lunedì 31 marzo 2025
Conte "chiama" Salvini: voti con noi la mozione pacifista. Il 5 aprile congresso del Carroccio a Firenze e i 5 stelle in piazza a Roma. Tra Carroccio e Forza Italia intanto è ancora scambi di colpi
Lega e M5s tornano a essere più vicini sulla politica estera
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Carlo Calenda azzarda una previsione: «La politica estera manderà in frantumi i poli e ridisegnerà il bipolarismo». Il leader di Azione spiega poi perchè. Perchè «non c'è più il campo largo». Perchè Pd, M5S, Renzi e Calenda non possono stare insieme. E perchè - spiega ancora Calenda - «contemporaneamente c'è un problema gigantesco tra Lega, Fratelli D'Italia e Forza Italia». La previsione-analisi trova subito conferme nella realtà. Nella cronaca politica delle ultime ore. La prima fotografia ha come protagonista la Lega. Che annuncia un'iniziativa contro il piano di riarmo Ue, chiamando a raccolta i "Patrioti" e attaccando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che sfugge al confronto dell'Aula di Strasburgo. La linea di Salvini è definita. Rivedere il progetto da 800 miliardi di euro per la difesa perchè - dice in tutte le conversazioni più private il vicepremier - «i cittadini europei meritano investimenti per lavoro, sanità e sicurezza interna. Non servono né maxi-investimenti per comprare munizioni, né un piano per il riarmo nato già morto». La linea del partito di via Bellerio che il 5 aprile andrà a congresso viene guardato con attenzione dai 5stelle e da Antonio Conte che guarda caso proprio quel giorno riunirà i suoi in piazza per protestare contro Bruxelles dove dovrebbe presentare una mozione per rilanciare la necessità di arrivare alla pace senza eserciti europei. Salvini e Conte si annusano, ma l'altro vicepremier, il leader di Fi Antonio Tajani, tiene il punto: «Noi in Europa dobbiamo costruire. Non abbiamo bisogno di sfasciacarrozze». Parole dure con un destinatario chiaro. La querelle tra Lega e FI va avanti da giorni. E anche se entrambi i partiti premettono che non è assolutamente a rischio la compattezza della maggioranza che ha sempre votato insieme i provvedimenti e le risoluzioni nelle aule parlamentari, dai piani alti di Palazzo Chigi si guarda con fastidio la perenne divaricazione. E con una certa preoccupazione la mozione del Movimento 5 stelle contro il "Readiness 2030" presentata nei giorni scorsi dai pentastellati sia a Montecitorio che a palazzo Madama. Siamo alla resa dei conti? Un big della Lega avverte: «Arriverà in Aula, occorrerà tener conto delle nostre posizioni». Si aspetta ma non si esclude che ci possa essere una astensione della Lega.

Tutto si muove. Da una parte e dall'altra. Nel centrosinistra e nel centrodestra. Conte ora entra duro: «Non contano le chiacchiere nei talk show ma come voti in Parlamento. E Salvini è rigorosamente allineato alla maggioranza nella prospettiva guerrafondaia. Noi abbiamo presentato una mozione contro il piano di riarmo: la voti e vedremo se alle chiacchiere per una volta seguiranno i fatti». Pare un dialogo impossibile. E anche la previsione di Calenda all'improvviso perde forza. Conte e Salvini insieme? Calenda che si avvicina a Giorgia Meloni che era presente al congresso di Azione? Conte insiste: «Schlein, con fatica, sta provando a invertire la rotta rispetto alle componenti del suo partito che spingono per il riarmo. Mi auguro che ce la faccia perché altrimenti rovineremo tutto il lavoro fatto in Europa. Basti pensare a un dato: i Paesi che useranno i fondi di coesione per armarsi, e non per colmare le disparità interne socio-economiche, alla redistribuzione successiva dei fondi li riassorbiranno tutti. E così i Paesi indebitati come l'Italia non li riceveranno più». Intanto dal versante governo si fa sentire Tommaso Foti, uno dei più ascoltati collaboratori di Giorgia Meloni: «Esistono linguaggi e posizioni anche diverse in una coalizione, ma poi contano i fatti. E il centrodestra su questi non si è mai diviso, a differenza dell'opposizione». E allora? «Quello che ci sarà da fare nel concreto è ancora da definire, non è che l'Europa dovrà per forza spendere 650 miliardi per il piano di riarmo, come era stato definito in modo infelice. Tant'è che ogni Stato potrà stabilire quanto investire sulla difesa... Sulla politica di difesa vi è piena identità di vedute nella maggioranza su quanto proposto da Meloni. Non perdiamo tempo a immaginare stranezze o sostituzioni o aggiunte, il governo va avanti e lo fa bene. Sarebbe bene che tutti evitassero di alzare la tensione, di cercare il male assoluto per farne una guerra politica, e stessero ai fatti. Non è che gli Usa sono cattivi perché c'è Trump o buoni quando c'era Biden. Restano un alleato fondamentale». Insomma per ora nessun nuovo bipolarismo e Calenda? «Noi stiamo dove ci hanno messo gli elettori cioè al centro. Per sostenere l'Ucraina, perche' riteniamo che lì si difenda la democrazia in Europa. Per un riarmo dei paesi europei, che si mettono insieme per una Nato europea. Questa è la nostra linea pura e semplice, oggi non trova corrispondenza, se non forse in Forza Italia, e in qualcosa di quello che dice Meloni, che io condivido».

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