sabato 26 novembre 2022
Monsignor Pascarella è preoccupato: i cristiani pregano, ma chiedono anche più prevenzione. La vicinanza dei vertici della Cei
Sfollati a Ischia dopo la frana

Sfollati a Ischia dopo la frana - Ansa

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Vorrebbe recarsi al più presto a Casamicciola Terme per essere vicino a quello che da un anno è diventato anche il suo popolo, colpito ancora una volta da un’alluvione. Ma ora non è possibile: il mare in tempesta ha reso impossibili i collegamenti con l’isola di Ischia. Nell’estate 2021, Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli e dal maggio dell’anno scorso anche di Ischia, arrivò, accolto da mille fedeli e dall’allora vescovo della diocesi, Pietro Lagnese, proprio su uno dei traghetti che fanno la spola tra i porti di Napoli e Pozzuoli e quello di Ischia. Il ricordo di quel giorno di festa oggi lasciava spazio alla preoccupazione per la popolazione dell’isola, mentre le notizie della frana si susseguivano minuto dopo minuto.

E anche il presidente e il segretario generale della Cei, il cardinale Zuppi e monsignor Baturi, hanno voluto far sentire la loro vicinanza. “Ci uniamo nella preghiera e nella solidarietà alla comunità di Ischia colpita oggi da una frana che ha causato morte e dolore”, hanno detto al vescovo di Ischia, raggiunto telefonicamente per esprimere vicinanza alle popolazioni in sofferenza per questa calamità e offrire l’aiuto della Segreteria Generale per le prime necessità. Caritas Italiana è in contatto con il delegato regionale di Caritas Campania e con Caritas Ischia, che è già operativa sul posto, per valutare insieme bisogni e interventi.

Monsignor Pascarella, per l’ennesima volta gli abitanti dell’isola d’Ischia sono colpiti da un disastro ambientale, che ha portato morte e distruzione sul loro territorio. Oltre, s’intende, alla paura che eventi del genere possano ripetersi.

In casi del genere, si è portati subito a voler ricercare le cause di quanto avvenuto. Ciò sarà fatto, anzi “deve” esser fatto. Tuttavia, penso che in questo momento la prima cosa da fare sia esser vicini a chi è stato colpito da questa tragedia. Appena sarà possibile, anch’io mi recherò sull’isola. Per parte nostra, le parrocchie e la Caritas diocesana stanno cercando di fare il possibile per alleviare i disagi di chi è stato colpito dall’alluvione. In questo momento, noi cristiani siamo chiamati anche a pregare per chi vive un momento difficile. È proprio quello che adesso sto scrivendo ai miei sacerdoti…

Posso chiederle cosa intende scriver loro? Non è semplice scegliere le parole giuste da dire in momenti come questo. La preghiera può talvolta assumere anche la forma di un grido verso il Cielo. Non bisogna inoltre dimenticare la dimensione profetica a cui la Chiesa è chiamata. È necessario anche chiederci: «È stato fatto tutto ciò che era in nostro potere perché non avvenisse quel che per l’ennesima volta è avvenuto e ci ritroviamo a commentare?».


E cosa direbbe agli ischitani, in particolar modo a quelli colpiti direttamente dall’alluvione?

Difficile – come dicevo poc’anzi – trovare le parole adatte. Intanto, possono contare sulla vicinanza mia e di tutta la Chiesa di Pozzuoli e di Ischia. Senza dimenticare il gran lavoro che in queste ore stanno svolgendo gli uomini della Protezione civile per venire incontro ai bisogni degli abitanti di Casamicciola. 


E alle istituzioni, locali e nazionali, invece cosa direbbe?

La prima cosa che mi viene in mente in un momento come questo momento è: «Si impari da questa ennesima tragedia perché già da oggi si faccia di più e meglio contro il dissesto idrogeologico, a Ischia e nel resto d’Italia». È chiaro che, a bocce ferme, sarà necessario riaprire un dibattito sul tema e mettere mano a una lettura critica degli eventi. È importante, quando sono in ballo questioni di tale importanza, ascoltare l’opinione degli esperti. Qualche geologo ha parlato di «tragedia annunciata». Ma ripeto: in questo momento, la priorità è esser vicini al popolo ischitano.

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