
L’azzurra Alba De Silvestro in gara - Fisi
Per raggiungere il traguardo olimpico lo sci alpinismo ha cambiato faccia. Ai Giochi invernali 2026 non ci sarà traccia delle epiche gesta di squadra del Trofeo Mezzalama, oppure della fatica di coppia del Pierra Menta. Tra un anno nel tratto conclusivo della pista Stelvio di Bormio andranno in scena una competizione singola di poco più di 3 minuti e una staffetta a coppie miste. « È come se un maratoneta dopo aver gareggiato una vita sui 42 chilometri, sia costretto a diventare un velocista perché alle Olimpiadi c’è solo la prova sui 100 metri ». Paragone, firmato Alba De Silvestro, che rende bene l’idea su come la tradizione e la storia abbiano nulla a che fare con quanto accadrà a Milano-Cortina, eppure per accomodarsi attorno alla tavola con i cinque cerchi non c’erano altre alternative. Prendere o lasciare. « È stato meglio prendere, perché adesso siamo dentro il calderone e potremmo farci valere. Essendo uno sport sconosciuto e di nicchia abbiamo bisogno di visibilità. L’obiettivo sarà quello di confermarsi nel programma anche nelle prossime edizioni e in quel caso cercare di allargare la presenza anche alla prova individuale, che rappresenta il vero alpinismo».
Parole ancora una volta dell’azzurra De Silvestro, ventinovenne bellunese di nascita, ma valtellinese di adozione e residenza, che sulla sprint ha le idee chiare: « È una gara che snatura l’alpinismo ma, ribadisco, adesso va sfruttata al meglio, perché deve essere una vetrina per farci conoscere. La nostra presenza consentirà ai Giochi di porre l’accento su una disciplina ecologica e sostenibile ». Due volte vincitrice del Trofeo Mezzalama, la classica per antonomasia dell’alpinismo da Cervinia a Gressoney (« Nel 2019 con le francesi Axelle Gachet-Mollaret e Lorna Bonnel, nel 2023 insieme alle italiane Giulia Murada e Giulia Compagnoni »), dal 2017 è tesserata per l’Esercito. « L’alpinismo nasce in un ambiente per definizione non sicuro, perciò le gare storiche si disputano a squadre, per evitare che qualcuno si avventuri da solo per cinque o sei ore. Il tentativo di portarlo in un ambiente più sicuro ha consentito di arrivare andiscapito a gare a portata di tv ». Infatti ai Mondiali, agli Europei e in Coppa del mondo si gareggia su quattro format diversi. « L’individuale comprende più salite e più discese inframmezzate da pezzi a piedi e dura circa un’ora e mezza, in ambiente naturale, fuori dalle piste. La sprint è la competizione breve di circa tre minuti e mezzo, nella quale la tecnica si perde a della velocità. La vertical è una gara di sola salita tra i 400 e i 700 metri contro il cronometro, mentre la gara a coppie è una prova in cui si gareggia in due per oltre due ore».
Nata all’ospedale di San Candido nel 1995, cresciuta a Comelico Superiore, un comune sparso di poco più di duemila anime in provincia di Belluno, Alba ha cominciato la carriera deche dicandosi allo sci alpino: « In discesa non ero un granché, perciò non sono riuscita ad arrivare alle squadre nazionali. D’estate per questioni logistiche svolgevo la preparazione insieme ai fondisti e quindi ho scoperto le gare di distanza a piedi». La corsa in montagna è così diventata più che una passione, tanto da vestire la maglia azzurra agli Europei e ai Mondiali del 2013 e del 2014. « Non volevo lasciare la neve e quindi ho esplorato l’alpinismo, che mette insieme la corsa in montagna, poiché bisogna affrontare le salite con gli sci ai piedi, e lo sci alpino, perché nei percorsi sono previste anche le discese verso valle». Avviatasi per scommessa, la sua avventura nello sci alpinismo non ha avuto più fine. Cominciando con le medaglie ai Mondiali juniores 2013 e 2015, passando per i podi ai Mondiali 2017, 2019, 2021 e 2023. Nelle ultime sei rassegne iridate a cui ha preso parte De Silvestro si è sempre messa al collo un pezzo di metallo. « Ho collezionato tutti i colori, ma i risultati di cui vado più fiera nel circuito di Coppa del mondo sono stati i piazzamenti nelle classifiche generali. Nella passata stagione sono stata seconda nella vertical e terza nella generale. Visto che quest’anno, avendo saltato due tappe, ormai non ho più possibilità di podio, punterò tutto sui Mondiali in programma a Morgins in Svizzera da domenica 2 a sabato 8 marzo».
La sua stagione era partita col quarto posto nel vertical di Courchevel, poi dopo essere stata privata della tappa in Azerbaigian per la rinuncia della squadra azzurra alla trasferta, è stata ancora quarta nell’individuale di Andorra, per poi saltare la tappa spagnola per problemi di salute. «Adesso mi sono ripresa, ma dal week-end di Bormio del 22 e 23 febbraio non mi aspetto tanto, perché la sprint non è nelle mie corde. In chiave olimpica darò tutto per esserci nella staffetta mista, nella quale in Coppa del mondo ho vinto due volte gareggiando insieme a mio marito, Michele Boscacci». Entrambi sono a caccia della qualificazione, nella speranza che il prossimo anno possano giocarsi le chance a cinque cerchi a due passi da casa. «Viviamo in Valtellina ad Albosaggia, il paese di Michele, dove ci dilettiamo molto nell’agricoltura. A me piace fare il miele, a lui badare alle mucche nella stalla. Non sappiamo comunque se riusciremo a gareggiare insieme ai Giochi, perché tutto dipenderà dalle scelte dei tecnici». Il problema più grande è potersi allenarsi regolarmente. « La preparazione va avanti a periodi. In Italia è proibito fare sci alpinismo sulle piste, le quali sono dedicate esclusivamente alle discese. Non è facile neanche trovare comprensori con percorsi alternativi innevati, pertanto molto spesso vado a Diavolezza in Svizzera. Diverso è il discorso in estate, quando la preparazione a secco è per lo più basata sulla corsa in montagna, mentre per la parte sugli sci si va sui ghiacciai». Tornando alle Olimpiadi, alla fine resta l’amaro in bocca: « Mi dispiace che non ci siano le mie prove preferite, ma darò tutto per esserci nella staffetta». Alla caccia della qualificazione insieme al consorte.