sabato 29 ottobre 2022
Prima donna a capo di un centro spaziale europeo, all’Esa di Frascati vigila sull’ambiente coi "cannocchiali" che stazionano in cielo. «La Terra? Certamente non scoppia di salute»
La terra vista dal satellite

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«La Terra? Certamente non scoppia di salute, e sono i satelliti a confermarlo. Ma saranno sempre i satelliti a contribuire per cercare di risolvere i problemi ambientali che attanagliano il nostro bel pianeta». Lo afferma Simonetta Cheli, che da circa un anno è capo dello stabilimento del Centro spaziale dell’Esa (Agenzia spaziale europea) in Italia, l’Esrin, che ha sede a Frascati, alle porte di Roma. Cheli è l’italiana che guida uno dei più importanti centri al mondo dedicati all’osservazione della Terra dallo spazio, ed è la prima donna a capo di un centro spaziale europeo. Originaria di Siena, ha studiato economia e poi lavorato alla cooperazione internazionale, con una tesi sui primi trattati di diritto spaziale e per le telecomunicazioni. È laureata in Diritto internazionale e ha studiato all’Università americana di Yale. In seguito, si è diplomata a Parigi in studi avanzati al Centro di Studi diplomatici e strategici. È entrata all’Esa nel 1988 nel team delle Relazioni internazionali.

Nel 1999 è arrivata al centro Esa-Esrin presso l’ufficio coordinamento del direttorato dei programmi di osservazione della Terra. Con un gran lavoro svolto in circa trent’anni, ora è promossa a capo del centro spaziale: «Un centro spaziale che è cresciuto molto nell’ultimo ventennio – dice – e che ora si appresta ad affrontare nuove ed importanti sfide. L’Italia e più in generale l’Europa sono sempre stati molto attenti alla salvaguardia dell’ambiente del nostro pianeta dallo spazio. Se molti anni fa avevamo solo tre satelliti in orbita per questi scopi, ora ne abbiamo 15 che sono operativi. E ne abbiamo in programma altri 41. Al centro Esa-Esrin riceviamo una grande mole di dati e immagini, che sono poi distribuite gratuitamente non solo agli scienziati e a utilizzatori vari, ma anche a privati».

Simonetta Cheli, capo del centro spaziale Esrin a Frascati

Simonetta Cheli, capo del centro spaziale Esrin a Frascati - / Esa

L’Esa-Esrin è il Centro Spaziale dedicato a ottenere immagini e dati dai satelliti detti “ambientali”, o per il telerilevamento, poiché studiano il nostro pianeta con i loro occhi elettronici per salvaguardare l’ambiente, e per fornire supporto alla protezione civile in caso di disastri naturali. Fondato nel 1966 è uno dei sei centri dell’Esa. Agisce in cooperazione stretta con coloro che usufruiscono dei servizi, con l’Unione Europea, la Protezione civile e i ministeri per l’Ambiente e l’Agricoltura. Dallo spazio infatti è possibile comprendere quali siano le colture maggiormente adatte per poi produrre cibi sani. Ed è possibile controllare l’inquinamento dei mari e degli oceani, e intervenire prontamente laddove vi fossero situazioni critiche. Inoltre promuove iniziative didattiche per le scuole e le università. « È stato come realizzare un sogno quello di guidare il centro Esa-Esrin – aggiunge Cheli – che si occupa proprio di controllare il nostro pianeta dal punto di vista del clima, dell’atmosfera, delle vegetazioni, mari e oceani. E i satelliti, dallo spazio, sono importanti, perché compiono un lavoro prezioso, che non sarebbe possibile con altri sistemi. Un po’ come le previsioni del tempo, che conosciamo sempre più in anticipo e in dettaglio grazie ai satelliti meteorologici».

Lo stabilimento del centro spaziale conta più di 900 dipendenti e oltre all’osservazione della Terra si occupa del programma del piccolo lanciatore Vega-C e del progetto della futura navetta spaziale Space Rider. « Non solo, ma guardiamo oltre, nel nostro sistema solare, occupandoci del controllo di asteroidi potenzialmente pericolosi. Inoltre ho la direzione per l’osservazione della Terra dell’Esa, con circa 800 dipendenti su cinque siti», spiega Cheli. I satelliti – prosegue – «ci stanno informando, e anche confermando, quelli che sono i problemi ambientali del nostro pianeta: inondazioni, deforestazione, scioglimento dei ghiacci. Il livello del mare si alzerà di alcuni millimetri di media nei prossimi decenni, e la temperatura del pianeta di 2 gradi e mezzo per fine secolo. Ed è molto. Questo è dovuto allo scioglimento dei ghiacciai e all’effetto serra ». I dati raccolti dai satelliti dicono che dal 1961 al 2016 si sono sciolti 9 trilioni di tonnellate di ghiacci. «Gli impatti recenti li abbiamo visti, come nel caso della Marmolada. E i satelliti forniscono un importante contributo, oltre che di controllo ambientale, per poter sopperire alle problematiche». Un esempio? «Quello del buco nell’ozono, con allarme lanciato dai satelliti, compreso il nostro Envisat, per poi prendere tutte le misure necessarie per risolvere il problema. E ci siamo riusciti. Questa è la strada da intraprendere».

Progetti futuri? «Confermare ed ampliare i nostri programmi, non solo in ambito governativo, ma anche con le compagnie private del settore spazio e telerilevamento, in ambito della nuova space economy. E poi riportare ancora il centro spaziale ad essere un centro non solo per addetti ai lavori ma anche per il pubblico: alla recente “Notte dei ricercatori” abbiamo avuto 2.000 visitatori e quindi siamo tornati ai livelli precedenti la pandemia. Finora abbiamo ospitato 50.000 visitatori, che possono toccare con mano come Europa e Italia affrontano, con le tecnologie spaziali, i grandi problemi della Terra, con un occhio attento anche al futuro dell’esplorazione dello spazio”.

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