
L’opera "Love Difference" di Michelangelo Pistoletto, durante il discorso di presentazione dell’artista. In primo piano, "Walking Man" di Alberto Giacometti - Avvenire
Un’opera concepita in Italia con il titolo Love difference. Un’opera donata a un’organizzazione internazionale simbolo della cooperazione per la pace come l’Unesco, lanciando a Parigi, da artista impegnato, questo messaggio: «Gli esseri umani sono tutti diversi dalle bestie. Siamo animali, ma non bestie. Dobbiamo mostrare che viviamo oggi un momento di cambiamento del clima culturale, in modo che l’uomo non divori più l’uomo. Basta». In una fase di incertezze per il multilateralismo, la lezione è giunta dal maestro italiano Michelangelo Pistoletto, che ha donato la propria "opera-specchio" in presenza di numerose autorità diplomatiche.
Una collocazione di grande prestigio è stata riservata a Love difference: lo spazio, al pianterreno, esattamente all’intersezione fra i due grandi assi e corridoi di circolazione dell’edificio dell’organizzazione internazionale. Così da ritrovarsi in dialogo serrato con un capolavoro già protagonista assoluto delle collezioni esposte: una grande scultura di Alberto Giacometti della serie Uomo che cammina.
«Cos’è la guerra? È prendere qualcuno che non è della tua civiltà, o del tuo stesso colore della pelle, o con la tua stessa educazione, prenderlo per usarlo, nel tentativo di divenire una persona più importante e più grande», ha lanciato a braccio Pistoletto, classe 1933, con una lucidità e verve che hanno impressionato e commosso i presenti, soprattutto quando il maestro si è persino concesso qualche agile passo di danza beneaugurante, al termine del suo intervento.
Un messaggio strutturato, incisivo, di un’attualità bruciante: «Dovremmo tornare oggi allo spirito originario dell’evoluzione umana. Siamo riusciti a realizzare cose incredibili, fino agli ultimi odierni sviluppi dell’intelligenza artificiale, nel quadro di una sorta di cervello generale che ci unisce tutti. Un cervello che include tutti i nostri cervelli, dando a ciascuno una responsabilità incredibile. Eppure, ci abita ancora il pensiero di uccidere altri esseri umani. Viviamo in questa situazione».
S’impone dunque l’obbligo di prevenire ogni nuovo conflitto: «La guerra è fratricida. Ecco tutto. Non c’è una guerra migliore di un’altra. Occorre un’unica legge di base: non uccidere un altro essere umano. Ecco da dove partire».
Poi, colui che è quest’anno candidato al Nobel per la Pace, anche grazie all’opera esemplare compiuta a Biella dalla Fondazione Pistoletto - Cittadellarte, ha spiegato la genesi dell’opera offerta, che rappresenta quattro individui di diversa origine in interazione fra loro, a ridosso di uno specchio che riflette le immagini degli osservatori: «Quando ho trasformato la tela in uno specchio, ho visto che tutti erano con me. Il mio ritratto era quello di tutti e allora tutti sono divenuti coautori del mio lavoro. In quest’opera, siamo tutti autori, siamo tutti degli attori, come nel grande teatro della vita mondiale. Non solo oggi, ma sempre. Queste quattro persone sono persone della vita quotidiana, siamo noi».
Quasi interamente di spalle, una donna reca il simbolo del ‘Terzo Paradiso’, ormai paradigmatico nell’impegno per la pace continuamente rinnovato dall’artista. Un simbolo di cui Pistoletto ha voluto ricordare il senso: «Ciascuno di noi è al contempo negativo e positivo. Il simbolo che vedete sulla schiena di quella donna è il simbolo della pace. Questo simbolo delinea tre cerchi. In uno di quelli estremi e contrari, vi è il positivo, nell’altro il negativo, ovvero le possibilità di essere dei geni, o dei mostri. Tutti abbiamo una dimensione mostruosa e di virtù. Per questo, il cerchio centrale è invece quello in cui si decide cosa fare, in modo da cercare un possibile equilibrio e un’armonia. Questa formula ci dice che dobbiamo saper giocare a partire dai due poli opposti. Per essere felici, come nel caso dei bambini, occorre essere almeno in due a giocare. Proprio in questo cerchio centrale. Alla guerra? No, alla pace».
All’inaugurazione, ha partecipato la francese Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, che ha lanciato: «Abbiamo oggi un reale bisogno di questo dialogo fra le arti e la diplomazia. Siamo davanti ai vicoli ciechi della diplomazia e al ritorno della forza dei conflitti. Ma vi sono alcuni linguaggi che permangono e funzionano in modo universale: quello delle arti, in cui possiamo riconoscerci tutti, ciascuno con le proprie differenze, e pure il linguaggio delle scienze, che deve essere anch’esso difeso».
Promotore principale dell’evento, l’ambasciatore Liborio Stellino, a capo della Rappresentanza dell’Italia presso l’Unesco, ha anche ricordato le ragioni della candidatura di Pistoletto per il Nobel, trattandosi di un artista che concepisce «l’arte come uno strumento chiave per prevenire i conflitti e come una forza motrice per un cambiamento positivo e radicale nella società, un prerequisito per un mondo di pace e giustizia sociale».
Fra le personalità che si sono più investite, pure l’ex ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, oggi a capo all’Unesco del settore dell’Educazione, che ha dichiarato ad Avvenire: «La donazione di quest’opera straordinaria, che cambia la prospettiva della sala d’ingresso, avviene in un momento particolarmente importante, in cui il mondo sta cambiando rapidamente anche a livello geopolitico. Così, all’Unesco, che ha la pace al centro del proprio mandato, occorre ribadire questi valori e questo tipo di azioni».
Era un partner privilegiato dell’evento pure la Galleria Continua, rappresentata da uno dei suoi cofondatori, Lorenzo Fiaschi: «Michelangelo ha questo dono di condividere e di collaborare, come mostra l’esempio di Cittadellarte, all’insegna di una collaborazione totale. Con lui, siamo in completa connessione, anche perché alla Galleria cerchiamo ogni giorno continuamente di tessere nuove relazioni e costruire ponti».