
Il pilota Alex Innocenti col team Materia Racing con cui ha partecipato alla Sei Ore di Spa-Francorchamps, gara per normodotati che si disputa in Belgio - Coen Vleugels
«Quando sono in sella la disabilità la lascio ai box. Nel momento in cui do gas io sono come gli altri». Così Alex Innocenti, classe 1976, paraplegico, parla di come si sente quando corre in moto. Il toscano, originario di Orbetello, è uno dei piloti italiani in carrozzina con più esperienza. Lui, insieme ai colleghi Lorenzo Picasso e Umberto Troisi nel settembre 2024 ha partecipato alla Sei Ore di Spa-Francorchamps, una gara per normodotati, con il team Materia Racing, il primo formato completamente da piloti disabili, supportato dalla Punto Moto Corse di Arezzo. « L’idea di andare in Belgio - racconta Alex- era nata un anno prima. Umberto e io abbiamo corso, insieme a Luca Scassa, già pilota di Superbike e Superstock (con cinque gare anche in MotoGP nel 2013), una competizione di durata sul circuito di Cremona. Era stata un’esperienza nuova e formativa per tutti e tre. Per me e Umberto, che abbiamo due disabilità diverse (Umberto ha perso l’uso della gamba a seguito di una malattia, ndr), perché è comunque una corsa di tre ore, per Luca perché ha gareggiato con le nostre moto, dovendosi adattare oltre che al circuito alle caratteristiche dei nostri mezzi». Dopo le buone sensazioni Alex e Umberto, insieme a Lorenzo Picasso, quest’ultimo secondo all’Europeo ‘24 nella classe 1000cc, decidono di andare in Belgio, a Spa-Francorchamps, in uno dei templi del motorsport. « Abbiamo scelto la Sei Ore- dice - perché è una gara dura, su un circuito impegnativo ma fattibile. Siamo partiti con grandi aspettative e la cosa più bella è stata che, dopo la riunione iniziale in cui ci hanno studiato un po’, siamo stati trattati come gli altri». In pista la gara è stata più che positiva. « In qualifica, dove bisogna fare tre giri sotto il tempo massimo - racconta Alex che ha gareggiato sui diversi circuiti europei come Jerez de la Frontera o Magny-Cours - abbiamo scelto di non forzare, finendo 62esimi su 72 team. In gara siamo stati la squadra che ha recuperato più posizioni di tutte, finendo 32esimi, 18esimi nella nostra categoria». L’esperienza di Spa è stata una tappa di un percorso, quello di Innocenti, fatto di sacrifici e soprattutto di passione per le due ruote. « A casa mia non c’era nessuno che andasse in moto - spiega - io fin da bambino sono però stato attirato dalle moto, dal loro rombo. Mi fermavo a guardarle quando le vedevo per strada. Da adolescente con le mance che mi davano i miei genitori invece di andare a comprarmi un gelato spesso andavo a comprare le riviste specializzate. Mi piaceva il mezzo molto più che la velocità». «Guidare? - afferma Alex - ho cominciato con i motorini, spesso chiedevo ai miei amici di farmi guidare le loro moto. Per paradosso la prima vera moto che ho avuto è stata quella con cui a 23 anni ho avuto l’incidente che mi ha reso paraplegico». Da quel giorno di settembre del 1999 per 17 anni il pilota toscano non è più risalito in sella. « Ho ricominciato nel 2016- ricorda il toscano di Orbetello - ma la lampadina mi si era accesa qualche tempo prima. Mi avevano fatto vedere il video di un ragazzo francese, che peraltro ho poi affrontato in pista e avevo letto un articolo in cui si parlava di motociclisti disabili, anche se c’erano persone in carrozzina. A spingermi fu soprattutto mia moglie che mi sentiva sempre parlare di motori. Ad un certo punto mi ha detto: se non lo fai adesso». Poi il suo inizio. « La mia prima volta è stato sul circuito di Cremona - ricorda era una Honda ed è stata una sensazione bellissima. Ho capito subito che mi sarebbe piaciuto. Neanche un anno dopo debuttavo in gara al Red Bull Ring in Austria ». Alex comincia un percorso in sella a mezzi che si evolvono continuamente. « Le nostre sono delle moto da strada – spiega Alex - a cui sono apportati degli accorgimenti per consentirci di guidare.
Ad esempio gli attacchi sono magnetici, i comandi sono sul manubrio e ci sono delle cinghie che servono per tenere ferme le gambe». « Le specifiche aggiunge il toscano sorridendo sono il frutto di prove, tentativi e pure di qualche caduta». Oltre all’attività agonistica, che l’ha portato a correre a livello nazionale e internazionale, con la partecipazione ad esempio alla European Handy Bridgestone Cup Championship, il campionato europeo per piloti disabili, articolato su tre appuntamenti a stagione (con due gare ciascuno) Alex è impegnato con Di.Di, l’Associazione Diversamente Disabili, fondata nel 2013 da Emiliano Malagoli e Chiara Valentini e che ha come obiettivo quello di avvicinare o riavvicinare alle due ruote le persone con disabilità. « Mi occupo delle attività di educazione stradale - racconta - e la mia storia, il fatto di essere in carrozzina ma di non demonizzare la moto, fa sì che gli studenti mi ascoltino incuriositi». « Due volte l’anno - aggiunge - sono uno degli istruttori dei corsi di guida per piloti disabili sul circuito “Tazio Nuvolari” vicino a Pavia». Un lavoro quello di istruttore che è molto faticoso ma che dà grandi soddisfazioni ad Alex. « È bellissimo vedere le facce dei corsisti - spiega - molti di loro hanno un passato da motociclista. All’inizio sono un po’ agitati, ma poi a fine giornata sono stanchi ma felici». Corsi di guida intensivi con un programma fitto. «Generalmente io e gli altri istruttori arriviamo il giorno prima per preparare i materiali racconta Alex - Dopo l’arrivo al circuito i piloti vengono divisi a seconda del tipo di disabilità (agli arti inferiori, superiori o paraplegia, n) e c’è una riunione in cui vengono spiegati tutti gli dettagli della giornata». « Dopo c’è la vestizione e un primo percorso con coni e birilli nel paddockaggiunge - poi a seconda delle abilità iniziano i giri in pista che si alternano a dei momenti in cui insieme agli istruttori si fa il punto sulle traiettorie e su eventuali cose da migliorare». Tra corsi e gare Alex Innocenti sta già programmando il futuro. «Oltre ai corsi - conclude il pilota toscano- farò il campionato italiano e spero nelle wild card per le gare internazionali». Sempre lasciando la disabilità ai box.