domenica 28 maggio 2023
Il governatore dell'Emilia-Romagna: «Non fraintendere la richiesta di aiuto della popolazione che si è rimboccata le maniche ancora una volta. Non si può gestire la ricostruzione da Roma»
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Da giorni sul campo, senza una tregua - una tregua che non concedono nemmeno le condizioni meteorologiche - il presidente dell’Emilia Romagna (e del Pd) Stefano Bonaccini tiene d’occhio tutti i fronti aperti dall’alluvione che ha devastato la sua terra. Sono diverse le emergenze da affrontare. Lo sa bene la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha messo al lavoro tutti i ministri competenti. Lo sa anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha visto con i suoi occhi. Il governatore ha fatto tesoro dell’esperienza non meno drammatica del terremoto del 2012 e si muove su una strada tracciata. Fin dalle prime ore ha accolto le autorità e le ha guidate nelle zone colpite, e guarda alle risposte istituzionali, a quelle spontanee (sono tantissime le raccolte fondi partite in questi giorni) e, in attesa della nomina del commissario, avverte: la comunità romagnola attende risposte, ma sa rimboccarsi le maniche e non si lascerà prendere in giro.

Presidente, si comincia a comprendere l'entità reale dei danni?
Per l’Emilia-Romagna si è trattato di un nuovo terremoto, dopo quello del 2012. Alla sofferenza di persone e comunità, anche in questo caso si aggiungono danni enormi a beni privati e pubblici, comparti economici e servizi: solo per strade e infrastrutture si va già oltre il miliardo di euro, quasi la metà della superficie agricola è stata colpita, con 64mila lavoratori coinvolti. In Appennino si contano un migliaio di frane. Una cifra esatta ancora non ci può essere, ma si tratta di miliardi di euro.

C'è stata una grande mobilitazione: sentite di non essere soli?
L’Emilia-Romagna è stata stretta in un abbraccio incredibile. La Romagna in particolare. Basti pensare che in una settimana la raccolta fondi che abbiamo avviato come Regione ha già raccolto 27 milioni di euro: resoconteremo online fino all’ultimo euro, su quanto raccolto e sull’utilizzo, come fatto con le campagne sul sisma, il Covid, i profughi ucraini.

Come valuta l'apporto del governo e dell'Europa?
Da subito abbiamo iniziato a lavorare insieme: sia con la presidente Meloni e i ministri competenti, sia con la Commissione Europea e la presidente Von der Leyen. Il primo decreto, con misure per 2 miliardi di euro, contempla la sospensione delle scadenze fiscali e dei mutui e la protezione di occupazione e lavoro. E la presidente della Commissione Europea è venuta qui proprio per esprimere la vicinanza dell’Ue e rassicurarci sull’attivazione del Fondo di solidarietà europeo.

Teme che calino i riflettori?
Non lo permetteremo. Serviranno molte altre risorse: dobbiamo ristorare tutte le famiglie e le imprese dei danni subiti, così come, dopo i primi interventi di messa in sicurezza per argini, strade e frane, servirà un grande piano di prevenzione del dissesto idrogeologico e di adattamento al cambiamento climatico. Se è vero che quanto accaduto nei giorni scorsi non aveva precedenti nelle serie storiche, è altrettanto vero che non è più irripetibile. C’è un cambiamento che impone interventi inediti.

Quanto conta nel disastro il cambiamento climatico e quanto l'incuria del territorio?
In questo caso non ci sono dubbi: la quantità d’acqua caduta era incontenibile. E non ci possono essere dubbi nemmeno sugli effetti del cambiamento climatico, perché li abbiamo drammaticamente toccati con mano. La manutenzione è estremamente importante, ma non basta: il cambio che serve è strutturale. Sono esondati contemporaneamente 23 fiumi, altri 13 sono arrivati al limite. È ora di passare dalla riparazione dei danni ad una prevenzione operosa, altrimenti on ci sarà più sicurezza. Ricordo che il 94 per cento del territorio italiano è a rischio.

Quanto è alto il rischio sanitario?
Le autorità sanitarie hanno preso tutte le decisioni e varato le misure per prevenire il rischio sanitario, ai cittadini raccomandiamo di seguirle scrupolosamente. La situazione più difficile è a Conselice, dove il deflusso prosegue lentamente: la vicepresidente Priolo, delegata alla Protezione civile, è in rapporto costante con le autorità locali, così come la sanità regionale.

C'è chi non vuole lasciare la propria casa. Riuscite a gestire il problema?
È un problema abbastanza ricorrente, ma insieme ai sindaci, alla Protezione civile, ai Vigili del fuoco e a tutti i Corpi dello Stato prevale sempre il dialogo con le persone e la capacità di persuasione.

Ci sono da far ripartire urgentemente agricoltura, industria e turismo. Quali i provvedimenti da prendere?
Sbloccare l’accesso al credito per consentire di riparare i danni in attesa degli indennizzi e delle misure di sostegno che dovranno essere comunque veloci e senza troppa burocrazia. E mettere in protezione tutti i lavoratori, stabili, precari o autonomi che siano. Il Decreto contiene già alcune risposte e altre andranno varate affinché non un solo posto di lavoro vada perduto. E poi deve passare il messaggio chiaro e forte che proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo lanciato da Rimini: la riviera emiliano-romagnola è già pronta ad accogliere tutti i turisti che verranno a riabbracciarla.

C'è un braccio di ferro nella maggioranza sulla nomina del commissario. Dovrebbero incaricare lei in quanto governatore?

Insieme ai sindaci e alla parti sociali noi siamo già al lavoro per il piano della ricostruzione: come abbiamo imparato dal sisma del 2012 che colpì l’Emilia, è proprio nel momento in cui affronti l’emergenza che devi impostare la ripartenza. Non entro nella disputa tra le forze politiche perché davvero, vista da qui, appare avulsa dai bisogni delle persone e delle imprese. Mi permetto solo di suggerire una cosa: attenti a non fraintendere la richiesta di aiuto degli emiliano-romagnoli. La mia gente non ha vergogna di chiedere una mano quando serve, ed è spesso la prima a darla quando qualcuno è in difficoltà. Ma è gente piena di dignità, con la schiena dritta, abituata a rimboccarsi le maniche e a lamentarsi poco: se percepisce che qualcuno vuol decidere al posto suo o approfittare di un momento di difficoltà per trarne un vantaggio politico allora non ci sta. È inimmaginabile che qualcuno possa gestire la ricostruzione da Roma e fuori da un rapporto democratico e trasparente con questa comunità.

Si sente sostenuto dal suo partito?

Sì, la segretaria Elly Schlein ha subito detto al governo e alla maggioranza che il Pd è disponibile a condividere le misure che servono, perché di fronte al dramma che stiamo vivendo in Emilia-Romagna non ci sono divisioni politiche che tengano: servono risposte e servono in fretta. Questo conta. Auspico che valga per tutti.


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