venerdì 21 marzo 2025
Circolare del ministro Valditara invita a «rispettare le norme linguistiche vigenti». La politica si divide. Plauso dalle associazioni «Ditelo sui tetti» e «Pro Vita e Famiglia»
Il Ministero invita le scuole a utilizzare correttamente la lingua italiana, evitando asterischi e schwa nelle comunicazioni ufficiali

Il Ministero invita le scuole a utilizzare correttamente la lingua italiana, evitando asterischi e schwa nelle comunicazioni ufficiali - Fotogramma

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Nelle comunicazioni ufficiali delle scuole è preferibile non utilizzare asterischi e schwa al posto delle desinenze maschili e femminili. L'«invito» è contenuto in una circolare inviata dal Ministero dell'Istruzione e del Merito, «per ribadire che nelle comunicazioni ufficiali è imprescindibile il rispetto delle regole della lingua italiana», si legge in una nota. Niente «segni grafici non conformi», dunque, il cui utilizzo, sottolinea la nota di viale Trastevere, «è in contrasto con le norme linguistiche e rischia di compromettere la chiarezza e l’uniformità della comunicazione istituzionale».

In proposito, ricorda il Ministero, la stessa Accademia della Crusca «ha più volte evidenziato che tali pratiche non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego, specialmente nei documenti ufficiali, ostacola la leggibilità e l’accessibilità dei testi. L’uso arbitrario di questi simboli introduce elementi di ambiguità e disomogeneità, rendendo la comunicazione meno comprensibile e meno efficace».

La circolare ministeriale, infatti, ricorda che l'Accademia della Crusca si è pronunciata il 24 settembre 2021, pubblicando sul proprio sito istituzionale un parere in cui si afferma: «L’asterisco non è […] utilizzabile, a nostro parere, in testi di legge, avvisi o comunicazioni pubbliche, dove potrebbe causare sconcerto e incomprensione in molte fasce di utenti, né, tanto meno, in testi che prevedono la lettura ad alta voce», stante in quest’ultimo caso l’impossibilità della resa fonetica. E ancora, in un parere del 9 marzo 2023, reso al Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione, la Crusca afferma: «Va dunque escluso tassativamente l’asterisco al posto delle desinenze dotate di valore morfologico (“Car* amic*, tutt*quell*che riceveranno questo essaggio…”). Lo stesso vale per lo scevà o schwa…». Infine, nel parere del 10 maggio 2024, sempre con riferimento all’uso dell’asterisco e dello schwa, l’Accademia afferma «[…] che la lingua giuridica e burocratica non sia sede adatta per sperimentazioni innovative che portano alla disomogeneità e compromettono la lineare comprensione dei testi».

Anche alla luce di questi autorevoli pareri, il Ministero «invita tutte le istituzioni scolastiche a mantenere l’uso di un linguaggio corretto e accessibile, nel rispetto delle norme linguistiche vigenti».

L'iniziativa del Ministero ha ricevuto il plauso dei partiti della maggioranza. Di «ulteriore passo in avanti contro l'ideologia gender», parla Rossano Sasso, capogruppo della Lega nella Commissione Cultura della Camera e primo firmatario di una proposta di legge in tal senso. «La nostra lingua ha una storia millenaria e una struttura ben definita, che non può essere alterata da forzature ideologiche prive di fondamento normativo», sottolinea Fabio Pietrella, deputato di Fratelli d'Italia. Critica la circolare, invece, la responsabile Scuola del Pd, Irene Manzi, che invita il ministro Valditara a occuparsi «di questioni cruciali come il precariato, il recupero dei tagli, il dimensionamento scolastico».

Per l'associazione dei presidi Dirigentiscuola, si tratta delle «solite polemiche sterili». «L'uso dell'asterisco o di altri segni grafici per scopi ideologici non solo svilisce la lingua italiana, ma sminuisce anche anni di rivendicazioni per l’equità e il rispetto delle identità di genere», recita un comunicato dell'associazione.

«Piena soddisfazione» è espressa da Pro Vita e Famiglia e dalla Rete associativa «Ditelo sui tetti». «Si tratta non solo di una giusta resistenza rispetto alla sempre più aggressiva pretesa di chi vuole ideologicamente negare la realtà - si legge in una nota della Rete - ma la decisione rappresenta anche una intelligente difesa della lingua italiana come frutto mirabile della cultura di un popolo, opponendosi a ogni inverso e strumentale tentativo di utilizzare, invece, il linguaggio per coartare la sensibilità popolare e l'educazione dei giovani».

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