
I Baustelle pubblicano il nuovo album "El Galactico" - Foto di Luca Angelini
«I Baustelle celebrano i 25 anni di carriera. Sono tanti, cinque volte l’esistenza dei Beatles. Ma in fondo non è cambiato niente, soprattutto nel nostro modo di approcciarci alla musica». Francesco Bianconi, anima del gruppo toscano che è pronto a pubblicare il 4 aprile il nuovo album di inediti El Galactico, traccia un bilancio della storia dei Baustelle, da quel primo album pubblicato nel 2000. «Da allora noi non siamo cambiati, ma ci siamo accorti che è cambiato profondamente il mondo intorno a noi nel frattempo. E sentiamo più di prima il pericolo di non essere capiti. Sposo, però, la teoria di Rick Rubin che ha scritto: il pubblico è fatto per non essere tenuto in considerazione dal punto di vista della creazione. E così vado avanti con il rischio di non essere capito. Non semplifico la mia musica, non mi adatto al pubblico», rivendica Bianconi. Insomma, fedeli alla linea sempre, come direbbero i CCCP. E pure il loro nuovo album propone quel mix fra intelligenza, impegno e sonorità sempre innovative, unite al carisma del frontman Bianconi, che riesce sempre a fotografare l’attualità dei tempi.
Insieme a Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, hanno così dato vita a El Galactico (a due anni dall'uscita di Elvis, dal marcato tratto rock), un disco ispirato alla California degli anni Sessanta che rappresenta una nuova esplorazione sonora per la band. Che parte “on the road” per un viaggio nel folk-rock del passato per reintepretarlo in modo contemporaneo. «Il disco è nato dal titolo, da un'insegna luminosa al neon nel buio di una notte solitaria a Milano - racconta il cantautore -, che è stato il nostro faro durante la scrittura dei pezzi. Galactico faceva pensare a un bar che poteva essere lì o anche in Messico. La mia immaginazione si è allargata fino ad arrivare alla California, a quella degli anni Sessanta, particolare creativa e produttiva con band e artisti caratterizzati da un suono particolare. C'erano i Byrds, i Buffalo Springfield, i Beach Boys. Galactico mi è sembrato un buon titolo, un buon indicatore di questo mondo musicale e che potesse essere preso dai Baustelle e trasformato in carattere da potere dare al nostro disco».
Un disco ricco di armonie vocali, di chitarre e organi Hammond, di musicalità dorate e ottimiste in contrapposizione alla visione critica dei testi sulla nostra attualità «perché il presente è carico di spunti, anche drammatici» dicono. Come quello della dolente ballata Una storia che racconta un fatto di cronaca nera, ripreso sui social, dal punto di vista della vittima. «La violenza è qualcosa che ormai vediamo succedere di frequente. Come fosse parte integrante dell'essere ragazzi oggi. Il compito di noi artisti è scrivere canzoni che intercettino ciò che succede nella realtà, tutto il resto viene da sé», aggiunge ancora Bianconi, che ha scritto anche una canzone su Moana Pozzi (Filosofia di Moana), immaginata sul letto di morte, «che diventa simbolo della bellezza nell’era della mercificazione della bellezza». Mentre Spogliami è «una canzone sulla purificazione: mi rendo conto di quanto un po’ in tutto il disco sia ricorrente un desiderio di disintossicazione da una qualche forma di inquinamento - aggiunge Bianconi - . Siamo iper-stimolati, bombardati da comunicazione oramai solo retorica». Stupisce Canzone verde / Amore tossico un pezzo politico «sulla crisi ambientale ma anche sulla retorica del discorso ambientalista nato in risposta alla crisi e questa è una canzone sul quanto in questo Paese dal dopoguerra abbiano governato i vecchi, e come questi vecchi per egoismo non abbiano saputo abdicare, e di conseguenza formare i giovani» affermano seri. Giovani perduti e manovrati dai social ne L’arte di lasciare andare, ma c’è anche speranza nella lennoniana Giulia, come stai, che invita “a non avere paura mai”. Delicato e commovente l’elogio de La nebbia capace di nascondere gli orrori della realtà, una ballad pianoforte e voce con l’orchestra arrangiata in maniera hollywoodiana. La chiusura non poteva che essere un pezzo strumentale psichedelico degno di un film degli anni 60, Non è una fine.
Per celebrare il mezzo secolo di attività, i “resistenti” Baustelle hanno immaginato El Galactico Festival, l’1 e 2 giugno a Firenze. «Ci siamo inventati un festival che celebra la nostra voglia di dimostrare che c’è musica e musica. Il nostro è una sorta di intento politico per far vedere che c’è altro oltre il macrogenere in voga che parla sempre e solo delle stesse cose e va in un’unica direzione. Vogliamo far vedere che c'è una musica diversa, che la varietà è possibile. Oggi la musica è pensata in termini di rapina e predazione con il fine di ottenere soldi e successo: questo produce un incanalamento verso un unico genere, che abbraccia pop, rap, trap, imposto dal sistema». In estate i Baustelle saranno in tour per dieci date, a partire dal 24 giugno da Bologna.
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