sabato 29 settembre 2018
Mary de Rachewiltz, figlia del grande poeta americano, dialoga con Alessandro Rivali in un libro che ripercorre la struttura dei «Cantos» rivelando nuovi particolari della visione religiosa
Papà Ezra. Uno scatto che ritrae il poeta americano Ezra Pound assieme alla figlia Mary de Rachewiltz

Papà Ezra. Uno scatto che ritrae il poeta americano Ezra Pound assieme alla figlia Mary de Rachewiltz

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Qual era il Dio di Pound?
Mary de Rachewiltz: «Non l’ho mai visto pregare in senso stretto, recitando, per esempio il Padre nostro o l’Ave Maria, ma diceva che, se avesse potuto scegliersi i propri santi, non gli sarebbe dispiaciuto essere cattolico. Quando venne ricoverato a Genova per un attacco di appendicite, una suora, compilando i moduli per l’accettazione, gli chiese a quale religione appartenesse: lui si disse confuciano; la suora, anche lei immortalata negli scritti di mio padre, commentò: Xe tuto una religion».

Alla fine dei CantosPound scrisse un verso molto significativo: «Oh Dio di tutti gli uomini, nessuno escluso».
«La famiglia di Pound era protestante e quacchera e lui stesso, da piccolo, aiutava il padre Homer dando lezioni di catechismo in una chiesa evangelica presbiteriana vicino a Filadelfia: era una delle cosiddette “Sunday School”, scuole gratuite dove forse si distribuiva anche un piatto di minestra. Istruiva i bambini figli di immigrati che all’inizio del Novecento erano così numerosi: italiani, irlandesi, ebrei, e così via. Quando era studente all’Hamilton College, ogni mattina doveva ascoltare la predica del presideteologo. Nelle lettere ai genitori possiamo ritrovare uno spaccato molto interessante dei suoi commenti e delle sue riflessioni sulla religione. Diceva, infatti: “Oggi ha tenuto una buona predica”; “Oggi non era interessante” e così via. Alcune volte venne rimproverato e sanzionato per le assenze alle prediche».

Cosa pensava lui del Paradiso cattolico?
«Che non se ne sa nulla. Per questo canzonava Eliot a proposito della sua paura della vita dopo la morte. Pound proprio non ci pensava alla vita dopo la morte, né se ne preoccupava. Ecco perché non si può parlare di un Pound cattolico. I Cantos hanno come perno la Costituzione americana e l’assioma che ciascuno è uguale, ma siamo tutti uguali nella nostra diversità. Neanche una formica è uguale all’altra. Tutti viaggiamo in direzioni diverse: bisogna quindi interpretare questa uguaglianza. È anche vero che ognuno ha diritto alla ricerca della felicità, ma la libertà di ognuno finisce dove inizia quella di un altro, quindi good manners. Nel suo “Paradiso”, alla fine, è questa la cosa importante: la cortesia, il rispetto reciproco, il rispetto l’uno dell’altro e il rispetto di Dio nell’accettare l’incognita. Pound faceva fatica a trovare persone degne di essere accolte nel suo “Paradiso”. Ci mise Mozart, la musica, Linneo che osserva la natura e dà il giusto nome alle piante, poi Agassiz, lo scienziato che studiava anche i pesci, e Ovidio. Non mise nessun contemporaneo. Non ha incontrato santi sulla via. Di mia madre lodò il coraggio, che è indubbia-mente una grande virtù, ma non sappiamo se il coraggio porti direttamente al Paradiso. Di Dorothy [Shakespear, moglie di Pound, ndr] disse che era un fiore che si rifletteva in lui, ma che allo stesso tempo era egoista: «Come fiori rispecchiati / vivono, una luce lunare. / Senz’affetti possessivi, ma / (come Chu ritiene) e- goisti lo stesso»; di me disse: «Per me nulla. / Ma che la pargoletta / vada in pace nella sua basilica, / Ov’è quasi solida la luce». Forse sperava che io restassi nella Chiesa; ma non mise nessuno della sua famiglia in Paradiso. Se si considera tutta la famiglia, era contento; ma per meritare il Paradiso bisogna aver fatto qualcosa di veramente grande. Chi si ritiene degno del Paradiso è già perduto. Sperava in queste cose: nella scienza, nella natura e nella grande poesia. Ovidio era un grande poeta, il poeta della continua metamorfosi, che certo non corrisponde alla teologia cattolica».

E se volessimo cercare il tema del Paradiso nei Cantos? «Si potrebbe partire allora dal Canto XVII: “Sì che dalle mie dita pullulano le viti / E le api cariche di polline / si muovono grevi fra i tralci: cirr – cirr – cirr-rikk rumor di fusa, / E gli uccelli assonnati tra i rami. ZAGREUS! IO ZAGREUS! / Luce primaia in cielo / E le città incastonate nei colli, La dea dalle belle ginocchia si muove” ».

Quali libri consiglierebbe a chi si avvicina per la prima volta a Pound?
«Se i Cantos intimoriscono per la loro mole, si potrebbe partire dalle poesie giovanili. È interessante notare come Grace Before Song, la prima poesia contenuta in A Lume Spento, sia una preghiera: “Dio Signore dei cieli che con la vostra opera misericordiosa / alternate il rotolo delle preghiere della notte e della luce / L’eternità vi appartiene, e nella cui visione / i nostri giorni sono come gocce di pioggia che cadono nei fiotti del mare, / luminosi come gocce bianche su un mare plumbeo / esaudisci la mia poesia / fa’ che il mio canto per questa grigia gente sia / come gocce sognanti brillanti cadenti che catturano il sole, / Specchi evanescenti e opalini / racchiudono tutto lo splendore, / così, nelle mie poesie audaci, cercate una morte come questa”. È una poesia che invoca gioia per il genere umano. Pound era interessato alla religione fin dagli anni giovanili, anche se certo non era il tipico cattolico o protestante ortodosso: era un uomo che rispettava Dio, cui non c’era neanche bisogno di dare un nome particolare. Occorre pregare prima di iniziare a cantare, e un poeta è anche un po’ sacerdote. Lui sentiva questa missione. Per questo apprezzò così tanto quando a Rapallo un giovane fruttivendolo gli disse: “Anche a me piacerebbe scrivere qualcosa, ma bisogna essere portati”».

Per gentile concessione dell’editore © 2018 Mondadori Libri S.p.A., Milano


Un viaggio nel paradiso del poeta
È previsto in uscita martedì 2 ottobre, per Mondadori, il libro di Alessandro Rivali "Ho cercato di scrivere paradiso. Ezra Pound nelle parole della figlia: conversazioni con Mary de Rachewiltz" (pagine 240, euro 19), di cui proponiamo qui sopra uno stralcio. Una rilettura della vita e dell’opera dell’autore americano che primo e unico ha tentato di ridisegnare una "Divina Commedia" per il nostro tempo. Un originale talento poetico che ancora oggi non riesce a liberarsi da fantasmi e logori luoghi comuni che impediscono di toccare il cuore dei suoi versi e della sua umanità. Ne emerge una sorta di avvincente romanzo familiare seguendo l’ultimo periodo di vita dello scrittore, impegnato nella stesura del "Paradiso" che, come per Dante, è l’ultima parte del suo ambizioso progetto poetico.

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