Alessandro Morelli, sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio - Web
Alessandro Morelli ha fatto parlare nei giorni scorsi per aver proposto, dopo Sanremo, un Daspo “televisivo” per chi fa propaganda, anche su temi politici, sugli schermi Rai. E per questo è stato subissato d’insulti e persino minacce sui canali social: «Cosa ho provato? Qualcuno direbbe “sono i social, bellezza” - risponde il sottosegretario (leghista) alla Presidenza del Consiglio -. In ogni caso, dà molto fastidio quando si mettono di mezzo i familiari. Io ho lanciato un’idea e chi mi ha insultato dice di stare, ma forse solo a parole, dalla parte delle idee. Sono contento però di aver provocato un dibattito».
In ogni caso, non è una idea di difficile realizzazione?
Guardi, è ovvio che la mia è stata una provocazione. Che tocca però un tema molto serio: è necessario che la Rai si tuteli da iniziative che ledono pesantemente gli interessi di una struttura che è un bene pubblico, che va avanti coi soldi del canone pagato da tutti.
E parlare di pace e di «stop al genocidio», come ha fatto Ghali, vuol dire ledere gli interessi della Rai?
È un discorso generale: chi ha la fortuna di salire su un palco della tv pubblica, di parlare a 15 milioni d’italiani e tra l’altro - aspetto che non va dimenticato - di fare guadagni ulteriori grazie a quell’apparizione, ha una responsabilità speciale nei confronti di tutti gli spettatori e dell’azienda, che è dotata anche di un suo codice etico.
Ripeto: non è eccessivo?
Non è eccessivo anche aver innescato una serie di proteste e scontri davanti a varie sedi Rai e aver costretto l’ad Sergio a girare sotto scorta? Oltretutto c’è un altro aspetto: Sanremo non è solo un “giochino”, ma anche un concorso che ha una sua serietà e quel che si dice può influire sul voto per la vittoria.
E quindi cosa dovrebbero fare gli artisti?
Fare la loro performance che - attenzione - con la creatività tipica degli artisti può benissimo trattare un tema serio e sociale, non mi sono mai sognato di porre limiti. Lo abbiamo visto, quante canzoni sono state dedicate a esempio ai diritti delle donne? Anche la Bertè all’ultimo festival, ma lo ha fatto nel dovuto modo. Poi bisogna scendere dal palco, però. Tutto il resto... non è noia, ma andrebbe evitato.
Non è limitare la libertà di espressione?
Ma no. Oltre a poterne parlare direttamente nel testo, come tutti i personaggi il cantante può parlare di quel che vuole in conferenza stampa, sui social e può farsi invitare come tutti nei talk, dove però ci sono anche altre opinioni a confronto. Parlare di un tema senza contraddittorio è invece la cosa più illiberale che si possa fare. E poi guardi che non mi riferisco solo a temi politici.
A cos’altro si riferisce?
La Rai deve tutelarsi anche da finalità commerciali improprie, con manovre di marketing legate a marchi fatte alle spalle dell’azienda. Lo abbiamo visto quest’anno e anche nel 2023. Quando, vorrei ricordarlo, alla Rai fu comminata una multa da 175mila euro (per il caso Ferragni/Instagram, ndr) che è stata pagata con i soldi dei contribuenti. Per questo non mi pare stravagante la mia richiesta. Il mio auspicio è che la Rai ora si attivi in qualche modo per evitare che si ripetano simili episodi. Anzi, mi meraviglio che non lo abbia già fatto.
Eugenio Fatigante
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