lunedì 26 febbraio 2024
Coinvolti i membri dei clan Parisi-Palermiti, Strisciuglio e Montani ma anche ex amministratori. Il ministro Piantedosi: segnale forte dello Stato. L'arcivescovo Satriano: crimine anche in politica
L'operazione della Polizia, scattata all'alba, ha coinvolto anche il nucleo elicotteri

L'operazione della Polizia, scattata all'alba, ha coinvolto anche il nucleo elicotteri - Ansa-Polizia di Stato

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Non è bastata l’inchiesta giudiziaria del 2022 per far luce sulle collusioni e sul “mercato” di voti nelle amministrative del 2019 a Bari. Perché una nuova, poderosa indagine della Dda del capoluogo pugliese ha fatto emergere molto altro. Non solo uno scambio elettorale politico mafioso che ha coinvolto i membri dei clan Parisi-Palermiti, Strisciuglio e Montani di Bari, che sarebbero stati contattati direttamente dall'ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (ora in carcere) per permettere l'elezione della moglie Maria Carmen Lorusso (ai domiciliari insieme al padre Vito, oncologo in passato già sottoposto a misura per altre vicende) al Consiglio comunale di Bari cinque anni fa. Le carte degli inquirenti parlano adesso anche di infiltrazioni della mafia nell'imprenditoria cittadina, in particolare nel settore del caffè e dell'automotive, nonché nell'azienda dei trasporti cittadina, l'Amtab, da ieri commissariata. Ma anche di estorsioni, porto e detenzione di armi, illecita commercializzazione di stupefacenti, turbata libertà degli incanti, estorsione in competizioni sportive (svelate anche le presunte combine ordinate dai clan delle partite di calcio Corato-Fortis Altamura del 30 aprile 2017 e del 7 ottobre 2018).
, tutti aggravati dal metodo mafioso e contestati, soprattutto, a vertici e affiliati del clan Parisi-Palermiti del quartiere Japigia. Sono questi i reati di cui saranno chiamati a rispondere, a vario titolo, le 130 persone destinatarie delle 137 misure cautelari (alcuni indagati erano comuni alle due ordinanze emesse dal gip Alfredo Ferraro) eseguite nell'operazione Codice interno, da oltre mille agenti della Polizia di Stato.

Per 110 indagati è stato disposto il carcere (più di 30 erano già detenuti), per 25 i domiciliari, per altri due misure interdittive. In prigione è finito anche Tommaso “Tommy” Parisi, cantante neomelodico e figlio del boss Savino (detto Savinuccio), del quartiere Japigia, già condannato in primo grado a otto anni per associazione mafiosa. Domiciliari, dunque, per la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, eletta con la lista “Di Rella sindaco” (centrodestra) e poi passata alla maggioranza che sostiene il sindaco Antonio Decaro.

Agli indagati sono stati sequestrati beni per complessivi 20 milioni di euro. Quello che emerge è «un quadro estremamente allarmante dell'operatività del clan Parisi e della sua vocazione universalista, tipica delle associazioni mafiose, di occupare ogni spazio della vita economica e sociale che consenta di ricavare vantaggi e utilità». A dirlo il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, nel corso della conferenza stampa con cui è stata annunciata l'operazione “Codice interno”. «I fenomeni mafiosi in Puglia - ha aggiunto - presentano delle situazioni di complessità che impongono indagini estremamente difficili, per le quali sono necessari strumenti sempre più sofisticati».

Occorre però andarci piano prima di accreditare uno scenario di inquinamento diffuso e privo di distinzioni. È quanto sottolineato dal procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi: «Quando si parla di condizionamento elettorale - ha ammonito -, si rischia di pensare che tutto sia inquinato. C'è stata una parziale e circoscritta attività di inquinamento del voto all'interno delle Comunali su cui l'Amministrazione ha saputo rispondere. La mafia è pericolosa non solo per il suo aspetto militare, ma perché per raggiungere profitto penetra nella società civile, nella politica e crea danni devastanti. Il lavoro investigativo è stato eccellente, ed è stato un aiuto ulteriore perché la città di Bari sia libera dai clan. Abbiamo accertato - ha chiarito il procuratore rispondendo ai giornalisti - l'insussistenza del coinvolgimento del sindaco Decaro».

Proprio il primo cittadino, anche rispondendo ad alcune critiche dell'opposizione, ha commentato che «da quando sono stato eletto sindaco ho fatto del contrasto alla mafia barese una battaglia quotidiana. Ho sempre sfidato a viso aperto e denunciato i clan. Ma è evidente che questo non è e non potrà mai essere sufficiente. Il lavoro, purtroppo, è ancora lungo e faticoso, e l'aiuto delle forze dell'ordine e della magistratura è determinante». E in merito al provvedimento sull'Amtab: «Ora il consiglio di amministrazione, affiancato dall'amministratore giudiziario con i suoi poteri straordinari, potrà fare definitivamente luce su tutte le opacità che riguardano l'azienda, facendo compiere alla città un altro passo verso la liberazione dal cancro della criminalità organizzata».

L'operazione di Bari ha provocato numerose reazioni. «Oggi è stato fatto segnare un altro importante risultato nell'azione di contrasto alle organizzazioni criminali». Così il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. «I risultati conseguiti ogni giorno su questo fronte sono la riprova di un impegno corale nella lotta alle mafie e testimoniano la professionalità e le capacità delle forze dell'ordine, che ringrazio per il loro impegno sul territorio, impegno grazie al quale è possibile garantire a tutti i cittadini, nei contesti più diversi, sicurezza e legalità», ha proseguito il titolare del Viminale, evidenziando come «questi interventi forniscano risposte concrete alle comunità locali e rafforzino la presenza dello Stato in contesti difficili».

Dal canto suo, l’arcivescovo di Bari-Bitonto, Giuseppe Satriano, ha invitato a «stare attenti perché ogni momento di cambio di guardia e di avvicendamento a livello politico è sempre qualcosa di appetibile dalla malavita. E noi non siamo avulsi». L'arcivescovo ha specificato di non essere «ancora aggiornato su quanto accaduto» ma è evidente che «il nostro territorio, per quanto abbellito da un turismo crescente, è anche un terreno fertile per logiche criminali che si possono anche annidare nell'ambito della politica. Attendiamo, vediamo, cerchiamo di capire e soprattutto manteniamoci saldi e vigilanti sul nostro operare - ha concluso - questo credo che sia un atteggiamento virtuoso da coltivare».

Come detto, due anni fa le consultazioni comunali furono oggetto di un'altra indagine sui rapporti tra politica e mafia che portò all'arresto dell'allora consigliera comunale Francesca Ferri, eletta sempre nelle file della lista “Di Rella sindaco”. Ferri, il compagno Filippo Dentamaro e il presidente del Foggia Calcio, Nicola Canonico, sono attualmente sotto processo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e scambio elettorale politico mafioso per le elezioni di Bari e del vicino comune di Valenzano. Coinvolti in quell'inchiesta anche i vertici del clan Buscemi di Valenzano, legati proprio al clan Parisi del quartiere Japigia.

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