venerdì 4 aprile 2025
Le cooperative sociali Coopselios di Reggio Emilia e Proges di Parma hanno ottenuto la gestione dei servizi 0-4 del Parlamento Europeo. Da anni gestiscono già la materna della Commissione
Infanzia, così il modello emiliano ha conquistato le istituzioni europee
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Il modello educativo e pedagogico italiano (in particolare, emiliano-romagnolo) conquista le principali istituzioni dell’Unione Europea e l’economia sociale segna un punto rispetto a multinazionali profit dieci volte più grandi. È una svolta significativa, quella impressa dal Parlamento europeo, che ha assegnato la gestione della Creche Wayemberg, gli asili per bambini da zero a quattro anni, destinati ai figli dei dipendenti e dei deputati, alle due cooperative sociali Coopselios di Reggio Emilia e Proges di Parma. Dal 1° febbraio questi due enti del Terzo settore hanno la responsabilità dei 250 bambini (delle 27 nazionalità dell’Ue) e degli oltre 120 dipendenti, tra direttrici, educatrici, pedagogisti, infermieri e personale di supporto. Il contratto ha un valore di 7 milioni di euro all’anno, prorogabile fino a 5 anni ed è stato assegnato alle due cooperative emiliane, che hanno costituito una nuova compagine societaria, denominata Mona Lisa School, con sede a Bruxelles, dalla missione ambiziosa: l’obiettivo è dare risposta alle richieste di tutte le istituzioni europee, e non solo, esportando in Europa la visione che ha reso l’Emilia Romagna un riferimento internazionale per i servizi all’infanzia. Un modello che è stato valutato migliore di quello della multinazionale francese - con un fatturato di 2 miliardi di euro e un migliaio di asili in Europa - che negli ultimi vent’anni ha gestito la struttura.

«Ci siamo misurati con un soggetto dieci volte più grande di noi e abbiamo vinto», esulta Raul Cavalli, direttore generale di Coopselios. «Siamo orgogliosi di portare la cooperazione sociale italiana dentro i palazzi delle Istituzioni europee – prosegue Cavalli –. Essere stati selezionati al posto di colossi multinazionali a capitale privato dà la misura del valore dei servizi educativi che siamo in grado di proporre e di garantire da decenni a tutte le Amministrazioni pubbliche che investono nell’infanzia, alle imprese che ci hanno affidati i loro servizi di welfare aziendale e a tutte le famiglie che, tutti i giorni, scelgono i nostri servizi. Ringraziamo il Parlamento Europeo per la fiducia accordata nell’affidarci un bene così prezioso».

Coopselios e Proges, che già da anni gestiscono a Bruxelles anche i servizi per l’infanzia per la Commissione europea (sei asili con circa 200 bambini), sono le due maggiori cooperative sociali italiane per fatturato, e sono leader nei servizi per l’infanzia, con nidi e scuole che accolgono oltre 7mila bambini in 13 regioni italiane, ma riconosciute e studiate in tutto il mondo come modello pedagogico e organizzativo di eccellenza.

«Nella nostra regione l’alleanza e la coprogettazione tra pubblico e privato ha una lunga storia, grazie alla quale il sistema di welfare ha raggiunto standard qualitativi elevatissimi – ricorda Francesco Altieri, direttore generale di Proges –. L’educazione per l’infanzia, quando sa esprimere un progetto pedagogico e formativo, contiene un valore sociale che non si ferma a quello della semplice conciliazione dei tempi di vita e lavoro, ma arricchisce i bambini, le famiglie e tutte le comunità che abitano».
Avere la responsabilità di educare e far crescere i «figli dell’Europa» rappresenta, dunque, una sfida stimolante per le due cooperative italiane, che esportano il “modello” trasmettendolo al personale locale. Le educatrici sono, infatti, del posto e anche la lingua veicolare della scuola è il francese.

«Ma il modello è italiano – sottolinea Cavalli –. Noi ci riferiamo agli insegnamenti di Loris Malaguzzi, pedagogista e insegnante emiliano che, con Maria Montessori, ha dato un contributo decisivo allo sviluppo del pensiero pedagogico del secolo scorso. Un modello che è studiato da centinaia di insegnanti che, ogni anno, entrano nelle nostre scuole».

Infine, il contratto stipulato con il Parlamento Europeo, conclude Altieri, è anche un «patto di fiducia con le famiglie che ci affidano i propri figli. Si tratta di un grosso investimento sulla sicurezza dei bambini e, alla luce di questi primi due mesi, con le famiglie si è creato un rapporto splendido».

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