Il ministro Piantedosi nell'informativa in Parlamento - Ansa
«Le norme le scrive il Parlamento». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi chiude così la mattinata dedicata alla sua informativa, prima al Senato e poi alla Camera, rispondendo a chi gli chiede se stia scrivendo le norme per contenere i flussi migratori. Nel suo intervento alle Camere, infatti, il titolare del Viminale non ha accennato ai ragionamenti in corso sul tema nonostante dal vertice con i capogruppo della maggioranza di martedì sarebbe emersa la volontà del governo di introdurre un giro di vite sulle navi delle Ong.
L’ipotesi di lavoro sarebbe quella già sperimentata nel 2019 con i decreti a firma Salvini e prevederebbe l’applicazione di sanzioni amministrative (dai 10 ai 50mila euro) e la confisca del mezzo in tutti i casi in cui non venga rispettato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane oppure quando venga trasgredito l’ordine di far scendere a terra soltanto le persone ritenute più fragili. La conseguenza, con il passaggio dal profilo penale a quello amministrativo, sarebbe che a "fermare" le Ong sarebbero i prefetti e non più la magistratura.
Il caso Ocean Viking e lo scontro con la Francia
L’informativa di Piantedosi alle Camere è stata utile per ricostruire le vicende che, la scorsa settimana, hanno portato allo scontro diplomatico con la Francia. In particolare, sul caso della nave Ocean Viking, il ministro ha detto che «si è diretta autonomamente verso la Francia» e che «la Norvegia (stato di bandiera dell’imbarcazione, ndr) ha negato la responsabilità Sar per la nave».
Secondo il titolare del Viminale, «gli Stati di bandiera avrebbero dovuto operare in stretto raccordo con i capitani delle navi Ong. Pertanto, nelle circostante recenti l’individuazione del porto sicuro avrebbe dovuto essere indicato dagli Stati di bandiera in cooperazione con gli stati costieri limitrofi». Va ricordato però questo principio che continua a esporre il ministro dell'Interno non è supportato dal diritto internazionale.
E quando riporta che è un «soggetto privato» a «scegliere il Paese in cui far sbarcare i migranti» e dunque anche in quel caso il passaggio di quella nave in acque territoriali può essere considerato «passaggio non inoffensivo» non ci sono precedenti giuridici che sostengano tali tesi. Tutti i decreti sicurezza del 2019 e le relative multe comminate alle Ong sono decadute in sede di processo.
La decisione della Ocean Viking – secondo quanto affermato da Piantedosi – non solo non è «mai stata auspicata dall'Italia», ma di fatto ha anche «creato attriti sul piano internazionale, anch'essi assolutamente non voluti dal governo, con il rischio di produrre ripercussioni sulle politiche migratorie a livello europeo». Se non auspicata dall'Italia viene da chiedersi come mai l'assegnazione del porto di Tolone sia stato salutato dalla premier dei ringraziamenti alla Francia con una nota di Palazzo di Chigi.
Le politiche migratorie: «Un piano Mattei per l’Africa»
Sono proprio le politiche migratorie europee il centro del discorso dell’ex prefetto di Roma che, per illustrare la sua visione delle cose, è partito dai numeri. «Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia, che attualmente ospita 104mila persone, è in sofferenza», ha detto in aula, quasi a spiegare che il limite dell’accoglienza è «l’integrazione», perché ci sono «difficoltà ad assicurare condizioni di vita dignitose». Delle 69mila richieste di protezione internazionale ricevute nel 2022, il 57% non sono state accolte, «a conferma del fatto che la maggior parte di chi sbarca via mare è migrante economico e dunque non ha titolo a rimanere sul nostro territorio nazionale».
Ecco allora la necessità di un «piano Mattei per l’Africa». Si tratta di «programmi di investimento di ampio respiro verso i Paesi destinatari, che hanno dinamiche demografiche esplosive e che devono essere coinvolti nella gestione delle risorse messe a disposizione, affinché si realizzino processi di crescita duraturi e sostenibili», ha detto Piantedosi. «Questa – ha aggiunto – è una scelta strategica per il futuro delle istituzioni e dei cittadini europei, ma anche per assicurare la realizzazione delle speranze delle giovani generazioni africane».
La linea del governo: «Corridoi umanitari per le persone vulnerabili»
La linea del governo è chiara: «In Italia non si entra illegalmente», mentre l’obiettivo dell’esecutivo sarebbe quello di superare il meccanismo della redistribuzione: «La forma volontaristica non riesce a decollare, serve una nuova politica europea realmente basata sul principio di solidarietà». Le politiche dell’era Meloni, dunque, sarebbero orientate a ricondurre il flusso migratorio nei «confini della legalità» nel rispetto delle «tradizioni di solidarietà e accoglienza dell’Italia».
E per quanto riguarda le persone vulnerabili, «siamo per attivare corridoi umanitari – ha proseguito Piantedosi –, da usare come leva anche per i Paesi di origine e transito dei flussi. Dobbiamo creare percorsi legali di ingresso per i Paesi che collaborano alla prevenzione delle partenze illegali ed ai rimpatri, con un meccanismo premiale a favore dei Paesi più impegnati nel contrasto all'immigrazione illegale». Ma allo stesso tempo «accanto al diritto di emigrare – ha precisato il ministro – bisogna riconoscere alla persona la libertà di restare nel proprio Paese».
Le reazioni
«La bandiera che sventola sulla nave ha avuto più valore delle sofferenze delle persone, la forza ha avuto la prevalenza sulla legalità, l'ideologia sulla ragionevolezza». È l'analisi contenuta nell'editoriale di Famiglia Cristiana (in edicola domani) a firma di monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes. «L'impegno per la solidarietà europea non può, però, fermarsi, ma deve continuare, rafforzarsi», ha aggiunto.
«Addebitare una crisi politica a una nave umanitaria è grave». La Ong Sos Mediterranee della nave Ocean Viking ha replicato così alle dichiarazioni del ministro Piantedosi. «La situazione sulla Ocean Viking – ha spiegato – era insostenibile e questo ci ha costretto a chiedere un porto sicuro alla Francia, dopo il rifiuto dell'Italia di ottemperare ai suoi doveri». E ancora: «Per 15 giorni abbiamo aspettato che l'Italia o Malta rispondessero alle decine di richieste di aiuto».
Mentre il minsitro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini diceva da Monfalcone che «al Ministero degli Interni c'è la persona giusta al posto giusto», ad intervenire è stata anche Open Arms secondo cui il titolare del Viminale ha pronunciato «una serie di gravi inasettezze». E ha aggiunto: «Le navi umanitarie comunicano tutto quello che fanno a tutte le autorità competenti, sempre, e soprattutto chiedono costantemente di essere coordinate. Ma purtroppo nessuno di quelli che avrebbe la responsabilità di farlo ci risponde - sottolinea la Ong -. È chiaro che non possiamo aspettare una risposta, che puntualmente non arriva, mentre ci sono donne e bambini che rischiano la vita. Informiamo e soccorriamo. E loro non rispondono».
I commenti politici
È dagli alleati di centrodestra che dentro e fuori dall’aula si è levato un plauso a Piantedosi. «Alcune Ong sono umanitarie, ma qualche volta emettono fattura», il commento in Senato di Maurizio Gasparri (Forza Italia). «Le Ong non rispettano le regole, rifiutano di coordinarsi con le autorità e inducono alle partenze», la posizione espressa da Alberto Bolboni di Fratelli d’Italia. «Il governo non deve indietreggiare, non ascolti le opposizioni», la richiesta che arriva dal leghista Massimiliano Romeo.
Sono proprio le opposizioni, infatti, a prendere le distanze dall’intervento di Matteo Piantedosi. «Non si può fare ostruzionismo rispetto a realtà importantissime come le Ong che fanno un lavoro enorme e di fatto si sostituiscono allo Stato», le parole pronunciate a Palazzo Madama da Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi-Sinistra). «I concetti di “dignità umana” e “interesse nazionale” sulla bocca di Piantedosi suonano come due bestemmie», ha detto, invece, sui social il vice segretario del Partito democratico Peppe Provenzano. «Gli atti del Governo Meloni-Salvini a Catania – ha aggiunto – non avevano nulla, nulla, a che fare con la dignità umana. E hanno isolato l'Italia, minando i nostri interessi nazionali».
«Poche idee e ben confuse», ha attaccato il leader di Azione Carlo Calenda: «State sbandierando come vittoria 234 arrivi in Francia su circa 9mila in Italia. Urca, una rivoluzione!», ha detto il senatore del Terzo polo rivolgendosi a Piantedosi. «Il Movimento 5 stelle ha sperimentato la strada di bloccare i migranti, con dolore», ha ricordato la senatrice pentastellata Barbara Floridia: «Quella strada non porta da nessuna parte. Non faccia ciò che ha fatto Salvini», ha concluso.