lunedì 24 febbraio 2025
Una giornata a casa del c.t della Nazionale, una tenuta tra l'eremo e il museo del calcio italiano. La croce che ricorda il fratello scomparso e la raccolta delle maglie di tutte le squadre
Il c.t.della Nazionale, Luciano Spalletti

Il c.t.della Nazionale, Luciano Spalletti - Imagoeconomica

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Una giornata particolare a casa Spalletti. Il c.t. azzurro ci apre le porte della sua tenuta a Montione, lassù sulle colline alte fiorentine, “La rimessa”. «Con quello che mi costa è il nome appropriato… Scherzo perché in realtà con questo luogo è stato amore a prima vista e mi piace mostrarla perché chi la visita possa provare le mie stesse sensazioni e acquisire una nuova sensibilità riguardo alla natura che qui è fatta di leprotti e cinghiali che si aggirano per il bosco e sopravvive chi fa meno rumore», dice sorridente accogliendoci con il sorriso sotto il capellino di lana blu d’ordinanza e la battuta sempre pronta e tagliente come l’ascia per far la legna, da tosco malapartiano. Lucio da Certaldo saluta gli ospiti sull’uscio con la cagnolina Diana che lo marca a uomo e per non perdere l’allenamento riporta un piccione al suo padrone, che la sgrida, come quando Barella e compagni sbagliano una diagonale. Qui dove è rimasta tutta campagna anche i vini prodotti dall’azienda di famiglia parlano di calcio: «Il mio babbo cominciò con il vino la “Spalla” ora i bianchi si chiamano “Tra le linee” e il Biancaione diventerà la “Rabona”. I rossi sono “Contrasto” “Bordocampo” e Rossodiretto”». Con quest’ultimo al secondo bicchiere si rischia l’espulsione sul serio. Spalletti si improvvisa guida forestale in giacca a vento sotto la pioggia.

La croce che ricorda il fratello scomparso nel 2019

La croce che ricorda il fratello scomparso nel 2019 - Foto Castellani

Prima tappa nel bosco dove ha piazzato una scultura saldata con le sue mani. È una croce che chiama “millechiodi” (“saranno almeno 700-800 conficcati sul metallo”) sui chi stanno appesi due rosari che bacia. Uno di quei rosari di solito il c.t. li porta al collo quando va in panchina con i ragazzi della Nazionale. «Questa croce l’abbiamo presa in Maremma». Un simbolo e un po’ l’anima del fratello maggiore, Marcello che è scomparso nel 2019. «Per lui tutti gli anni con i suoi amici qui mi chiedono di organizzare una cena, per ricordarlo. E poi alla fine si canta con la musica di Edoardo Bennato che viene sempre a trovarmi». Il c.t. mostra orgoglioso il quadro la “Torre di Babele”, la copertina originale dell’album disegnata dallo stesso Bennato. Ne va fiero come della «foto unica della “Mano de Dios” il gol di mano di Maradona segnato all’Inghilterra ai Mondiali di Messico ’86 vinti dall’Argentina». Attigua alla cantina stipate negli scaffali ci sono le maglie di tutte le squadre e come le bottiglie sono quelle delle migliori annate. A cominciare da quella del Napoli di Maradona, fino alla casacca bianca del giovane romanista Pisilli. «Non so se Pisilli lo sa che già fa parte della mia collezione», sorride Spalletti che scortato dal direttore sportivo della Nazionale il portierone Gigi Buffon mostra il tavolo da lavoro del selezionatore che guarda verso i prati dei 50 ettari della tenuta dove pascolano spensierati daini, alpaca, le due mucche irlandesi dalle grandi corna, due struzzi, il cavallo Astra e un asinello che viene accudito e imboccato personalmente dallo stesso c.t. Nel laghetto circondato dagli uliveti in cui fioriscono palloni a scacchi bianchi e neri sguazzano le anatre e a riva fa bella mostra un pattino da mare con i colori del Napoli, dono per il 3° tricolore conquistato nel 2023 alla guida degli azzurri partenopei. «Ma il capolavoro è questo – indica orgoglioso il c.t. – … questo “Largo Maradona” in miniatura dove si vede anche la mia Panda che mi hanno rubato e di cui conservo il volante nella sala dove andremo a mangiare». Un gioiello Largo Maradona che arriva direttamente dai maestri della cartapesta di San Gregorio Armeno. C’è tanta Napoli ancora nei ricordi e nei ritagli dell’archivio di casa Spalletti. Ma c’è un po’ tutto il calcio, dalla Russia (gli anni e le notti bianche allo Zenit San Pietroburgo) a Empoli, a Udine, passando dalla Roma di Totti (gli screzi sono acqua passata nella collezione di maglie una mezza dozzina sono quelle del Pupone) a Milano, sponda Inter. Il calcio Spalletti lo vive ancora come quel sogno di bambino che giocava nell’aia in case coloniche come queste dove il c.t. azzurro vive seguendo il ritmo delle stagioni e con spirito francescano. «Qui chi arriva trova sempre un piatto preparato dalla nostra cuoca Daniela. Spesso a mezzogiorno mangio nella sala a tavola con i nostri lavoranti che altrimenti dovrebbero fare la pausa pranzo con la scodella che si portano da casa». Spalletti da sempre è attento alle basse forze e con un occhio agli ultimi, compresa la squadra di Terza Categoria, l’Avane «che non vince mai e in compenso gli struzzi li ho chiamati Giallino e Blecchino come la loro maglia giallonera».

La raccolta delle magliette di tutte le sqadra

La raccolta delle magliette di tutte le sqadra - Foto Castellani

I ricordi della memoria di cuoio si incrociano con quelli di Raro, «un ragazzo non vedente di Empoli con gli occhi azzurri bellissimi e dallo sguardo talmente unico che per tutti divenne Raro. Uno che se l’avessero conosciuto i razzisti degli stadi capirebbero che cosa vuol dire rispettare le persone senza poter vedere il colore della pelle, come faceva Raro che amava e rispettava tutti». Tra le rarità di questo Museo del calcio a cielo aperto che può concorrere con quello della sua seconda casa, al Centro Federale di Coverciano, colpiscono le foto con papa Francesco. «Il Papa l’ho conosciuto, per due volte ho avuto la fortuna di stringergli la mano. Quando sei davanti a lui, se ti metti in silenzio, riesci a sentire quella energia e quel suo modo di essere della persona speciale che è. Prego? A volte sì ma una preghiera per papa Francesco perché guarisca presto la faccio anche stasera». Prega e parla con gli angeli il c.t. che custodisce le scarpe firmate del capitano della Fiorentina Davide Astori, volato in cielo troppo presto assieme all’altro angelo juventino, Andrea Fortunato, ritratto con la campagna fatta in suo nome per la tutela della salute dei calciatori “Passaporto Ematico”. La vita agra del calcio però ora chiede il passaporto per la semifinale di Nations League. Obiettivo che si raggiunge solo se gli azzurri supereranno la Germania nella doppia sfida dei quarti: Milano 20 marzo, Dortmund 23 marzo. «Di Italia-Germania sappiamo tanto, conosciamo i segnali stradali che portano lì dove ci hanno fatto felici tutti quanti nel 2006». Concorda il d.s. Buffon eroe in campo di quella storica vittoria della Nazionale di Marcello Lippi che battendo i tedeschi arrivarono al trionfo Mondiale di Berlino. Una meta che si può raggiungere solo con l’apporto di tutta l’Italia del pallone. «C’è una strategia in atto di grande collaborazione con i club. L’utilità starebbe nel far crescere qualche calciatore in più in prospettiva, ma questo ovviamente è un lavoro che va fatto sul lungo termine. Sul breve periodo ci servono giocatori che si buttano nella mischia e saltano l’uomo. Per fare un esempio, serve un Roberto Baggio che si buttava dentro e dentro di sé pensava: vediamo cosa succede. Ora in Nazionale abbiamo Bellanova, grande calciatore ma va di corsia e se l’avversario è li che ti aspetta poi è difficile passare. Daniel Maldini può darci qualcosa di nuovo. Zaccagni salta l’uomo, sta facendo bene, se continuerà così è un giocatore che può dare delle alternative. Chiesa? Al Liverpool ha giocato 370 minuti fra coppe nazionali inglesi ma in Premier finora ha disputato 6 minuti a partita, in tre presenze. A differenza di Tonali che gioca sempre con il Newcastle e noi lo abbiamo rivisto tornare in Nazionale con gli occhi che gli bruciavano di gioia e di voglia. Per lui ci vorrebbe un altro campo oltre a quello di gioco per la grande corsa e la forza che ha in questo momento. Però ricordo sempre il dato più importante: un calciatore top va sempre visto dove finisce la sua qualità e dove inizia il bisogno di sostanza di cui necessita il gruppo. A seconda dei momenti ci vuole anche un lavoro sporco e sostanziale e l’importante, lo ripeto sempre, è capire i vari momenti della partita». Con la Germania tra venti giorni servirà tecnica e fisicità. «Infatti, potrei pensare a un centrocampista giovane come Casadei del Torino. Quando affronteremo la Germania si ripresenteranno degli armadi a muro e quindi c’è bisogno di gente con 10 centimetri in più». Dopo la delusione agli Europei la parola d’ordine è: vietato sbagliare. «Le sconfitte diventano tali solo quando non ti insegnano niente. Noi dobbiamo far vedere dei comportamenti riconoscibili. L’allenatore bravo è quello che indossa gli occhiali tridimensionali e sa far vedere alla squadra il modo di comportarsi in 6.825 metri quadrati». Un corso rapido per allenatori-giornalisti con i teoremi dell’imbucata e dell’accerchiamento e cenni di psicologia comportamentale. «Noi si gioca per vincere con tutti, glie lo dico io, glie lo dice Gigi. Noi abbiamo fatto vedere che siamo un gruppo forte e abbiamo la possibilità di guidare una macchina potente».

Un'immagine della tenuta 'La rimessa' di Spalletti

Un'immagine della tenuta "La rimessa" di Spalletti - Foto Castellani

Tra le macchine potenti del campionato quella che ancora non gira al massimo è sicuramente la Juventus di Thiago Motta. «Quando Thiago Motta era al Bologna sono andato a vederlo e lì ha ottenuto risultati importanti, alla Juventus forse ancora non ha trovato gli equilibri giusti. Fa un calcio relazionale ma gli altri lo sgamano un po’ ed è per questo che ancora non è riuscito ad ottenere i risultati che si aspettava». Sabato, comunque, lo scudetto passa dallo stadio Maradona dove aspettano il ritorno di “re Luciano” per la sfida Napoli-Inter. «Vado a Napoli? Ci devo pensare. Sarà un duello dove non faranno tanti calcoli perché tutte e due le squadre devono provare a vincerla. Sono due sistemi a confronto, mi incuriosisce vedere chi andrà a prendere i due terzini liberi del Napoli, lo faranno i due centrocampisti dell’Inter o mi devo aspettare che vada il quinto sul giro palla della squadra di Conte. Non lo so... So che verrà fuori una bella partita se non vado me la godrò in televisione, qui da La Rimessa».



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