
Le tensioni al corteo pro-Pal di Milano - Ansa
Vetrine e pensiline dei mezzi pubblici danneggiate e imbrattate, scritte sui muri, un momento di tensione fra manifestanti e forze dell’ordine, sette persone portate in questura: sono arrivati in circa diecimila a Milano per il corteo nazionale per chiedere di fermare la guerra a Gaza a supporto della resistenza palestinese, più di quanti sfilino lungo le vie di Milano, in quello che è diventato ormai un appuntamento fisso pro-Pal del sabato pomeriggio. Più persone, ma soprattutto più incidenti e più polemiche, in particolare per la scritta in rosso “Spara a Giorgia” lasciata su una vetrina di Bpm che ha scatenato l’indignazione della politica, a cominciare da quella dei presidenti di Camera e Senato.
La manifestazione, partita da piazza Duca d’Aosta, davanti alla stazione Centrale non ha toccato il centro (motivo, questo, di proteste nei giorni scorsi per il diniego all’arrivo in piazza Duomo) ma dalla stazione si è diretta verso il quartiere Isola, per poi arrivare a piazzale Baiamonti e concludersi all’Arco della Pace. Tante le bandiere palestinesi, le scritte inneggianti alla resistenza ma anche sagome di Carlo Calenda e Elly Schlein con impronte di mani in vernice rossa e la scritta «complice del genocidio». La stessa scritta apparsa sulle vetrine danneggiate di banche, supermercati e locali come Unicredit, Carrefour e Starbucks.
E proprio in piazzale Baiamonti ci sono stati alcuni momenti di tensione con contatti fra i manifestanti e le forze dell’ordine in tenuta antisommossa con scudo e manganello. Di «fatti gravissimi che continuano a ripetersi a ogni manifestazione e che sono il frutto di una pericolosa campagna di demonizzazione dell’avversario politico e delle donne e degli uomini in divisa» ha parlato il presidente del Senato Ignazio La Russa. «Condanniamo con fermezza – ha assicurato il presidente della Camera Lorenzo Fontana – intimidazioni e linguaggio d’odio, che minano il confronto civile e democratico». Su X è intervenuto anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha parlato di «clima pericolosissimo, come negli anni '70. Le forze di polizia italiane non hanno nulla a che fare - aggiunge - con ciò che accade a Gaza. Così come nessun altro cittadino italiano, compreso il presidente Meloni. Perché dunque portare qui l'odio e la violenza che si vorrebbero censurare e combattere in Palestina? Accade da mesi». «Azioni scellerate che non c’entrano proprio nulla con il diritto democratico di manifestare» ha commentato il presidente della Lombardia Attilio Fontana. «Milano - ha aggiunto - non è quella rappresentata da questi personaggi che, mi auguro, rispondano personalmente dei danni arrecati in città».