre parole, lo stesso gruppo tecnico di lavoro che ha tirato fuori i dati (coordinato dalla Presidenza del Consiglio e a cui partecipano i ministeri di Interno, Esteri, Lavoro, Agricoltura e Turismo) «ha ipotizzato delle iniziative da intraprendere, sia di ordine legislativo, sia di ordine amministrativo».

«Entrerà solo chi ha un contratto»

Meloni riferisce di aver fatto effettuare «una ricognizione solo sui due decreti flussi varati da noi, ma è ragionevole ritenere che le stesse degenerazioni si trascinassero da anni e mi stupisce che nessuno se ne sia reso conto». Il governo dunque modificherà «i tratti operativi che hanno portato a queste storture, nel rispetto del principio della legge Bossi Fini». In che modo? Con l’ennesimo giro di vite, che potrebbe essere varato con un «articolato» ampio nel primo Consiglio dei ministri utile dopo il G7. Verrà consentito, annuncia Meloni, « l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro».

Il Pd: no a speculazioni, l’Antimafia approfondisca

L’iniziativa della premier viene accolta con scetticismo dalle opposizioni, col Pd pronto a chiedere che la Commissione parlamentare antimafia «faccia chiarezza», evitando «rischi di speculazioni» e iniziando con un’audizione del procuratore Melillo.

Scontro sul calo degli arrivi

In Cdm, la premier ha anche esposto i dati relativi agli sbarchi, evidenziando per l’anno in corso l’abbattimento «del 60%» degli arrivi illegali rispetto allo stesso periodo del 2023, grazie alla collaborazione «con Tunisia e Libia». Ma anche su questo, il responsabile sicurezza del Pd Matteo Mauri avanza obiezioni: «Peccato che la premier si dimentichi di dire che i dati dei primi cinque mesi del 2024 (con 21.574 arrivi) sono più alti di quelli (20.154) dello stesso periodo del 2022, quando lei era all’opposizione e al governo c’erano Draghi e Lamorgese».

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