domenica 13 aprile 2025
Dal movimento che ha portato nel 2024 al documento di Perugia, firmato da 350 economisti, nasce una proposta aggiornata, che parte da una considerazione: l'epoca del dominio occidentale è finita
La rinascita economica è possibile: 6 punti-chiave per un manifesto

Ansa

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Le tempeste di questi giorni sui dazi e la mancanza d’intelligenza relazionale nei conflitti globali fanno capire che il mondo è cambiato profondamente da quando la “Sintesi Neoclassica” della metà del XX secolo ha stabilito la teoria economica di base attualmente presente nei libri di testo e insegnata nelle aule di economia di tutto il mondo. Quella sintesi – che univa l'economia classica alla nuova economia keynesiana – si basava su tre principi fondamentali: la psicologia dell'homo economicus; la centralità dei mercati nell'allocazione delle risorse; e il ruolo limitato dello Stato nel correggere i fallimenti del mercato, stabilizzare la macroeconomia e garantire una distribuzione minima del reddito.
Gli economisti hanno da tempo riconosciuto i limiti concettuali di questo quadro teorico, e nuovi approcci si sono diffusi. L'economia comportamentale ha arricchito le basi psicologiche dell'economia, sia teoricamente che empiricamente. L'economia istituzionale ha approfondito la comprensione delle istituzioni economiche e ha riconosciuto i mercati come una delle tante istituzioni per l'allocazione delle risorse. Diversi nuovi indirizzi di economia politica e di economia morale, tra cui l'Economia Civile che ha ispirato il movimento della Rinascita Economica in Italia, hanno permesso una comprensione più ricca dell'interazione tra politica, società ed economia.
Tuttavia, le complessità e le crisi globali si sono sviluppate molto più rapidamente dei cambiamenti nella teoria economica. Stiamo affrontando mutamenti globali drammatici e accelerati sotto molteplici aspetti, che richiedono un cambiamento molto più profondo e rapido nella teoria e nella pratica economica per rispondere alle esigenze urgenti di una società globale in evoluzione.
Identifichiamo quattro grandi tendenze globali che dovrebbero costituire le basi di una nuova economia per i nostri tempi.
Primo, il mondo è ora veramente multipolare. L'epoca del dominio occidentale, durata secoli, è giunta al termine. L'ascesa di Cina, India, Africa e di altre regioni significa che l'economia deve riflettere la saggezza, la cultura, le tradizioni e le intuizioni provenienti da tutto il mondo, e non solo dalla Gran Bretagna, dall'Europa continentale e dagli Stati Uniti, come è stato prevalentemente nel passato sviluppo della scienza economica.
Secondo, il mondo affronta una crisi ambientale senza precedenti e multidimensionale, che comprende il cambiamento climatico causato dall'uomo, la distruzione della biodiversità, il degrado degli ecosistemi e l'inquinamento di aria, acque dolci, suoli e oceani con rifiuti tossici. Questo ha portato il mondo ad adottare l'obiettivo fondamentale dello sviluppo sostenibile, che implica il raggiungimento simultaneo del benessere economico, della giustizia sociale, della sostenibilità ambientale e della pace e cooperazione globale.
Terzo, le profonde disuguaglianze nel mondo relative al potere militare, alla proprietà delle tecnologie critiche, al reddito e alla ricchezza continuano ad aumentare. Le nuove tecnologie avanzate – come l'intelligenza artificiale, la biotecnologia avanzata e la geoingegneria – sono comprese da pochissime persone e controllate da ancor meno individui, concentrando ulteriormente ricchezza e potere militare. Il controllo sulle tecnologie si traduce in accumuli di immense fortune e potere politico.
Quarto, la visione predominante dell’homo economicus ha portato a una morale del potere bruto: “I forti fanno ciò che possono e i deboli soffrono ciò che devono” (Tucidide). La teoria delle Relazioni Internazionali dell’Occidente si basa sull’assunto del gioco strategico dell’homo economicus e proclama l’inevitabilità di una lotta per l'egemonia tra grandi potenze, con le tragiche conseguenze della politica di potenza. Tuttavia, in un'era nucleare, non possiamo permetterci un'altra tragedia simile. Abbiamo bisogno di una nuova etica globale per guidarci lontano dalla guerra perpetua e dal rischio concreto di un'Apocalisse nucleare.
Con queste preoccupazioni in mente, ci siamo riuniti come economisti per invocare una nuova economia – nella ricerca, nell'insegnamento e nella pratica – che possa aiutare meglio l'umanità ad affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Cerchiamo un'economia umana, giusta, pacifica, produttiva e sostenibile, basata su un approccio di sviluppo sostenibile che aiuti l'umanità a costruire il futuro di cui ha bisogno. Notiamo con soddisfazione e ammirazione che il Manifesto per la Rinascita Economica recentemente firmato in Italia da 350 colleghi, e presentiamo questo documento come utile complemento nella stessa direzione.
A nostro avviso la Rinascita Economica si basa su sei pilastri:
1. Un approccio olistico e interdisciplinare, in cui i processi economici fondamentali – produzione, consumo, investimento, distribuzione, allocazione del tempo – sono integrati nei sistemi naturali (clima, biodiversità), ingegneristici (reti energetiche, digitali, di trasporto), sociali (cultura, religione, etica) e politici.
2. Una disciplina globale che rispetti la diversità storica, culturale, geografica e biofisica di un mondo interconnesso, offrendo un pianeta condiviso a tutte le popolazioni delle Americhe, dell'Africa, dell'Asia, dell'Europa e delle isole del mondo.
3. Una disciplina fondata sulla natura umana, sostituendo le pericolose semplificazioni dell'homo economicus con la realtà dell’essere umano come “zoon politikon” (animale sociale), capace di coltivare le virtù sociali della fiducia, della cooperazione, della cittadinanza e del rispetto reciproco tra culture e società.
4. Una disciplina che riconosca il ruolo fondamentale dell'azione collettiva a tutti i livelli, dal locale al globale, per fornire beni pubblici e servizi, proteggere i beni comuni e promuovere la giustizia. La governance deve seguire il principio di sussidiarietà, assegnando le responsabilità politiche al livello più locale possibile e riservando alle istituzioni globali funzioni unicamente globali come la pace internazionale, il disarmo, la sostenibilità ambientale, il controllo delle pandemie e l'eliminazione della povertà estrema.
5. Una disciplina orientata al “bene umano” e al “bene comune”, con politiche e metriche pratiche che vadano oltre il PIL, concentrandosi sul benessere umano anziché sulla mera crescita economica.
6. Una disciplina che promuova un dialogo etico globale, attingendo alle tradizioni culturali di tutto il mondo per guidare individui, aziende e governi verso il bene comune.
Come economisti professionisti, sappiamo che una dichiarazione d’intenti è solo l'inizio di un lungo percorso, ma il compito è urgente e meritevole, e dunque iniziamo.

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