Liliana Segre (Ansa)
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato senatrice a vita, ai sensi dell'articolo 59, secondo comma, della Costituzione, la dottoressa Liliana Segre per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale.
Liliana Segre, nata a Milano il 10 settembre 1930 è una reduce dell'olocausto italiano, sopravvissuta ai campi di concentramento
nazisti e testimone vivente dell'orrore di Auschwitz.
"Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo cosiì pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare". Ha detto Liliana Segre, subito dopo la nomina. E rivolta a Mattarella ha aggiunto: "Lo ringrazio per questo altissimo riconoscimento. La notizia mi ha colto completamente di sorpresa. Non posso però darmi altra importanza che quella di essere un araldo, una persona che racconta ciò di cui è stata testimone..."
«Non ho mai fatto politica attiva - ha ricordato - e sono una persona comune, una nonna con una vita ancora piena di interessi e di impegni. Certamente il Presidente ha voluto onorare, attraverso la mia persona, la memoria di tanti altri in questo anno 2018 in cui ricorre l'80° anniversario delle leggi razziali». ( LEGGI ANCHE: OTTANTA ANNI FA LE LEGGI RAZZIALI )
Il decreto è stato controfirmato dal presidente del Consiglio dei Ministri, onorevole Paolo Gentiloni. Mattarella ha informato telefonicamente la neo senatrice a vita della nomina che è la prima del settennato Mattarella. Nomina significativa anche perché cade nell'80° della promulgazione delle leggi razziali da parte del regime fascista nel 1938. Mattarella ha sempre dimostrato una forte sensibilità alla tragedia del popolo ebraico. Lo dimostrò anche nel suo messaggio al Parlamento dopo il giuramento come nuovo presidente della Repubblica, il 3 febbraio 2015. Ricordò con emozione l'attentato alla sinagoga della capitale: «L'Italia ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell'odio e dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano»
La presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni commenta con queste parole la nomina di Liliana Segre a senatrice a vita: "A nome di tutte le comunità ebraiche in Italia esprimo la nostra commozione per la decisione del Presidente Mattarella. Questa nomina risponde esattamente alla profonda esigenza di assicurare che l'istituzione chiamata a legiferare abbia a Memoria quanto avvenuto nel passato e sappia in ogni atto associare al formalismo della legge anche l'intrinseca giustizia e rispondenza ai fondamentali principi etici, in un contesto sempre più preoccupante nel quale l'oblio rischia di divenire legge oltre che fenomeno sociale".
La vita di Liliana Segre
Liliana Segre è nata a Milano il 10 settembre 1930 da Alberto Segre e Lucia Foligno. Persa la madre in tenera età, quando non
aveva ancora compiuto un anno, ha vissuto unitamente al padre e ai nonni paterni. Vedova di Alfredo Belli Paci, sposato nel 1951,
e madre di tre figli, attualmente risiede a Milano, in via Telesio Bernardino 16. All'età di otto anni rimase vittima delle leggi razziali
del fascismo, quando nel settembre del 1938 fu costretta ad abbandonare la scuola elementare, iniziando l'esperienza dolorosa e
terribile della persecuzione.
Il 7 dicembre 1943, unitamente al padre e a due cugini, cercò invano, con l'aiuto di alcuni contrabbandieri, di riparare in Svizzera.
Venne tuttavia catturata dai gendarmi del Canton Ticino e rispedita in Italia dove, il giorno successivo, fu tratta in arresto a Selvetta di Viggiù (VA). Dopo sei giorni nel carcere di Varese venne trasferita dapprima a Como e alla fine a Milano-San Vittore, dove rimase detenuta per 40 giorni.
Il 30 gennaio 1944 venne deportata con il padre in Germania, partendo dal "Binario 21" della Stazione Centrale di Milano.
Raggiunto il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, fu internata nella sezione femminile. Non rivedrà mai più il padre, che morirà ad Auschwitz il 27 aprile 1944. Anche i suoi nonni paterni, arrestati a Inverigo (CO) il 18 maggio 1944, furono deportati ad Auschwitz, ove furono uccisi il giorno stesso del loro arrivo, il 30 giugno dello stesso anno.
Alla selezione, le venne imposto e tatuato sull'avambraccio il numero di matricola 75190. Durante la sua permanenza nel capo di concentramento fu impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni "Union", di proprietà della Siemens, lavoro che svolse per circa un anno.
Il 27 gennaio 1945, sgomberato il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz per sfuggire all'avanzata dell'Armata Rossa, i
nazisti trasferirono 56.000 prigionieri, tra cui anche Liliana Segre, a piedi, attraverso la Polonia, verso nord. La Segre, non ancora
15enne, fu condotta nel campo femminile di Ravensbruck e in seguito trasferita nel sotto campo di Malchow, nel nord della
Germania. Fu liberata il 1 maggio 1945, unitamente agli altri prigionieri, dopo l'occupazione del campo di Malchow da parte dei russi. Tornò a Milano nell'agosto 1945.
Liliana Segre è una dei 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati nel campo di
concentramento di Auschwitz.
Nel 1990, dopo 45 anni di silenzio si rese per la prima volta disponibile a partecipare ad alcuni incontri con gli studenti delle scuole
di Milano, portando la sua testimonianza di ex deportata. È insignita di diverse onorificenze. È Commendatore Ordine al Merito ella
Repubblica Italiana, conferitagli con motu proprio del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 29 novembre 2004.
È Medaglia d'oro della riconoscenza della Provincia di Milano, assegnatagli nel 2005. Il 27 novembre 2008 ha ricevuto la
Laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'Università degli Studi di Trieste, mentre il 15 dicembre 2010 l'Università degli Studi di
Verona le ha conferito la Laurea honoris causa in Scienze pedagogiche.
È Presidente del Comitato per le "Pietre d'inciampo" - Milano, che raccoglie tutte le associazioni legate alla memoria della
Resistenza, delle deportazioni e dell'antifascismo. Ha scritto diversi libri, tra cui un libro intervista con Enrico Mentana "La memoria
rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah" e "Fino a quando la mia stella brillerà".