Mattarella e Piantedosi durante un recente incontro istituzionale - Ansa
La scelta di rendere pubblica l’interlocuzione con il ministro Piantedosi sui fatti di Pisa segna obiettivamente un cambio di passo nella comunicazione di Mattarella. Momenti di confronto con la premier e con ministri sono all’ordine del giorno, ma è molto raro che il Quirinale ritenga sia di esternare senza filtri la propria posizione, sia di riportare la «condivisione» dell’interessato: è un passo oltre la “moral suasion” ed è uno stile in parte nuovo rispetto alla prassi.
Tale scelta istituzionale e comunicativa è certo collegata alla gravità e all’eco di quanto accaduto. Nonché all’evidente contrasto tra la logica dei manganelli e l’annuncio, ieri, da parte del Quirinale, di 30 nuovi “eroi civili”. E tanto è nota l’indisponibilità di Mattarella a prestare le proprie parole a letture politiche quanto è nota la sua predilezione, generosa e sincera, verso le nuove generazioni.
Tuttavia, la decisione di evidenziare con più forza alcuni interventi su fatti di attualità è difficile da non vedere e non registrare. Già le parole di cordoglio per la morte di Navalny sembravano voler indirizzare il dibattito su una linea condivisa e unitaria, quasi “prevenendo” ambiguità che poi si sono palesate. E appena venerdì Mattarella ha voluto riportare sui social un estratto di un discorso agli studenti, condannando nel nome della «dignità» e «autenticità» della politica lo sdoganamento del linguaggio volgare e l’inquietante pratica, nelle proteste, di bruciare manichini con le sembianze dei leader (ora nel mirino è Giorgia Meloni).
Parlare di un Mattarella “interventista” è troppo. Ma va preso atto, fatti alla mano, che al Colle è cresciuta la volontà di essere presenti nel dibattito pubblico. In particolar modo quando si tratta di riaffermare principi base della convivenza civile e democratica che varie forme di propaganda vorrebbero relativizzare o peggio sostituire.