
Willem Dafoe davanti alla pala di Rubens a Brera - undefined
Una breve composizione dedicata a Giuda, il traditore per eccellenza, il personaggio che ruba la scena a Gesù e agli altri apostoli nell’Ultima cena di Pieter Paul Rubens conservata a Brera. In vista di Pasqua, la direzione del museo milanese ha invitato Willem Dafoe a leggere una poesia di Gabriele Tinti, scrittore e critico, dedicata al capolavoro del pittore barocco. Il video, intitolato Giuda. Ultima cena, sarà disponibile a partire da oggi sul canale YouTube di Brera e sul sito ufficiale della pinacoteca: http://pinacotecabrera.org/news/willem-dafoe-legge-giuda-di-gabriele-tinti/
La performance del celebre attore americano - che nel 1988 aveva interpretato Gesù nel controverso film L’ultima tentazione di Cristo diretto da Martin Scorsese - è stata filmata nella sala 18 della pinacoteca, proprio davanti al Laboratorio trasparente di restauro dove sarà avviato un importante intervento conservativo sul dipinto, sostenuto da PwC Italia. Questo progetto di letture attorno ai capolavori del passato è nato dalla constatazione che oggi il visitatore medio passa pochissimo tempo – al massimo una trentina di secondi – di fronte a un’opera d’arte. L’obiettivo del progetto è invece di stimolare la riflessione e magari di invitare ad una maggiore concentrazione, unendo la poesia all’arte visiva. E il capolavoro di Rubens che ha ispirato il reading si presta benissimo a questo intento, grazie alla potenza della sua messa in scena.
A differenza dei tipici Cenacoli - dove la visione della tavola è frontale, con Gesù raffigurato al centro mentre benedice il pane e sta per annunciare il tradimento, e gli apostoli divisi in due gruppi laterali - qui Rubens trasforma il traditore nel vero protagonista. È lui la figura centrale in primo piano, ma soprattutto l’unica che guarda diretta l’osservatore, mentre ai suoi piedi un cane rosicchia un osso, a simboleggiare l’avidità che contraddistingue il personaggio. Nel dipinto (realizzato nel 1631 per la cattedrale di Malines in Belgio, e giunto a Milano nel 1813) Giuda si ritrae nell’ombra, diverso dagli altri apostoli in quanto non ha voluto accogliere la luce della grazia. Non ha voluto o non ha potuto? Nell’elaborare il componimento, Tinti racconta di avere studiato alcuni testi come il vangelo gnostico di Giuda scoperto nel 1978, secondo il quale l’Iscariota non fece quello che voleva, ma sarebbe stato mosso da un disegno superiore: sarebbe stato cioè prescelto in quanto l’unico tra gli apostoli abbastanza forte per tradire il suo maestro e divenire il capro espiatorio. Anche se la negatività di Giuda, nel capolavoro del pittore fiammingo, appare in tutta la sua evidenza.
Questo testo, come altri epigrammi scritti da Tinti, è strutturato come un monologo/confessione, dove la voce potente di Dafoe dà vita a quella di Giuda, esprimendo il dramma di ogni uomo quando si trova separato dal divino, spinto tra speranza e disperazione, illusione e delusione, tenebre e luce.